Negli Stati Uniti è stata chiesta la sospensione del vaccino di Johnson & Johnson

A causa di alcuni rarissimi casi di trombosi cerebrale simili a quelli riscontrati con AstraZeneca

(Michael Ciaglo/Getty Images)
(Michael Ciaglo/Getty Images)

La Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia federale statunitense che si occupa di farmaci, ha invitato le autorità dei singoli stati degli Stati Uniti a sospendere l’impiego del vaccino contro il coronavirus di Johnson & Johnson (J&J), dopo avere ricevuto alcune segnalazioni di rari problemi circolatori (trombosi) in persone a cui era stato somministrato il vaccino. L’invito a sospendere le vaccinazioni è stato diffuso con un «eccesso di cautela», in seguito a 6 casi di trombosi su quasi 7 milioni di dosi del vaccino finora somministrate negli Stati Uniti. Nei centri di somministrazione controllati a livello federale la sospensione è da subito attiva, mentre per quelli statali saranno necessarie azioni da parte dei singoli stati.

La FDA e i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) hanno confermato di essere al lavoro per approfondire i sei casi segnalati, ribadendo che finora i casi sembrano essere estremamente rari. I problemi circolatori riscontrati sono trombosi del seno venoso cerebrale, dello stesso tipo di quelle rilevate nelle ultime settimane in alcuni individui che avevano ricevuto il vaccino di AstraZeneca, che funziona con un principio simile a quello di J&J.

Tutti i sei casi sono stati riscontrati in donne con un’età compresa tra i 18 e i 48 anni, e che hanno sviluppato sintomi tra i 6 e i 13 giorni dopo la vaccinazione. Secondo alcune fonti consultate dal New York Times, almeno una di loro sarebbe morta e ce ne sarebbe una seconda in condizioni critiche. L’età delle persone coinvolte è compatibile con quella dei casi riscontrati in Europa con il vaccino di AstraZeneca, e che hanno indotto buona parte dei paesi europei a imporre un limite minimo intorno ai 60 anni di età per l’impiego del vaccino.

FDA e CDC hanno invitato le persone già vaccinate con J&J a non sottovalutare la comparsa di eventuali sintomi come mal di testa, dolore addominale, fitte a un arto o difficoltà a respirare nelle tre settimane dopo avere ricevuto il vaccino. J&J ha confermato di avere fornito finora tutte le informazioni sul proprio vaccino emerse durante i test clinici e in seguito con l’utilizzo su milioni di individui. La società ha inoltre comunicato che rinvierà le forniture in Europa, dove aveva comunque avviato contatti con l’Agenzia europea per i medicinali per alcune verifiche precauzionali.

Una trombosi è una condizione in cui si formano piccole masse solide nei vasi sanguigni, che impediscono la normale circolazione del sangue verso i tessuti. Ne esistono di vari tipi: quelle più comuni riguardano solitamente gli arti, ma con rischi maggiori nel caso in cui i coaguli raggiungano alcuni organi, come i polmoni. Le trombosi cerebrali dei seni venosi sono molto più rare, si verificano nel cervello e impediscono il normale deflusso del sangue, una volta che ha ossigenato i tessuti cerebrali.

In generale, le trombosi interessano numerose persone con particolari predisposizioni, e possono riguardare anche chi fuma, ha stili di vita poco sani o assume particolari farmaci. Verificandosi normalmente tra la popolazione, è prevedibile che siano rilevate anche tra i milioni di individui che vengono vaccinati. Ciò non indica che la causa sia necessariamente il vaccino, ma le specifiche trombosi cerebrali riscontrate in individui vaccinati con AstraZeneca, e ora con J&J, sembrano indicare un possibile nesso con gli effetti del vaccino.

Sia il vaccino di J&J sia quello di AstraZeneca funzionano utilizzando un adenovirus, un tipo di virus che di solito infetta gli scimpanzé e che non crea particolari problemi al nostro organismo. L’adenovirus viene utilizzato nel vaccino per fargli trasportare all’interno delle cellule il materiale genetico necessario per produrre alcune proteine del coronavirus, in modo che il sistema immunitario impari a riconoscerle. Questa conoscenza acquisita si rivela utile nel caso in cui si entri poi in contatto con il coronavirus vero e proprio.

Le ricerche sulle cause delle trombosi sono ancora in corso, un’ipotesi è che la risposta immunitaria indotta dal vaccino porti alla produzione di anticorpi che reagiscono con le piastrine (i trombociti), il cui compito è quello di far coagulare il sangue quando si verificano lesioni ai vasi sanguigni, in modo da arrestare il sanguinamento. La reazione porta le piastrine a concentrarsi in alcuni punti dell’organismo, determinando poi la formazione delle trombosi. I ricercatori stanno svolgendo analisi e test per verificare questa ipotesi e capire perché la condizione si verifichi solo in un numero estremamente ristretto di individui.

Avendo un funzionamento simile a quello di AstraZeneca, nelle scorse settimane era stato anticipato da diversi esperti che ci sarebbero potuti essere imprevisti anche sul vaccino di J&J. Le principali autorità di controllo nel caso di AstraZeneca hanno confermato in più circostanze che in generale il vaccino è sicuro e che i benefici che comporta sono di gran lunga superiori ai rischi, soprattutto se confrontati con gli effetti della COVID-19.

La sospensione negli Stati Uniti potrebbe influire anche sull’utilizzo del vaccino di J&J nell’Unione Europea, in fase di avvio proprio in questi giorni. Questa soluzione era particolarmente attesa perché consente di effettuare la vaccinazione tramite un’unica dose, al posto delle due somministrazioni rese necessarie con il vaccino di AstraZeneca e con le soluzioni a base di RNA messaggero di Pfizer-BioNTech e Moderna. Le autorità di controllo europee nelle prossime ore valuteranno se consigliare o meno limiti di età anche per il vaccino di J&J.