Il nuovo documentario sulle vecchie accuse a Woody Allen

L'ha prodotto HBO e presenta una ricostruzione molto colpevolista sulle presunte violenze sessuali contro la figlia adottiva Dylan Farrow

(HBO)
(HBO)

Il 21 febbraio, negli Stati Uniti, è stata trasmessa la prima parte di un documentario in quattro puntate sulle accuse di abusi sessuali contro Woody Allen, quelle che risalgono ai primi anni Novanta e riguardano Dylan Farrow, figlia adottiva del regista. Il documentario si intitola Allen v. Farrow, è stato prodotto da HBO e presenta una ricostruzione descritta come decisamente colpevolista dai critici televisivi: Allen lo ha commentato dicendo che i suoi autori «non hanno interesse per la verità».


Quella al centro del documentario è una delle più note, intricate e dibattute vicende di accuse di violenze sessuali nella storia dello spettacolo americano. Cominciò nel 1992, quando si concluse la relazione tra Allen e Mia Farrow, celebre attrice e madre adottiva di Dylan. Allen e Farrow erano stati insieme per dodici anni e, pur non convivendo, avevano tre figli: due adottati, Dylan (7 anni all’epoca) e Moses Farrow (14 anni), e uno biologico, Ronan Farrow (5 anni). Mia Farrow ruppe con Allen dopo aver scoperto che lui aveva una relazione con Soon-Yi Previn, un’altra delle sue figlie adottive, all’epoca ventenne. Presto tra Farrow e Allen cominciò una dura battaglia legale per l’affido di Dylan, Moses e Ronan, perché il pediatra dei bambini aveva denunciato Allen alla polizia accusandolo di aver stuprato la figlia settenne.

– Leggi anche: La storia delle accuse contro Woody Allen, dall’inizio

Il primo episodio di Allen v. Farrow comincia più o meno a questo punto, con le immagini di una conferenza stampa che Allen tenne nel 1992, all’Hotel Plaza di New York, per difendersi dalle accuse di abusi sessuali e accusare Mia Farrow di aver istigato la figlia ad accusarlo, convincendola che fossero successe delle cose mai avvenute.

Furono condotte due diverse indagini sull’accusa, non in un procedimento legale dedicato ma all’interno della causa per l’affido. Il giudice del processo valutò che non c’erano prove sufficienti a sostegno dell’accusa di Dylan Farrow ma assegnò a Mia Farrow la custodia della bambina e dei fratelli perché, sulla base delle testimonianze portate al processo, pensava che il comportamento di Allen nei confronti della figlia fosse stato sempre inappropriato.

In Allen v. Farrow Allen non viene intervistato: la sua versione, in un certo senso, è inclusa solo attraverso registrazioni d’archivio e con la lettura di alcuni passaggi di A proposito di niente, l’autobiografia pubblicata l’anno scorso. A essere intervistati sono invece, tra gli altri, Dylan, Mia e Ronan Farrow – che peraltro nel 2018 firmò un contratto con HBO per la produzione di una serie di documentari investigativi. È stato annunciato che in una delle puntate di Allen v. Farrow sarà mostrato un video, finora mai diffuso in pubblico, in cui Dylan a 7 anni racconta alla madre degli abusi che avrebbe subito. Non fa parte comunque del primo episodio, che parla soprattutto dei dodici anni in cui Mia Farrow e Woody Allen ebbero una relazione e del rapporto tra il regista e Dylan nella sua prima infanzia.

Tra gli intervistati ci sono molti amici della famiglia Farrow, come la sorella di Mia, Tisa Farrow, e la scrittrice Priscilla Gilman, che ha raccontato di aver assistito a vari comportamenti di Allen giudicati inappropriati nei confronti di Dylan quando frequentava Matthew Previn, uno dei figli più grandi di Mia Farrow. Come esempio, cita la volta in cui vide Allen che scendeva da un letto dove si trovava con la figlia indossando solo la biancheria intima, e altre occasioni in cui la bambina succhiò il pollice del padre.

Allen non fu mai coinvolto in un processo penale riguardo alle accuse e la sua carriera non ne fu danneggiata fino al 2017, quando con la diffusione del movimento #MeToo – peraltro suscitato anche dagli articoli di Ronan Farrow sull’ex produttore cinematografico Harvey Weinstein – si tornò a parlare delle accuse. Da allora molti attori e registi hanno preso le distanze da Allen, scusandosi di aver lavorato con lui in passato e rifiutandosi di farlo in futuro: Timothée Chalamet, Colin Firth e Rebecca Hall, tra gli altri. Nel 2019 Amazon si rifiutò di distribuire il film di Allen Un giorno di pioggia a New York, violando un contratto e andando incontro a una causa legale. L’anno scorso Hachette, l’editore che avrebbe dovuto pubblicare A proposito di niente negli Stati Uniti, rinunciò in seguito alle proteste di decine dei propri dipendenti contro Allen e il libro – poi fatto uscire da una piccola casa editrice che pubblica testi considerati controversi.

Allen e Soon-Yi Previn (che è sua moglie dal 1997) hanno commentato l’uscita della prima puntata di Allen v. Farrow con una dichiarazione all’Hollywood Reporter in cui accusano gli autori del documentario di aver «collaborato surrettiziamente con i Farrow per realizzare una sferzata piena di falsità». Hanno detto di essere stati contattati per dare una loro versione dei fatti solo due mesi fa e di aver avuto a disposizione solo due giorni per rispondere, cosa che si sono rifiutati di fare. «Come si sa da decenni, queste accuse sono categoricamente false. Varie agenzie indagarono ai tempi e scoprirono che, qualunque cosa Dylan Farrow sia stata indotta a credere, non ci fu nessun abuso. È tristemente poco sorprendente che la rete che trasmette questo documentario sia HBO, che ha un accordo di produzione e un legame di lavoro con Ronan Farrow».

Finora non si sa se e quando Allen v. Farrow sarà trasmesso in Italia, mentre negli Stati Uniti gli altri episodi saranno trasmessi nelle prossime tre settimane.