Cos’è l’assegno unico per i figli

Prevede che tutte le famiglie ricevano fino a 250 euro mensili per ogni figlio a carico fino al diciottesimo anno di età

(ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)
(ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)

Il Senato ha approvato una legge che delega il governo italiano a istituire l’assegno unico universale per i figli a carico. La legge, già approvata dalla Camera all’unanimità lo scorso luglio, prevede che tutte le famiglie riceveranno un assegno il cui valore, secondo le stime, varierà tra i 50 e i 250 euro mensili, a seconda delle fasce di reddito, per ogni figlio a carico. Al Senato la legge è stata approvata con 227 voti favorevoli, 4 voti contrari e due astensioni.

Poiché è una legge delega, ora le commissioni competenti di Senato e Camera dovranno discutere i decreti attuativi che definiranno meglio lo stanziamento dei fondi e che dovranno essere approvati dal governo. Le commissioni avranno 30 giorni di tempo per esprimere il proprio parere. La legge prevede che il governo abbia 12 mesi di tempo per approvare i decreti, rendendo quindi l’assegno unico erogabile, ma il 26 marzo il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva promesso che gli assegni saranno erogati già dal prossimo primo luglio.

L’assegno sarà erogato in forma di credito d’imposta o di denaro e sarà riconosciuto per ogni figlio a carico dal settimo mese di gravidanza fino al diciottesimo anno di età. Sono previste alcune maggiorazioni per i figli successivi al secondo, per le madri con meno di 21 anni e per i figli disabili (tra il 30 e il 50 per cento in più).

L’assegno potrà essere prolungato fino ai 21 anni dei figli, ma con importo ridotto e solo se questi studiano all’università, svolgono il Servizio civile, svolgono un lavoro a basso reddito o sono registrati come disoccupati e in cerca di lavoro: in questo caso l’assegno verrà erogato direttamente ai figli maggiorenni.

L’assegno è definito unico in quanto sostituirà tutte le attuali forme di sostegno riconosciute oggi alle famiglie con figli, come le detrazioni IRPEF, l’assegno mensile di natalità (detto anche “bonus bebè”), il bonus da 800 riconosciuto alla nascita di un figlio (detto “bonus mamma domani”), e l’assegno per il terzo figlio.

L’assegno è definito inoltre universale perché varrà per tutti a prescindere dal reddito, anche se l’importo varierà in base alle dichiarazioni ISEE, e perché ne avranno diritto tutti i contribuenti, sia lavoratori dipendenti che autonomi e disoccupati. Ad oggi infatti gli assegni familiari spettano solo a lavoratori dipendenti e pensionati.

Per ottenere l’assegno unico universale si dovrà avere la cittadinanza di un qualunque paese dell’Unione Europea o essere cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno, oltre che risiedere e pagare le tasse in Italia.

Il nuovo assegno sarà garantito dal fondo di 15 miliardi stanziato nel 2019 come sostegno alle famiglie, rifinanziato nell’ultima legge di bilancio con 3 miliardi di euro per il 2021 e con 5 miliardi per il 2022. Secondo una simulazione del Gruppo di lavoro Arel/Feg/Alleanza per l’infanzia, i più sfavoriti dal nuovo assegno sarebbero i lavoratori dipendenti: 1,35 milioni di famiglie di lavoratori dipendenti perderebbero infatti in media 381 euro all’anno rispetto a oggi.

Per evitare questa disparità, il deputato del PD Stefano Lepri ha detto che sarà necessario aggiungere altri 800 milioni di euro ai fondi già stanziati: «Il ministero dell’Economia ci impose di togliere la clausola di salvaguardia prevista in legge, che avrebbe garantito tutti. Solo dopo i maggiori fondi ottenuti con la legge di bilancio 2021 l’avremmo potuta reinserire. Ma è meglio ormai prevederla nei decreti o in fase attuativa».