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  • Martedì 16 marzo 2021

Le foto della grande tempesta di sabbia arrivata a Pechino

Il cielo e l'aria si sono fatti arancioni, e l'inquinamento ha raggiunto livelli molto preoccupanti

Pechino, 15 marzo 2021
(AP Photo/Mark Schiefelbein)
Pechino, 15 marzo 2021 (AP Photo/Mark Schiefelbein)

Lunedì il cielo e l’aria di Pechino si sono fatti arancioni a causa di una grande tempesta di sabbia. Secondo le autorità locali, la tempesta è stata la più intensa degli ultimi 10 anni, contribuendo ad aumentare parecchio l’inquinamento, già molto alto in città. La tempesta di sabbia è partita dalla Mongolia, dove ha causato la morte di dieci persone; ha poi attraversato la Mongolia Interna, che è una regione cinese al confine con la Mongolia, ed è arrivata a Pechino. Anche altre zone nel nord e nel nordest della Cina sono state raggiunte dalla tempesta.

Le autorità a Pechino hanno chiesto alle persone di restare a casa, per quanto possibile, e alle scuole di sospendere le attività.

Le tempeste di sabbia portano con loro molta polvere, comprese particelle molto piccole e potenzialmente nocive, che a seconda della loro grandezza vengono chiamate PM10 e PM2,5. Le prime sono abbastanza piccole da poter essere respirate e sono in grado di raggiungere i polmoni; le seconde, ancora più piccole, in alcune circostanze possono penetrare nel sistema circolatorio.

– Leggi anche: L’inquinamento dell’aria, spiegato bene

Secondo il World Air Quality Index (AQI), un’associazione non-profit che controlla i livelli di inquinamento in molte città del mondo, lunedì a Pechino la concentrazione di PM2,5 nell’aria ha raggiunto i 655 microgrammi per metro cubo: moltissimo, se si tiene conto che oltre i 300 la situazione viene considerata pericolosa e che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di restare intorno ai 25 microgrammi per metro cubo. La concentrazione di PM10 ha superato i 9mila microgrammi per metro cubo (l’OMS raccomanda di non superare i 50).

Le tempeste di sabbia in Cina sono sempre state frequenti in primavera, ma negli ultimi anni erano molto diminuite, grazie agli investimenti del governo per prevenire la siccità e la desertificazione che le causano, per esempio attraverso una massiccia riforestazione delle zone interessate.