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  • Giovedì 22 aprile 2021

Perché in Germania non c’è Google Street View

Il servizio che fotografa le strade di tutto il mondo ha un buco in mezzo all'Europa, e c'entrano il regime nazista e la DDR

(Google Maps)
(Google Maps)

Osservando l’Europa su Google Maps con attivata la modalità Street View, che consente di guardarsi intorno dalla prospettiva di un’auto sulla gran parte delle strade del continente, ci si accorge che in corrispondenza della Germania mancano completamente le fitte linee blu che rappresentano la copertura del servizio. Quasi quindici anni dopo l’introduzione di Street View, è infatti possibile percorrere soltanto una piccolissima parte delle strade del territorio tedesco: dipende dalle rigide leggi per la tutela della privacy, a cui i tedeschi sono particolarmente sensibili per via del doloroso passato di controllo sulle libertà individuali da parte del regime nazista prima, e della Repubblica Democratica Tedesca (DDR) poi.

Il servizio Street View fu lanciato nel 2007 e oggi si estende a quasi tutti i paesi del mondo, mentre per ragioni geografiche o politiche è quasi o del tutto assente in alcuni stati africani e in paesi che non spiccano per trasparenza, come la Corea del Nord o il Turkmenistan. Spostando l’omino giallo (Pegman) sulla mappa di Google Maps si possono visualizzare anche luoghi molto remoti, come piattaforme di estrazione di idrocarburi nel mare del Nord o località sperdute dell’Amazzonia, ma non le vie di una qualsiasi cittadina tedesca di medie dimensioni.

Se si escludono le città più popolose, infatti, la Germania è l’unico grande paese occidentale che non ha permesso un’ampia copertura di Street View.

L’annuncio che Google avrebbe voluto mappare le venti città più grosse della Germania entro la fine del 2010 fu accolto con grande diffidenza e malcontento sia dal governo che dagli abitanti. L’allora ministra per la Protezione dei Consumatori, Ilse Aigner, aveva detto che la mappatura che voleva fare Google «violava in milioni di modi diversi» i diritti delle persone; numerose telecamere di Google vennero vandalizzate e all’azienda arrivarono circa 244mila richieste da parte di tedeschi che chiedevano di oscurare le facciate delle loro case che erano state mappate.

Il governo discusse a lungo su come tutelare la privacy dei tedeschi e allo stesso tempo rendere possibile la mappatura delle strade di Google, e nel 2011 la Corte Costituzionale tedesca stabilì che ottenere foto dal livello stradale e metterle su internet non violava nessuna legge tedesca: di fatto, però, negli anni successivi la mappatura di Street View in Germania non andò avanti, come accadde invece negli altri paesi europei. Il problema della tutela della privacy aveva creato resistenze anche in Austria, dove però Google ricominciò a caricare le immagini per Street View a partire dal 2017.

Le leggi sulla privacy tedesche stabiliscono criteri molto restrittivi per il trattamento dei dati personali a tutela delle persone. Secondo diversi osservatori, le attuali norme derivano essenzialmente dai traumi legati al controllo delle libertà personali, esercitato prima dal regime nazista e poi da quello della DDR dal 1950 fino a poco dopo la caduta del muro di Berlino (1989). Sia la Gestapo (Geheime Staatspolizei, “Polizia segreta dello stato”) che la Stasi (Ministerium für Staatssicherheit, “Ministero per la sicurezza dello stato”) si occupavano infatti di sorvegliare tutti coloro che avrebbero potuto rappresentare “un pericolo” per la nazione, come dissidenti politici e persone sospette di simpatie anti-governative, ma anche visitatori stranieri. Il diritto alla privacy era praticamente inesistente ed eventuali trasgressioni venivano punite con intimidazioni o l’arresto, nei migliori casi.

Nel 1970 lo stato centrale dell’Assia fu il primo a introdurre una legge sulla protezione dei dati personali e otto anni dopo fu promulgata la legge federale per la tutela dei dati dei cittadini dell’allora Germania Ovest. La legge più recente in materia è quella del 1990 (Bundesdatenschutzgesetz), che tra il 2009 e il 2010 è stata modificata con alcuni emendamenti che tra le altre cose stabiliscono obblighi e responsabilità in caso di violazioni da parte di enti pubblici e società private.

I risultati di uno studio pubblicato nel 2015 dalla Harvard Business Review hanno rilevato che l’80 per cento dei tedeschi è riluttante a condividere le proprie informazioni perché «semplicemente vuole mantenere la sua privacy». Sempre secondo questo studio, i tedeschi sono particolarmente sensibili al tema della condivisione dei propri dati col governo, e alla diffusione di quelli relativi al loro stato di salute, alle spese effettuate tramite carte di credito e alla comunicazione attraverso internet.

– Leggi anche: Bisogna preoccuparsi per le nuove regole sulla privacy di WhatsApp?

Come aveva osservato l’Economist già diversi anni fa, le leggi tedesche sulla privacy apparivano incompatibili con molti aspetti e servizi diventati ormai quotidiani ed essenziali nei paesi ricchi, ma sembra che le nuove generazioni siano più disinvolte sulla condivisione dei propri dati online e che le cose siano quindi destinate a cambiare.

È capitato che le leggi sulla privacy fossero d’intralcio all’erogazione dei servizi pubblici, in particolare di recente. All’inizio del 2021, per esempio, nello stato nord-occidentale della Bassa Sassonia c’è stata grande confusione rispetto alla convocazione delle persone con più di 80 anni per la somministrazione del vaccino contro il coronavirus. Le autorità dello stato si erano lamentate di non poter accedere ai registri ufficiali dei cittadini per via di impedimenti legati alle leggi sulla privacy e pertanto avevano deciso di consultare il database delle poste, che secondo loro rispettava i criteri di protezione dei dati stabiliti dalle norme. Ma di nuovo per questioni di privacy il database delle poste non sempre includeva la data di nascita delle persone, e così i funzionari si sono trovati a dover indovinare se quelle da convocare superassero o no gli 80 anni, in base a quanto il loro nome di battesimo fosse considerato antiquato.