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Reborn
© Karolina Jonderko, Polonia
Le bambole cosiddette "Reborn" sono apparse per la prima volta negli anni Novanta: ciascuna è unica, realizzata con cura da artisti noti come "reborners", nelle fattezze di neonati iperrealistici con dettagli come voglie, vene, peli impiantati, pori, lacrime e saliva. Le bambole più sofisticate sono dotate di sistemi elettronici in grado di riprodurre il battito cardiaco, la respirazione e la suzione di un vero bambino. Le bambole possono essere acquistate online e alle fiere ed il processo di acquisto può essere eseguito in modo tale da simulare l'adozione: le bambole vengono vendute con certificati di "adozione" o "nascita". Utilizzate nella formazione pediatrica per insegnare agli studenti abilità pratiche per l'assistenza all'infanzia, il loro utilizzo nelle case di cura ha anche aiutato a ridurre i comportamenti distruttivi nelle persone con demenza. La maggior parte dei proprietari sono collezionisti di bambole, ma altri hanno subito aborti spontanei, morti neonatali, non hanno mezzi per l'adozione o soffrono di sindrome del nido vuoto e possono usare la bambola come sostituto di un bambino. La fotografa ha voluto mostrare come le bambole evochino una risposta emotiva genuina negli adulti. Ogni donna ritratta in questo progetto ha una motivazione personale per averne una: qualcuno non può avere o ha perso un figlio, e si prende allora cura della bambola; per altri sono un modo per affrontare la perdita o l'ansia; per altri ancora una compagnia.