Chi è Fabrizio Curcio, nuovo capo della Protezione Civile

È un funzionario con grande esperienza nella gestione di situazioni di emergenza ed era già stato capo della Protezione Civile tra il 2015 e il 2017

Fabrizio Curcio nel 2017 
(ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
Fabrizio Curcio nel 2017 (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Venerdì, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha nominato Fabrizio Curcio nuovo capo della Protezione Civile, dipartimento che dipende dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e che si occupa della gestione di situazioni di crisi ed emergenza.
Curcio, nato nel 1966, era già stato capo della Protezione Civile tra il 2015 e il 2107 – quando si era dimesso per ragioni personali – e dal 2019 dirigeva Casa Italia, il dipartimento del governo creato per promuovere la messa in sicurezza del paese dai rischi collegati ai disastri naturali.

Curcio è considerato un dirigente molto esperto di strutture legate alla gestione di emergenze. È laureato in ingegneria e per molti anni aveva lavorato come funzionario per i Vigili del Fuoco, coordinando tra le altre cose le operazioni durante il Giubileo del 2000 a Roma. Nel 2007 era entrato nella Protezione Civile come responsabile della segreteria, chiamato dall’allora capo dipartimento Guido Bertolaso, e l’anno successivo era diventato capo dell’ufficio Gestione emergenze, uno dei più importanti del dipartimento, mantenendo l’incarico anche dopo che Bertolaso era stato sostituito da Franco Gabrielli.

Nei suoi anni alla Protezione Civile, Curcio ha avuto a che fare con alcuni dei più gravi disastri naturali avvenuti in Italia negli ultimi anni – a partire dal terremoto dell’Aquila del 2009 – e con situazioni di grande complessità, come il naufragio della Costa Concordia all’Isola del Giglio nel gennaio 2012. Nel 2015, quando Gabrielli era stato nominato prefetto di Roma, Curcio aveva preso il suo posto come capo della Protezione Civile e aveva mantenuto l’incarico fino al 2017. Nella sua lettera di dimissioni, Curcio aveva spiegato che per motivi personali non era più in grado di svolgere il lavoro di capo della Protezione Civile, «necessariamente assorbente e totalizzante per chi lo ricopre, dati tutti i rischi presenti sul territorio italiano e il complesso ma strepitoso Sistema di componenti e strutture operative che ruota intorno al Dipartimento stesso».

Curcio, dopo le dimissioni dalla Protezione Civile, aveva continuato a occuparsi di situazioni di emergenza, prima come responsabile di un progetto di ricerca per risolvere il problema dei roghi di rifiuti e poi come capo del dipartimento Casa Italia, istituito dopo il terremoto del 2016 in Centro Italia per lavorare a un progetto di messa in sicurezza del paese contro altri disastri naturali.

Gli incarichi dei capi dipartimento sono legati ai governi in carica e cessano con la formazione di un nuovo governo. Il governo di Mario Draghi doveva quindi assegnare nuovamente l’incarico di capo della Protezione Civile, che dal 2017 era di Angelo Borrelli: nominato per la prima volta dal governo di Paolo Gentiloni, confermato due volte dai governi di Giuseppe Conte e diventato noto nei primi mesi della pandemia da coronavirus con le conferenze stampa quotidiane sull’andamento dei contagi. Il fatto che la nomina di Borrelli non sia stata confermata è stato interpretato dai giornali come un segnale che il nuovo governo vuole cambiare il ruolo della Protezione Civile nella gestione dell’epidemia, dando maggiore centralità al dipartimento dopo che negli ultimi mesi molte competenze erano state prese da altre strutture dell’amministrazione, a partire da Invitalia, diretta dal commissario Domenico Arcuri.