La storia delle accuse contro Woody Allen, dall’inizio

Comincia all'inizio degli anni Novanta, quando fu accusato di aver violentato sua figlia adottiva Dylan Farrow: questa settimana lui ha di nuovo negato tutto

Il regista Woody Allen, di spalle, l'8 giugno 2017 (Alberto E. Rodriguez/Getty Images for Turner)
Il regista Woody Allen, di spalle, l'8 giugno 2017 (Alberto E. Rodriguez/Getty Images for Turner)

Negli ultimi giorni gli attori Rebecca Hall e Timothée Chalamet, membri del cast di A Rainy Day in New York, il film di Woody Allen che uscirà nel 2018, hanno detto che devolveranno i propri compensi per il film a organizzazioni che si occupano di contrastare le molestie sessuali. Non sono i primi attori a prendere posizione contro Allen da quando lo scorso ottobre si è cominciato a parlare delle accuse di violenze sessuali contro il produttore cinematografico Harvey Weinstein. Recentemente lo ha fatto anche Colin Firth, che ha detto al Guardian che non lavorerà più con Allen.

Le decisioni di Hall, Chamelet, Firth e altri dipendono dalla vecchia questione delle accuse di violenze sessuali mosse contro Allen dalla figlia Dylan Farrow, di cui si parla a partire dagli anni Novanta e che da allora riemergono periodicamente quando si parla del regista, specialmente negli ultimi mesi. Allen non è mai stato incriminato formalmente di molestie sessuali: se ne parlò solo all’interno del processo per la custodia dei figli di Allen e dell’attrice Mia Farrow tra il 1992 e il 1993, alla fine del quale il giudice Elliott Wilk stabilì che le prove portate a sostegno dell’accusa di Dylan Farrow non erano sufficientemente credibili. Tutta la storia è abbastanza complessa, tra le altre cose per via della complicata struttura familiare di Allen e dei Farrow. Per via di alcune non comuni scelte di vita delle persone coinvolte, e ovviamente per la loro celebrità, è però da sempre oggetto di grandi attenzioni e supposizioni da parte di media e pubblico. Abbiamo messo i pezzi in ordine, per chi è arrivato fin qui con il dubbio di essersene perso qualcuno.

La famiglia allargata di Woody Allen e Mia Farrow

Allen e Mia Farrow (famosissima attrice degli anni Settanta e Ottanta, protagonista di molti film di Allen tra cui Broadway Danny Rose La rosa purpurea del Cairo) cominciarono la loro relazione nel 1980, ma non si sposarono mai né convissero: per i dodici anni in cui rimasero insieme abitarono in due diversi appartamenti, entrambi affacciati su Central Park a New York. All’epoca del loro incontro Farrow era già stata sposata due volte, con il cantante Frank Sinatra (di trent’anni più vecchio di lei) dal 1966 al 1968, e con il compositore e direttore d’orchestra André Previn (di sedici anni più vecchio di lei) dal 1970 al 1979. Quando conobbe Allen, Farrow aveva tre figli biologici avuti da Previn e quattro figli adottivi: tra questi ultimi c’erano Soon-Yi Previn, che aveva tra i sei e gli otto anni (non si conosce con esattezza la sua data di nascita), e Moses Farrow, adottato dopo il divorzio dell’attrice da Previn.

Nel 1985, quando già aveva una relazione con Allen, Farrow adottò Dylan Farrow, che era appena nata. Nel 1987 ebbe un altro figlio biologico, Ronan Farrow, con Allen: è uno dei principali giornalisti che hanno indagato sui casi di molestie sessuali di Harvey Weinstein, pubblicando le sue inchieste sul New Yorker.

Alla fine del 1991 Allen adottò sia Dylan che Moses Farrow. Una cosa che complica questo intricato albero genealogico è il fatto che alcuni dei figli di Mia Farrow hanno cambiato nome nel tempo. Ronan Farrow inizialmente si chiamava Satchel O’Sullivan Farrow: non gli fu dato il cognome Allen per non renderlo l’unico ad averlo tra tutti i suoi fratelli. Molte persone hanno ipotizzato – per via di una grande somiglianza fisica – che in realtà il padre biologico di Ronan Farrow non sia Allen, ma Frank Sinatra, con cui Farrow mantenne un’amicizia fino alla sua morte, nel 1998: in un’intervista del 2013 Farrow rispose a una domanda in merito dicendo «può darsi».

La separazione tra Allen e Farrow, l’accusa di molestie e il processo

All’inizio del 1992 Mia Farrow scoprì che Allen aveva una relazione con sua figlia Soon-Yi Previn, che all’epoca aveva tra i 19 e i 22 anni, circa 35 in meno del regista, e ruppe il suo legame con Allen. Molti giornali commentarono la notizia parlando di incesto, ma Allen e Previn non hanno legami biologici e Allen ha sempre negato di essere stato una figura genitoriale per Previn e per gli altri figli di Farrow adottati durante il matrimonio con André Previn. La relazione tra Soon-Yi Previn e Allen continuò: i due si sposarono nel 1997, hanno due figlie adottive e lei non ha più rapporti con Farrow e Previn.

Dopo la fine della loro relazione, Farrow e Allen cominciarono una battaglia legale per l’affido di Moses, Dylan e Ronan Farrow. Fu Allen a chiedere la custodia dei figli dopo che il pediatra dei bambini denunciò alla polizia Allen per avere molestato Dylan il 4 agosto 1992 (quindi quando lui e Mia Farrow si erano già separati), come le aveva raccontato la stessa bambina. All’epoca Dylan Farrow aveva sette anni e non testimoniò durante la causa per l’affido che seguì, ma raccontò la sua versione dei fatti in una lettera pubblica nel 2014:

«Qual è il vostro film preferito di Woody Allen? Prima di rispondere dovreste sapere che quando avevo sette anni, Woody Allen mi prese per mano e mi portò in una piccola soffitta al primo piano di casa nostra, mi disse di stendermi e di giocare con il trenino di mio fratello. Quindi abusò sessualmente di me, e mi parlò mentre lo faceva, sussurrandomi che ero una brava bambina, che questo sarebbe stato il nostro segreto, e mi promise che saremmo andati insieme a Parigi e io sarei stata una grande attrice nei suoi film. Ricordo che fissai quel trenino girare in tondo lì in soffitta, e ancora oggi mi viene difficile guardare i trenini.

Da quando ho memoria mio padre fece sempre con me cose che non mi piacevano. Non mi piaceva che mi portasse spesso via da mia madre, dai miei fratelli e amici per stare solo con me. Non mi piaceva quando mi metteva il suo pollice in bocca. Non mi piaceva quando dovevo andare a letto con lui sotto le coperte quando indossava solo le mutande. Non mi piaceva quando metteva la sua testa sulla mia pancia e ci respirava contro. Mi sarebbe piaciuto nascondermi sotto i letti o chiudermi in bagno per evitare questi contatti, ma lui mi trovava sempre. Queste cose succedevano così spesso, così normalmente, in modo così abilmente nascosto da una madre che mi avrebbe protetta se avesse saputo, che pensavo che fosse normale. Pensavo che fosse quello il modo in cui i padri si comportavano con le proprie figlie. Ma quello che mi fece in soffitta fu diverso. Non potevo più tenere il segreto».

Nella stessa lettera Dylan Farrow accusò Allen di aver usato la sua relazione sessuale con Soon-Yi Previn per coprire la storia dei comportamenti inappropriati che aveva con lei. Sull’accusa indagarono indipendentemente la Clinica per gli abusi sessuali sui minori dell’Ospedale di Yale-New Haven e i servizi sociali infantili dello Stato di New York. Gli autori dell’indagine della Clinica di Yale-New Haven giunsero alla conclusione che non ci fossero state delle molestie sessuali e avanzarono due ipotesi alternative per spiegare le dichiarazioni di Dylan: la prima era che la bambina, «emotivamente vulnerabile» e «segnata da una famiglia disturbata», si fosse inventata la sua storia influenzata dal clima di tensione in cui viveva; la seconda era che fosse stata «indottrinata o influenzata da sua madre».

Elliott Wilk, il giudice del processo per l’affido, screditò l’affidabilità di questa indagine per il metodo con cui era stata condotta, e pur riconoscendo che non c’erano prove sufficienti a sostegno dell’accusa di Dylan Farrow assegnò a Mia Farrow la custodia di Moses, Dylan e Ronan Farrow. Infatti, come si può leggere nella sentenza del processo, Wilk pensava che il comportamento di Allen nei confronti della figlia fosse stato sempre inappropriato. A sostegno di questa posizione citava la testimonianza di una psicologa infantile, Susan Coates, a cui nel 1990 Farrow aveva parlato delle attenzioni a suo dire «sessuali» di Allen per la figlia: secondo Coates non c’era un aspetto sessuale nel comportamento di Allen per Dylan Farrow, ma la psicologa aveva comunque giudicato «inappropriato» l’atteggiamento del regista verso la bambina per via del suo carattere esclusivo nei confronti degli altri membri della famiglia.

Allen ha sempre sostenuto che Wilk non fosse stato imparziale nei suoi confronti per via dei pregiudizi che aveva verso di lui per la sua relazione con Soon-Yi Previn. Mia Farrow invece dimostrò la sua gratitudine al giudice dando a uno dei suoi figli, adottato negli anni Novanta, il suo nome: Thaddeus Wilk Farrow, morto suicida nel 2016, a 27 anni.

La versione di Allen

Woody Allen ha sempre negato l’accusa di molestie sessuali, sostenendo che la figlia fosse stata spinta dalla madre a raccontare il presunto abuso per vendicarsi della sua relazione con Soon-Yi Previn. Nel 2014, dopo la pubblicazione della lettera di Dylan Farrow, suo fratello Moses Farrow, che aveva 14 anni all’epoca del presunto abuso (Ronan Farrow ne aveva quattro) e che successivamente si allontanò da Mia Farrow, sostenne la versione dei fatti di Allen dicendo:

«È ovvio che Woody non ha molestato mia sorella. Lei gli voleva bene e non vedeva l’ora di vederlo, quando lui veniva a trovarla. Non si è mai nascosta da lui finché nostra madre non è riuscita a creargli attorno un’atmosfera di paura e odio. Il giorno di cui parla Dylan, in casa eravamo in sei o sette. Eravamo tutti in camere aperte e nessuno, né mio padre né mia sorella, era chiuso in una stanza. Mia madre era uscita a fare shopping. Io non so se mia sorella davvero creda di esser stata molestata o se stia cercando di compiacere mia madre. Avere nostra madre dalla propria parte era una motivazione molto potente, dato che averla contro era terribile».

Il 18 gennaio di quest’anno, dopo le più recenti dichiarazioni di dispiacere per aver lavorato con lui di alcuni attori, Allen ha diffuso un nuovo comunicato di risposta all’accusa nei suoi confronti:

«Quando questa accusa fu fatta per la prima volta più di 25 anni fa fu investigata minuziosamente sia dalla Clinica per gli abusi sessuali sui minori dell’Ospedale di Yale-New Haven sia dai servizi sociali infantili dello Stato di New York. Entrambe le istituzioni ci lavorarono per mesi e indipendentemente l’una dall’altra conclusero che non c’era stata nessuna molestia. Al contrario, ritennero probabile che una bambina vulnerabile fosse stata istruita a raccontare una storia da sua madre, arrabbiata per una difficile separazione.

Il fratello maggiore di Dylan, Moses, ha detto di aver assistito proprio a questa cosa: a momenti in cui sua madre istruiva costantemente Dylan cercando di passarle l’idea che suo padre fosse un pericoloso predatore sessuale. Sembra che abbia funzionato e, tristemente, sono sicuro che Dylan creda davvero in quello che dice.

Ma nonostante la famiglia Farrow stia usando cinicamente l’opportunità presentatale dal movimento Time’s Up per rinnovare questa accusa screditata, essa non è più vera che in passato. Non ho mai molestato mia figlia, come tutte le indagini conclusero un quarto di secolo fa».

Finora la storia dell’accusa di molestie sessuali di Dylan Farrow nei confronti del padre adottivo non ha ostacolato la carriera di Allen, che dagli anni Novanta ha sempre continuato a fare molti film di grande successo.