Un’altra canzone di Van Morrison

E qualche strascico di Sanremo

 EPA/Adrian Ruiz-Hierro
EPA/Adrian Ruiz-Hierro

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Magari lo conoscete, Frank Watkinson che io ho appena scoperto: un attempato signore inglese di ammirevole modestia che ha conosciuto una cospicua popolarità su YouTube soprattutto facendo versioni tristi e notturne di canzoni pop e rock le più varie. Questa per esempio è quella cosa frivola e sintetica che era Take on me degli A-ha; oppure Please please please degli Smiths.
Il Guardian ha deciso di affrontare per noi un vecchio dilemma: cosa fare di tutti quei cd, che occupano spazio e sono pure brutti. La conclusione è: meglio tenerseli, tutto sommato; con tutta la roba che teniamo, questi almeno hanno un sacco di ricordi attaccati.
I premi Grammys sono qui, se volete: io mantengo che siano il Sanremo degli americani, meno affidabili, come qualità, dei gusti di qualunque vostro amico o amica a caso.
Venerdì scorso sono stato in un grande negozio di casalinghi di corso Buenos Aires, a Milano: non vi intratterrò anche sul dettaglio di cosa ci facessi ma ci ho passato una quasi mezz’ora, e per tutto il tempo nel negozio suonava la stessa canzone, a ripetizione, e quindi per curiosità ho shazammato e insomma, era quella cosa di Colapesce Dimartino di cui parlavate tutti durante Sanremo ma io non l’avevo ancora sentita per le mie note preclusioni ideologiche. E insomma, non vi dirò che fosse questo capolavoro, ma devo riconoscere che quel ritornello si trapana in testa: solo che non avevo fatto in tempo a imparare le parole e quindi ho passato il resto del pomeriggio a improvvisare, e ora vorrei coinvolgervi in questa disciplina sportiva di inventarsi dei versi alternativi con quella metrica, gli accenti giusti, e le due ultime sillabe che fanno quella specie di salto dal trampolino.
Siate-impermeabili-a-qualunque-sensazione-bruciante
Devo-riconoscere-che-spesso-mi-comporto-da-stronzo
Voglio-un-capitello-decorato-con-le-foglie-d’acanto
Sposta-il-comodino-che-non-trovo-la-bottiglia-del-ponce
Certe-sere-tristi-servirebbe-un’automobile-grande
Meglio-se-la-pianto-che-altrimenti-vi-cancellate-in-tanti

In the garden
Un venticinque anni fa andai in India la prima volta, che è già di per sé un’esperienza (in Rajahstan, che è un po’ la Toscana dell’India: dire “andai in India” è un po’ come gli americani che dicono “sono stato in Europa”): io però ci andai con mio zio, che studia l’India e Gandhi da più di mezzo secolo, e che fu una guida formidabile. A un certo punto del viaggio, con chissà quale appiglio, mi raccontò la formidabile e a me ignota storia di Krishnamurti. Da lì in poi mi misi a studiare meglio, per un periodo mi appassionai, ordinai libri in inglese su quella cosa nuova e rivoluzionaria che era Amazon allora: un bel libro fotografico su Krishnamurti fu il mio secondo ordine di sempre, nel 1999. Non la faccio ancora lunga, quello che lessi poi lo scrissi in un riassuntino per profani e ignoranti come me, prima su Diario e poi su Donna, due giornali belli e che non ci sono più.

Di Van Morrison avevo scritto qui per via di un’altra canzone.
“È che Van Morrison è uno dei più grandi cantautori della storia per parere universale di ogni musicista, ma è ignorato da tantissime persone che non saprebbero dire neanche una sua canzone (toh, questa, almeno). Vedi un po’, è irlandese pure lui. Di quegli irlandesi con un debole per il soul. Ha quasi 75 anni e ha pubblicato una quarantina di dischi in più di mezzo secolo.
E poi non saprei mettere insieme una sintesi assennata di tutto quello che ha fatto, quindi vi lascio un’altra storia su una sua canzone e la selezione di Playlist“.

Nel 1986 Van Morrison pubblicò un disco intitolato No guru, no method, no teacher: è una frase che riprende un pensiero di Krishnamurti, sull’essere tutti maestri di se stessi ed emanciparsi dai guru (quel che lui era nei fatti, ma con grandi tormenti e contraddizioni). Il verso è citato nella canzone più famosa del disco, In the garden.

No guru, no method, no teacher
Just you and I and nature
And the Father and the Son
And the Holy Ghost in the garden
In the garden wet with rain

L’ultimo verso invece riprende proprio la canzone di cui abbiamo parlato l’altra volta, Sweet thing. E intorno a questi dettagli c’è una canzone di quasi sei minuti che è un piacere di passaggi, pause, pianoforti, pensieri, accelerazioni. Ce n’è una versione dal vivo più precipitosa, a proposito, niente male.

Wet with rain.


In the garden su Spotify
In the garden su Apple Music
In the garden su YouTube

p.s. anche i Live, meritevole band americana, dedicarono un disco intero a Krishnamurti.