Dove sono chiuse le scuole, da lunedì

Ogni regione ha adottato regole e provvedimenti diversi: la situazione è piuttosto frammentata

(AP/Andrew Medichini)
(AP/Andrew Medichini)

Lunedì 8 marzo, in molte regioni italiane le scuole sono rimaste chiuse ed è stata attivata la didattica a distanza per consentire agli studenti di seguire le lezioni. La chiusura è una delle misure restrittive che i presidenti delle regioni possono adottare quando viene superata la soglia di 250 casi settimanali ogni 100mila abitanti, oppure «in caso di motivata ed eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico». La chiusura di tutte le scuole, compresi gli asili nido, è automaticamente disposta nelle regioni che si trovano in area rossa. Le nuove regole sono state introdotte dal nuovo DPCM approvato martedì scorso dal governo.

Nelle regioni in area gialla e arancione è prevista la didattica in presenza al 100 per cento per le scuole d’infanzia, le elementari e le medie, mentre è almeno al 50 per cento (e al massimo fino al 75 per cento) per gli studenti delle scuole superiori. Ma come spiega la circolare del ministero dell’Interno, i presidenti delle regioni in area gialla e arancione possono disporre le chiusure anche nei singoli comuni e prevedere la didattica a distanza «nelle scuole di ogni ordine e grado».

Secondo l’ultimo bollettino nazionale di sorveglianza epidemiologica pubblicato il 5 marzo dall’Istituto superiore di sanità (ISS), il 17,7 per cento di tutti i contagi riguarda bambini e giovani sotto i 18 anni, una percentuale piuttosto stabile nelle ultime settimane. Secondo l’indagine “Focus età evolutiva” realizzata dall’ISS, dall’ultima settimana di gennaio l’incidenza settimanale ogni 100mila abitanti dei casi tra zero e 18 anni ha superato quella dei casi trovati tra tutte le persone con più di 20 anni. Nonostante questi dati, si sa ancora poco dell’impatto delle scuole sulla trasmissione del contagio.

(AP/Domenico Stinellis)

Fin dall’inizio dell’anno scolastico, le regioni hanno interrotto più volte le scuole a causa del peggioramento dell’epidemia sul territorio. Dopo le vacanze di Natale, l’11 gennaio in molte regioni sono riprese le lezioni in presenza per il 50 per cento della didattica. Da metà gennaio, quando sono state previste nuove zone rosse a livello locale, la situazione è stata molto frammentata.

– Leggi anche: Continuiamo a non sapere molto dell’impatto delle scuole sui contagi

A causa delle tante ordinanze che, oltre alle regioni, riguardano anche province e comuni, è difficile stimare quanti saranno gli studenti costretti a stare a casa da scuola da lunedì 8 marzo.

In Lombardia le scuole hanno chiuso già da venerdì 5 marzo per effetto dell’ordinanza firmata giovedì dal presidente Attilio Fontana. Rimangono aperti solo gli asili nido.

Più complessa la situazione in Piemonte, dove da lunedì 8 marzo le scuole sono chiuse in base a due fasce di rischio. La fascia 1 comprende 21 distretti sanitari delle province di Asti, Cuneo, Torino, Vercelli e Verbano-Cusio-Ossola. In tutti questi Comuni è sospesa l’attività didattica in presenza, con attivazione di quella a distanza al 100 per cento, nelle scuole di ogni ordine e grado, ad eccezione degli asili nido. Nel resto del territorio piemontese, compresa la città di Torino, l’attività didattica prosegue in presenza per nidi, micronidi, materne, elementari e prima media, mentre per seconda e terza media, superiori e università le lezioni si svolgono in didattica a distanza al 100 per cento.

Il presidente della Liguria Giovanni Toti ha firmato un’ordinanza che dispone la didattica a distanza per tutti i ragazzi delle scuole superiori, da lunedì 8 marzo. La Liguria è in area gialla. «Abbiamo deciso di estendere la didattica a distanza nelle scuole superiori ai ragazzi dai 14 anni in su, che già oggi sono in didattica a distanza al 50%, la prossima settimana al 100%», ha spiegato Toti.

In un’altra regione in area gialla, la Calabria, le scuole sono chiuse fino al 21 marzo.

In Sicilia chiusura solo in alcuni comuni: Caccamo, San Cipirello e San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo; Castell’Umberto, Cesarò, Fondachelli Fantina e San Teodoro, in provincia di Messina; Licodia Eubea e Santa Maria di Licodia, nel Catanese; Montedoro, Riesi e Villalba, in provincia di Caltanissetta.

In Toscana hanno chiuso le scuole in zona rossa, quindi in tutti i 20 comuni della provincia di Pistoia, oltre che a Cecina, in provincia di Livorno e Castellina Marittima, in provincia di Pisa. Le ordinanze regionali hanno disposto la chiusura anche a Anghiari, Castelfranco Piandiscò, Lucignano, Marciano della Chiana, Monterchi, Sansepolcro, in provincia di Arezzo. Per la Provincia di Siena, a Castelnuovo Berardenga, Asciano, Chiusdino, Monteroni d’Arbia, Monticiano, San Gimignano. E infine a Certaldo (Firenze), dove decine di bambini di una scuola materna sono risultati positivi, Civitella Paganico (Grosseto), Bientina (Pisa).

Nella provincia autonoma di Bolzano tutte le scuole superiori sono chiuse fino al 14 marzo, mentre nei comuni  di Merano, Rifiano, Moso in Passiria, Malles Venosta, Lana, San Martino in Passiria, Caines, San Leonardo in Passiria, Tirolo, Silandro, Parcines, Scena, Lagundo, Tubre e Glorenza è prevista la didattica a distanza. Nella provincia autonoma di Trento le scuole sono aperte nonostante negli ultimi sette giorni abbia registrato un’incidenza di 355 casi ogni 100mila abitanti.

(AP/Domenico Stinellis)

Le scuole sono state chiuse anche in Abruzzo e in Puglia, così come nelle regioni in area rossa, Molise e Basilicata, mentre nelle Marche le chiusure sono previste fino al 14 marzo nelle province di Ancona e Macerata. Nelle province di Pesaro e Urbino, Fermo e Ascoli Piceno è prevista la didattica a distanza al 100 per cento per scuole medie, superiori e università.

La nuova ordinanza regionale entrata in vigore in Umbria ha esteso fino al 21 marzo la didattica a distanza per tutte le scuole primarie e secondarie della provincia di Perugia.

Nel Lazio le scuole sono state  chiuse nel comune di Monterosi, in provincia di Viterbo, e a Carpineto, Roccagorga, Colleferro e Torrice. Le scuole superiori sono state chiuse in provincia di Frosinone.

Didattica a distanza anche in Friuli Venezia Giulia per le scuole medie e superiori, da lunedì 8 a sabato 20 marzo.

Il Veneto è passato dall’area gialla a quella arancione, ma il presidente Luca Zaia ha deciso di tenere aperte le scuole. «Valuteremo i parametri fino in fondo e se servirà chiudere, chiuderemo», ha detto Zaia.

In Campania un’ordinanza regionale aveva già chiuso tutte le scuole da lunedì 1 marzo e fino al 14.

In Emilia-Romagna il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha firmato l’ordinanza che istituisce la zona rossa nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini. Già da giovedì 4 marzo, tutti i comuni della Città metropolitana di Bologna e quelli della provincia di Modena erano già in zona rossa, con la chiusura di nidi e materne, la didattica a distanza al 100 per cento per tutte le scuole dalle elementari e l’università.

Dall’1 marzo la Sardegna è in area bianca, ma le scuole superiori rimarranno in didattica a distanza al 50 per cento e fino a un massimo del 75 per cento.

Sono previste le stesse regole anche in Valle d’Aosta, un’altra regione che ha un’incidenza di nuovi casi piuttosto contenuta.