Che cosa ha detto Mario Draghi

Bisognerebbe smettere di vaccinare chi ha meno di 60 anni, gli obiettivi sulle vaccinazioni saranno raggiunti e non c'è una data per le riaperture

Nel tardo pomeriggio di giovedì, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha parlato durante una conferenza stampa delle future riaperture e del piano vaccinale. Oggi il ministero della Salute ha stabilito che in Italia l’uso del vaccino contro il coronavirus di AstraZeneca sarà consigliato di preferenza alle persone con più di 60 anni, fascia di età in cui si sono riscontrati minori rischi – già estremamente bassi – di soffrire di eventuali problemi circolatori (trombosi). La decisione contenuta in una circolare era stata anticipata nella serata di mercoledì 7 aprile dal presidente del Consiglio Superiore di Sanità e responsabile del Comitato Tecnico Scientifico, Franco Locatelli, che era presente alla conferenza stampa accanto a Draghi.

Piano vaccinale
Dopo aver ricordato di aver visto i rappresentanti degli enti locali per discutere del Piano nazionale di ripresa e resilienza, Draghi ha spiegato che la disponibilità di vaccini non è calata: «La disponibilità c’è». «Non ho dubbi sul fatto che gli obiettivi vengano raggiunti». L’obiettivo di somministrare 500 mila dosi al giorno è stato dunque confermato. Draghi ha aggiunto che su Astrazeneca il crollo di fiducia «è stato meno di quanto ci aspettavamo». Ha ricordato che «la raccomandazione è usare il vaccino AstraZeneca per coloro che hanno più di 60 anni di età» dato che «il rischio di decesso è massimo per coloro che hanno più di 75 anni».

Franco Locatelli ha a sua volta spiegato che il vaccino AstraZeneca «ha un ruolo preciso e di grande utilità per i fragili. Ricordiamoci che le scelte considerate nella giornata di ieri fanno riferimento ad eventi trombotici rari in sedi inusuali, 86 casi su una platea di 25 milioni di vaccinati. Raccomandare un uso preferenziale di questo vaccino, ricordo approvato per gli over 18, risponde al duplice obiettivo di proteggere la popolazione fragile e quella dove l’incidenza dei casi è stata maggiore».

Draghi ha detto che la disponibilità di dosi per aprile, da sola, permetterà «di vaccinare tutti gli over 80 anni e gran parte di coloro che hanno più di 75, in tutte le regioni». E ha fatto una richiesta: «Uno, un po’ come dire banalizzando, dovrebbe dire: smettetela di vaccinare chi ha meno di 60 anni, smettetela di vaccinare i giovani, i ragazzi, psicologi di trentacinque anni perché sono operatori sanitari anche loro, queste platee di operatori sanitari che si allargano in questo modo», includendo anche chi «non è in prima linea». «Ma con che coscienza un giovane o comunque uno che non è compreso nelle prenotazioni salta la lista e si fa vaccinare?».


Sul vaccino contro il coronavirus di produzione russa Sputnik V ha detto: «Vediamo cosa dice l’EMA», cioè l’Agenzia europea per i medicinali: se arriverà il via libera «si possono fare benissimo questi contratti. Ma ci hanno detto che le capacità produttive sono molto limitate e se gli accordi verranno rispettati l’Italia avrà tutte le dosi che servono. Bisogna poi vedere se Sputnik si presta ad essere adattato in presenza di varianti, che inevitabilmente verranno fuori».

Riaperture e scuole
Draghi – che in giornata ha incontrato anche il leader della Lega, Matteo Salvini – ha spiegato che il tema delle vaccinazioni è strettamente legato a quello delle riaperture: «La miglior forma di sostegno per l’economia sono le riaperture». Ha riconosciuto che dietro le manifestazioni dei commercianti e dei ristoratori dei giorni scorsi, al netto della violenza «che non è mai giustificabile», c’è anche «disperazione»: «Io voglio che le prossime settimane siano di riapertura, ma riapertura in sicurezza».

Il presidente del Consiglio ha precisato che, in generale, le riaperture dipenderanno da diversi parametri, come quello dei contagi, ai quali si aggiungerà anche quello dell’andamento delle vaccinazioni delle classi a rischio: «Se riduciamo il rischio di morte nelle classi più esposte al rischio è chiaro che si riapre con più tranquillità». Molti giornalisti presenti gli hanno chiesto una data indicativa, ma Draghi ha detto di non averla.


Ha poi parlato della scuola: «Vogliamo dare ai ragazzi almeno un mese pieno di attività scolastica, che possano chiudere insieme l’anno». Sulla didattica a distanza ha spiegato che «ognuno può avere l’opinione che vuole, ma è meglio di niente».

Turismo e certificato vaccinale
Il presidente del Consiglio ha affrontato anche la questione del turismo: «Non diamo per abbandonata la stagione turistica, tutt’altro. E pensiamo anche alla stagione fieristica: sono molti gli appuntamenti in Italia tra maggio e ottobre che dobbiamo provare a salvare».

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Ha spiegato che «siamo pronti ad accogliere tutti i turisti che abbiano un certificato vaccinale», aggiungendo che è necessario procedere rapidamente «ad avere un certificato vaccinale. Più che preoccuparsi delle complicazioni di carattere etico cominciamo a farlo».

Sostegni
Draghi ha parlato anche del prossimo “Decreto Sostegni” contenente i finanziamenti a sostegno di aziende, lavoratori e lavoratrici colpiti dalle conseguenze della pandemia. Ha spiegato che avrà «una dimensione probabilmente più grande di quello passato», ma non ha quantificato lo stanziamento.

Speranza, Erdoğan e Libia
Rispondendo alla domanda di un giornalista sulle continue critiche di Matteo Salvini al ministro della Salute Roberto Speranza, Draghi ha risposto molto rapidamente: «Il ministro Speranza l’ho scelto io e ne ho molta stima».

Ha poi commentato il comportamento del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan in occasione della visita della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel. Il 6 aprile, prima dell’inizio del colloquio, c’è stato un momento piuttosto imbarazzante: Erdoğan ha infatti offerto una sedia vicino a sé a Michel, mentre von der Leyen è rimasta inizialmente senza un posto dove sedersi, e senza sapere cosa fare. «Non condivido assolutamente le posizioni del presidente Erdoğan, credo che non sia stato un comportamento appropriato, mi è dispiaciuto moltissimo per l’umiliazione che la presidente della Commissione von der Leyen ha dovuto subire», ha detto Draghi.

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Dopodiché Draghi ha aggiunto che «con questi, diciamo, chiamiamoli per quel che sono, dittatori» di cui però «si ha bisogno» è necessario «trovare l’equilibrio giusto»: «Uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute, di opinioni, di comportamenti, di visioni della società», e deve essere anche «pronto a cooperare, più che collaborare, per assicurare gli interessi del proprio paese».


Draghi ha infine parlato di Libia. Questa settimana, il presidente del Consiglio è stato in Libia, per la sua prima visita di stato, con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. E ha incontrato Abdul Hamid Dbeibah, il primo ministro ad interim del governo di transizione nato pochi mesi fa grazie all’intervento dell’ONU, dopo lunghi e complicati negoziati. Durante il suo viaggio, Draghi ha tra le altre cose voluto esprimere il suo sostegno all’operato della cosiddetta Guardia costiera libica in tema di “salvataggi”.

Negli ultimi anni giornali italiani e internazionali e inchieste delle Nazioni Unite hanno raccontato estesamente come la cosiddetta Guardia costiera libica – che dovrebbe pattugliare centinaia di chilometri di costa libica e fermare i migranti che vogliono andare in Europa – sia di fatto gestita dalle stesse milizie che guadagnano anche con il traffico di esseri umani e con la gestione dei centri di detenzione per migranti; e hanno mostrato come in questi centri i migranti subiscano violenze, torture, abusi, stupri e violazioni dei loro diritti fondamentali. In diverse occasioni ci sono stati inoltre incidenti, speronamenti e colpi di armi da fuoco da parte della Guardia costiera libica verso le navi delle ONG che soccorrono le persone migranti.

Durante la conferenza stampa, Draghi ha detto di essere consapevole di essere stato criticato per aver ringraziato la Guardia costiera libica. Ha detto di essere «preoccupato per i diritti umanitari» e di essere «orientato al superamento del sistema dei centri di detenzione». Di nuovo, ha spiegato che anche verso il governo libico ci vuole «franchezza, ma anche capacità di cooperare: per tanti motivi la Libia è un paese con cui noi dobbiamo cooperare e tra le tante aree dove la cooperazione è necessaria c’è l’area dell’immigrazione». Infine, si è chiesto: «Come deve essere l’azione di un governo che cerca di affrontare questo problema?». Ha risposto che l’approccio deve essere «umano, equilibrato ed efficace: queste sono le direttive che non solo ho dato, ma che mi sono dato nel riflettere per agire su questo problema».