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  • Giovedì 28 gennaio 2021

A che punto è la metro C di Roma

Il governo ha infine nominato un commissario per l'opera, ma resta il problema dei finanziamenti per la tratta ancora da costruire

Virginia Raggi in visita al cantiere della metro C a Colosseo (Cecilia Fabiano/ LaPresse)
Virginia Raggi in visita al cantiere della metro C a Colosseo (Cecilia Fabiano/ LaPresse)

La scorsa settimana il governo ha indicato il manager Maurizio Gentile come commissario della metro C di Roma, la terza linea metropolitana della capitale in costruzione dal 2007. La richiesta di commissariare l’opera era arrivata a luglio del 2020 da parte della giunta guidata da Virginia Raggi, che fino a quel momento sembrava essere contraria all’idea. Annunciando la nomina, l’assessore ai Trasporti Pietro Calabrese ha scritto su Facebook: «Con il commissario potremo accelerare moltissimo nell’approvazione dei progetti e nell’esecuzione dell’opera, rimettendo ordine a un impianto amministrativo oramai impossibile da sostenere».

La nomina di Gentile – che deve essere approvata dalle commissioni parlamentari competenti – non è l’unica novità delle ultime settimane. C’è anche un tema che riguarda i finanziamenti della parte dell’opera ancora da costruire: lo scorso dicembre l’emendamento alla legge di bilancio che doveva dare il via libera a quei finanziamenti non è stato votato, cosa che ha fatto nascere seri dubbi sulle possibilità che l’opera prosegua come da progetto iniziale. Per fare ordine fra tutte queste questioni, bisogna fare un passo indietro.

La metro C in sintesi

La terza linea metropolitana di Roma ha una storia lunga e travagliata, che avevamo raccontato estesamente qui. I lavori sono cominciati nel 2007, dividendo la linea in due parti costituite a loro volta da diverse tratte (la cui denominazione progressiva va da T2 a T7). Ci furono da subito alcuni rallentamenti dovuti a due fattori principali: la mancanza di adeguati rilievi archeologici, che si sarebbero dovuti fare prima di scavare, e l’iniziale mancanza di linee guida dettagliate su cosa fare in caso di importanti ritrovamenti archeologici, materia di competenza della soprintendenza archeologica di Roma. L’impreparazione ha generato ritardi e un discreto aumento dei costi dell’opera.

Le diverse tratte di cui è composto il tracciato della metro C (Metro C Spa)

La prima parte comincia dalla periferia orientale, fu finanziata subito ed è per la gran parte completata. La parte da completare – la T3 – è però particolarmente importante: parte dal quartiere San Giovanni e arriva a piazza Venezia, e collega la metro C con le altre due linee metropolitane, la A e la B. La seconda parte della metro C – la T2 – dovrebbe portare nella periferia settentrionale, non è finanziata ed è priva di un progetto definitivo. E sta qui il problema.

Perché il commissario

Nel 2007 si decise di affidare la costruzione della metro C con una modalità che viene definita “a contraente generale”, una figura introdotta nel 2001 dalla cosiddetta Legge Obiettivo, quella per lo sviluppo e il finanziamento di grandi opere infrastrutturali. Sostanzialmente è il responsabile dei lavori di una grande opera pubblica, delegato dagli enti che la commissionano ma che non hanno gli adeguati mezzi tecnici per seguirla. Questa modalità di affidamento trasferisce alcune responsabilità su chi esegue i lavori, in questo caso Metro C Spa.

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I rapporti tra Metro C Spa e il Comune per molto tempo sono stati quasi inesistenti, perché prima di costruire l’opera l’allora sindaco Walter Veltroni costituì Roma Metropolitane, una società esterna partecipata al 100 per cento dal comune e incaricata di confrontarsi con la società costruttrice. Nei fatti, non fu il comune ad affidare l’opera, ma Roma Metropolitane.

Questo assetto generò grossi problemi di governance, per usare le parole dell’ex assessore Guido Improta, che si occupò della metro C all’epoca del mandato di Ignazio Marino. Quando Improta assunse la carica, nel 2013, non c’era nessuno che facesse da guida e che desse un indirizzo chiaro, nemmeno lo Stato che finanzia gran parte dell’opera. Nel breve tempo in cui fu assessore, Improta cercò di imporre una linea diversa, ma a seguito della caduta di Marino il lavoro rimase a metà e il problema si è trascinato durante tutto il mandato di Virginia Raggi.

Per risolvere questo e altri problemi – in particolare i ritardi relativi all’avanzamento delle frese meccaniche che ci sono stati nel 2019 – Metro C Spa aveva chiesto il commissariamento già a luglio di due anni fa. All’epoca la giunta Raggi negò questa possibilità, salvo poi cambiare idea dopo qualche mese: secondo l’assessore Calabrese, la giunta ha deciso di chiedere il commissariamento «per poter reimpostare il lavoro ancora non determinato per la stazione di piazza Venezia e la tratta T2», cioè la tratta che va da piazza Venezia fino a piazzale Clodio, ancora senza un progetto definitivo.

La questione dell’emendamento e di Roma Metropolitane

Proprio a proposito della T2, un gruppo di parlamentari romani ha presentato un emendamento all’ultima legge di bilancio che proponeva di stanziare 4,6 miliardi per la costruzione della tratta. Sarebbe stato un primo passo per sbloccare una situazione ferma da più di dieci anni, cioè da quando il comune fermò Metro C Spa, che stava progettando la tratta, a causa della mancanza di «superiori determinazioni». Il progetto era già a uno stadio piuttosto avanzato, ma da allora è rimasto tutto fermo.

L’emendamento non è stato votato, probabilmente a causa del fatto che si parla di una somma notevole. Inoltre, per la capitale dovrebbe anche arrivare una parte dei soldi del Recovery Fund: si parla di circa 8 miliardi di euro, di cui poco meno di 6 per la metro C, ma è ancora tutto da definire.

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Secondo una delle firmatarie, la deputata del PD Patrizia Prestipino, l’emendamento serviva appunto a dare certezza al proseguimento dei lavori. «Chissà quando arriveranno i soldi del Recovery Fund e la situazione finanziaria è molto preoccupante», spiega Prestipino. «L’emendamento serviva ad accelerare i lavori della linea C e anche a offrire una soluzione immediata, perché al momento è tutto bloccato».

Prestipino fa riferimento alla situazione di Roma Metropolitane, che oltre ai problemi di governance dal 2019 è in liquidazione controllata, una procedura prevista dalla legge in caso di aziende o società molto indebitate. Negli ultimi giorni i giornali locali sono tornati a occuparsi della questione a causa di una lettera mandata al comune dal responsabile della liquidazione, in cui ha scritto che dal prossimo 31 marzo Roma Metropolitane «non sarà in grado di onorare gli impegni correnti, divenendo dunque insolvente».

L’eventuale insolvenza di Roma Metropolitane potrebbe causare grossi disagi a tutto il sistema dei trasporti della città, dato che la società finanzia tra le altre cose i lavori di messa in sicurezza delle due principali linee metropolitane, la linea A e la linea B.

Intanto, i lavori?

I cantieri della metro C attualmente aperti sono cinque e si trovano tutti nei pressi del centro, tra il quartiere san Giovanni e i dintorni del Colosseo. Due di questi sono gli scavi dei pozzi che servivano per trasportare le frese meccaniche (le cosiddette “talpe”) che hanno scavato la galleria, e che serviranno poi per l’impianto di ventilazione della linea. Uno dei pozzi sarà anche il punto d’accesso dei Vigili del Fuoco in caso di emergenze. Entrambi i lavori sono quasi conclusi. 

Negli altri due cantieri si stanno costruendo due stazioni, Amba Aradam/Ipponio (che dovrebbe poi essere intitolata a Giorgio Marincola) e Fori Imperiali. Per quanto riguarda la prima, i lavori sono in corso e dovrebbero concludersi entro tre anni e mezzo: il termine per la consegna dell’intera tratta T3 – esclusa la stazione di piazza Venezia – è il 24 ottobre 2024. Su Fori Imperiali, invece, la società costruttrice sta aspettando che Roma Metropolitane approvi una variante che servirebbe a sistemare alcuni reperti trovati durante gli scavi. È atteso anche un intervento della Soprintendenza archeologica.


Infine, i lavori di scavo della galleria fino a piazza Venezia sono sostanzialmente conclusi. Le “talpe” meccaniche, dei grossi macchinari piuttosto complessi da mantenere, sono state smontate. Rimane ancora da decidere il destino della stazione che dovrebbe essere costruita a piazza Venezia. Il progetto di Metro C Spa è stato consegnato da 6 mesi, e Roma Metropolitane l’ha inviato al ministero dei Trasporti lo scorso 15 gennaio.