Una canzone di Riccardo Cocciante

Bellissima e imbarazzante per tutti

(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

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I Pet Shop Boys mi hanno di nuovo spostato il concerto di Londra: al 22 maggio 2022! Credo che sia l’impegno più lontano nel tempo che abbia mai avuto in vita mia.
Stasera sono sbrigativo e scusate ma non mi succedeva da anni: il dannato Music di Apple (che è una sòla che ha inutilmente sostituito iTunes) mi ha cancellato tutte le playlist e passerò la nottata a sincronizzare vecchi backup e picchiarmi con file dai suffissi pieni di consonanti nella cartella “Libreria”.

Era già tutto previsto
Cocciante ha portato la croce per tutti noi. Ha sofferto per amore (ma che dico, sofferto: è stato devastato, umiliato, fatto a pezzi) a scopo artistico e scientifico: ha voluto vedere fino a che punto ci si potesse ridurre per un dolore di cuore, e poi ha raccolto i risultati e li ha esposti in una documentazione immortale, fatta di un pugno di belle canzoni. Nel resto della carriera si è arrabattato senza altrettanto costrutto, ma con un certo successo popolare.
(questo era in Playlist)

È una canzone bellissima, che ascolterei serate intere se non fosse che mi sono già commosso ieri vedendo l’ultima puntata della terza stagione di West Wing (sì, non avevo mai visto West Wing e sto recuperando: ne abbiamo già parlato, lo so): e quella sensazione di invecchiare e commuoversi per tutto è tollerabile fino a un certo punto.
E poi c’è quella cosa che è una canzone bellissima, ma la misura di autoumiliazione di cui Cocciante è capace è pure ammirevole, però non si riesce a farla convivere con l’idea di bellezza che hanno quell’inizio di pianoforte e questa melodia: almeno, io non ce la faccio e mi imbarazzo sempre un po’, e pure adesso qui con voi, sono diviso. È una canzone bellissima e imbarazzante per tutti, più ancora di quella là di Battisti.

Solo che però adesso io
vorrei morire


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