L’archiviazione del processo per doping di Alex Schwazer

Da anni l'ex marciatore tentava di provare la sua innocenza: il Tribunale di Bolzano gli ha dato ragione per la prima volta

(Getty Images)
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Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bolzano ha disposto l’archiviazione del procedimento penale per doping a carico di Alex Schwazer, ex marciatore italiano che nel 2016 risultò positivo per la seconda volta in carriera a un controllo antidoping. Schwazer si è sempre detto innocente e da anni cercava di provare le presunte irregolarità nelle procedure osservate dagli ispettori dell’antidoping che lo sottoposero a un test a sorpresa il primo gennaio 2016, dopo il quale venne squalificato per otto anni.

Schwazer — che oggi ha 36 anni ed è tornato a vivere nel suo paese natale, Calice di Racines, in Alto Adige — ha commentato l’archiviazione dicendo: «Sono molto felice che dopo 4 anni e mezzo di attesa sia arrivato il giorno in cui è stata fatta giustizia. Probabilmente non potrò dimenticare tutto, ma questa giornata mi ripaga un po’ di tante battaglie che insieme ad altri che mi sono stati vicini ho dovuto affrontare in questi quattro anni e mezzo per nulla facili».

Il GIP di Bolzano gli ha quindi dato ragione archiviando l’indagine penale nei suoi confronti per non aver commesso il fatto, elencando inoltre le circostanze della vicenda che meriterebbero accertamenti e ulteriori indagini: riguarderebbero le modalità di conservazione e analisi delle provette di urina. A circa due anni dal test del primo gennaio 2016, le controanalisi evidenziarono infatti quantità anomale di DNA tali da far sospettare una loro manipolazione. Ad alimentare i dubbi sulla validità dei campioni si aggiunsero poi le difficoltà avute dalla giustizia italiana nell’ottenerli dal laboratorio di Colonia dove erano conservati: il laboratorio consegnò con un anno di ritardo prelievi di quantità minori rispetto a quanto inizialmente concordato. Secondo il legale di Schwazer, inoltre, il laboratorio di Colonia tentò anche di presentare una provetta falsa al rappresentante dell’autorità giudiziaria.

Lo scorso maggio il Tribunale federale svizzero — la più alta autorità giuridica svizzera — aveva respinto la richiesta di annullamento della squalifica di otto anni. I giudici federali svizzeri avevano spiegato di non aver riscontrato motivazioni valide per accogliere la tesi della difesa, secondo la quale i nuovi fatti emersi nel dibattimento del processo di Bolzano avevano messo in discussione le precedenti sentenze. Il respingimento sembrava avesse chiuso definitivamente il suo caso: ora però, con l’archiviazione dell’indagine penale, Schwazer potrà presentare nuovamente ricorso contro la squalifica al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna. Nel frattempo l’agenzia mondiale antidoping continua a ritenere «schiaccianti» le prove in suo possesso e ha pubblicato un comunicato in cui «prende atto con grave preoccupazione dei commenti arrivati dal Tribunale di Bolzano».