Una canzone di Diana Ross
Da un film girato a Roma, ma c'entrano anche "Guerre Stellari" e "Nashville"
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Come molti sanno, una delle più grandi canzoni di Venditti – la sintesi della sua opera – non è di Venditti. È Il grande raccordo anulare di Corrado Guzzanti, che oggi ha conosciuto una rinnovata esibizione di popolarità sull’account di Instagram dello stesso Guzzanti.
(le altre gran canzoni di Venditti, e la storia di quella serata veronese)
C’è un’altra canzone nuova di David Gray, dal disco che uscirà la settimana prossima. Non gran cosa, devo dire.
Ho scoperto che Glen Hansard era a Noto l’estate scorsa, a suonare per strada.
Do you know where you’re going to
Non so se capita anche a voi, se certe canzoni vi sembra che esistano in natura: voglio dire, che non ci sia stato un momento in cui qualcuno le ha cantate per primo, o che siano state introdotte nel mondo, ma che siano sempre esistite. Certe melodie, intendo, più ancora che canzoni. Credo abbia a che fare con averle ascoltate da piccoli, magari ignari e distratti, e poi un giorno le ritrovi ed è come se ci fosse sempre stata, era solo da ascoltarla.
Do you know where you’re going to mi ha sempre fatto quell’effetto lì, che non possa “non essere esistita” prima. È del 1973, l’aveva scritta Michael Masser, autore di pezzoni strappacòre di successo planetario, insieme a Gerry Goffin, che a sua volta. La canzone la registrò dapprima Thelma Houston ma poi non ne fece niente. Nel 1975 quindi la cantò Diana Ross per un film che divenne famoso soprattutto per la canzone, e di cui Ross era protagonista: Mahogany. Il regista era Berry Gordy, leggendario creatore della casa discografica Motown, che allora pubblicava i dischi di Diana Ross e del suo trio, le Supremes (ieri è morta Mary Wilson).
Il film non era granché e non lasciò gran tracce, a parte la canzone (che fu candidata all’Oscar, ma vinse con merito I’m easy): parlava di una modella/stilista a Roma, che – essendo Diana Ross – viene ribattezzata “Mogano”. Vedi un po’ come sono i tempi. Lui invece era Lando Calrissian, per colmo di aneddoti.
(con l’occasione mi sono ricordato che il 45 giri di I’m easy lo comprai allora, che avevo undici anni, e l’ho ritrovato in compagnia)
E poi c’è la canzone, appunto, che c’è un po’ sempre stata: di grande svenevole orchestrale dolcezza, ma quando si apre e lei fa Diana Ross è una pacchia.
Once we were standing still in time,
Chasing the fantasies that filled our minds.
And you knew how I loved you but my spirit was free,
Laughing at the questions that you once asked of me.
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