Salvini prova a fare l’opposizione stando al governo

Con l'astensione sul "decreto riaperture" ha cercato di prendere le distanze da Draghi e Speranza, scombussolando la maggioranza

Il segretario della Lega, Matteo Salvini, Roma, 21 aprile 2021 (ANSA/ MAURIZIO BRAMBATTI)
Il segretario della Lega, Matteo Salvini, Roma, 21 aprile 2021 (ANSA/ MAURIZIO BRAMBATTI)

I tre ministri della Lega si sono astenuti sul voto sul cosiddetto “decreto riaperture” al Consiglio dei ministri di mercoledì, contrari al mantenimento di alcune restrizioni per la pandemia che giudicano eccessive, come il coprifuoco alle 22 e il divieto del servizio al chiuso per bar e ristoranti. La decisione della Lega è arrivata senza preavviso, a quanto è stato ricostruito, e senza molte argomentazioni. Ha provocato un significativo sommovimento dentro alla maggioranza, suscitando secondo diversi retroscena l’irritazione e lo stupore del presidente del Consiglio Mario Draghi.

L’opposizione al decreto del leader della Lega Matteo Salvini è l’ultimo sviluppo di una specie di scontro interno al governo comunicato e alimentato in larga parte dallo stesso Salvini, tra una parte favorevole a maggiori riaperture (la sua) e una che vorrebbe mantenere più restrizioni (che lui identifica con il ministro della Salute Roberto Speranza). La discussione sull’efficacia e l’opportunità del coprifuoco alle 22 è piuttosto trasversale, e include anche posizioni moderate che pur riconoscendo la gravità della situazione epidemica e i rischi delle aperture eccessive pongono l’attenzione sugli effetti negativi di questa misura sul benessere mentale delle persone, e sulla difficoltà di conciliare attività che dovrebbero ripartire – come i concerti – con orari simili. Sono peraltro critici anche altri partiti oltre alla Lega, come Forza Italia e Italia Viva.

Ma le modalità con cui Salvini ha gestito la questione, garantendo prima il sostegno al decreto e poi sfilandosi all’ultimo, sono state interpretate come una strategia per mantenere una connotazione “d’opposizione” pur essendo al governo. L’astensione della Lega nel Cdm, di fatto, non cambia niente concretamente nell’approvazione del decreto, ma politicamente consente a Salvini di prendere un po’ di distanze da Draghi e Speranza.

Che cosa è successo
Il Consiglio dei ministri si è riunito mercoledì 21 aprile, ma è iniziato con un’ora di ritardo perché Mario Draghi, spiega il Correre della Sera, si è chiuso in una pre-riunione con i capi delegazione dei vari partiti di maggioranza. In mattinata, Salvini aveva inviato un messaggio al presidente del Consiglio, chiedendo, come Forza Italia e Italia viva, che il coprifuoco venisse spostato dalle ore 22 alle ore 23. In giornata, il leader della Lega aveva spiegato che l’estensione era sostenuta anche da alcuni presidenti di regione: «Sono le regioni che chiedono di spostare il coprifuoco, non solo io».

Secondo la cronaca riportata oggi dai giornali, prima di entrare in Cdm il ministro dello Sviluppo della Lega Giancarlo Giorgetti avrebbe ricevuto la telefonata di Salvini con la richiesta di non dare il via libera a un testo che era stato però approvato all’unanimità dall’ultima cabina di regia e sul quale Giorgetti stesso aveva garantito il voto a favore del suo partito. Alla fine, i ministri della Lega non hanno votato il decreto sulle riaperture e si sono astenuti.

I giornali scrivono che Giorgetti, non condividendo questo improvviso cambio di posizione, ha fatto mettere a verbale l’astensione della Lega: «Per ragioni che non sto a spiegare, non possiamo votare questo decreto». Salvini ha più tardi commentato che non potevano «votare un decreto che continua a imporre troppi divieti», ma per ridimensionare la presa di distanza dalla maggioranza ha anche precisato di aver parlato più volte «con spirito costruttivo con Draghi» e che Draghi gli ha fatto sapere «che tra 15 giorni ci sarà un nuovo decreto con nuove aperture: bene, lo voteremo».

I commenti
Il Movimento 5 Stelle ha commentato l’astensione della Lega dicendo che è stata messa in discussione l’unità delle loro decisioni e di un governo di unità nazionale. Il Partito Democratico ha a sua volta parlato di «mancanza di serietà e di responsabilità verso il paese e verso il governo Draghi» e in una lettera pubblicata oggi sul Corriere della Sera il segretario Enrico Letta si chiede: «C’è lo spirito giusto per vivere questo passaggio d’epoca superando i particolarismi e rimboccandoci tutti le maniche per l’interesse generale? Ci sono segnali contrastanti, ma io mi auguro ancora di sì. Soprattutto la Lega di Salvini deve decidere una volta per tutte se sta al governo o se sta all’opposizione: stare in entrambi è impossibile, evidentemente».

Draghi, che durante la conferenza stampa della scorsa settimana aveva assicurato che dentro al Consiglio dei ministri «c’è sintonia», avrebbe reagito con irritazione alla decisione di Salvini parlando, secondo Repubblica, di un «precedente grave».

Fratelli d’Italia – alleata della Lega nel centrodestra ma rimasta fuori dalla maggioranza – ha invece apprezzato la decisione dell’astensione al decreto. Il capogruppo di FdI alla Camera Francesco Lollobrigida, ha detto: «Ringrazio i colleghi della Lega che dimostrano la coerenza del centrodestra».

Perché?
Un partito di maggioranza che non vota un provvedimento così importante rischia di destabilizzare un po’ la maggioranza, e supera l’asticella delle normali e quotidiane polemiche e accuse reciproche a cui hanno abituato le coalizioni di governo. In generale, si è cercato di capire la vera intenzione di Salvini: l’ipotesi più drastica è che il segretario della Lega si stia preparando a uscire dall’esecutivo, ma un’altra molto plausibile è che cerchi invece, pur restando in maggioranza, di guadagnare uno spazio politico che Fratelli d’Italia sta via via occupando.

Nei sondaggi la Lega sta calando e la distanza con gli altri primi tre partiti (M5S, PD e FdI) si sta riducendo. L’ultimo sondaggio di Swg per La7 dice che la Lega è al 21,2 per cento dei consensi, il PD al 19,1, il M5S al 18,4 e FdI ha raggiunto il suo massimo storico, il 18 per cento. Il timore per la Lega, scrive Repubblica, sarebbe dunque quello «di non sembrare abbastanza coraggioso davanti a un elettorato che, come testimoniano i sondaggi, in queste settimane sembra premiare di più la linea dell’opposizione sposata da Giorgia Meloni». Proprio ieri sera, la presidente di Fratelli d’Italia ha fatto notare che la conferma del coprifuoco alle 22 dimostra come Salvini faccia parte di un governo dove «sinistra e M5S dettano la linea».

Ci sono poi altre questioni che rendono il posizionamento della Lega poco chiaro, all’interno dell’attuale maggioranza. Nei giorni scorsi, la Lega si era detta d’accordo con la maggioranza sul voto contrario alla mozione di sfiducia di Fratelli d’Italia nei confronti del ministro della Salute Roberto Speranza, che si dovrebbe discutere il 28 aprile. Ieri, il capogruppo al Senato della Lega Massimiliano Romeo ha però spiegato che anche sulla mozione la linea della Lega potrebbe essere quella dell’astensione.

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