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  • Lunedì 25 gennaio 2021

Cosa si dice delle Olimpiadi estive di Tokyo

Le voci su un rinvio pubblicate dal Times sono state smentite, ma si inizia a discutere di quanto siano fattibili tra soli sei mesi

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La bandiera olimpica installata su una piattaforma vicino all'isola artificiale di Odaiba, nella baia di Tokyo (AP Photo/Eugene Hoshiko)

Negli ultimi giorni le Olimpiadi estive di Tokyo, in programma dal 23 luglio all’8 agosto 2021 dopo il rinvio deciso l’anno scorso per la pandemia, sono tornate a essere un argomento di dibattito dopo che un articolo del Times, citando fonti interne al governo giapponese, aveva anticipato l’intenzione del governo di annullarle. Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e il governo giapponese hanno smentito categoricamente l’ipotesi del Times, che sembra per il momento poco plausibile anche per altri motivi. Ma la discussione su quanto siano davvero realizzabili delle Olimpiadi tra sei mesi, quando presumibilmente non saremo ancora usciti dalla pandemia, è stata riaperta.

«Nessuno vuole essere il primo a dirlo ma l’opinione diffusa è che sia troppo complicato, e personalmente non credo che si faranno» sono le parole attribuite dal Times, il più importante giornale del Regno Unito, a un autorevole membro della coalizione di governo, rimasto anonimo. L’obiettivo, secondo il Times, sarebbe ora quello di concentrare gli sforzi sulla prossima candidatura, ovvero i Giochi del 2032 (nel 2024 si terranno a Parigi e nel 2028 a Los Angeles). In un comunicato pubblicato venerdì 22 gennaio, il CIO ha smentito la versione del Times – senza citarlo esplicitamente – e ribadito che le Olimpiadi si faranno, come da programma e con il pieno sostegno del primo ministro Yoshihide Suga.

Un altro membro del governo, il vice capo di gabinetto Manabu Sakai, ha detto che non c’è niente di vero nell’ipotesi dell’annullamento. E Yuriko Koike, governatrice di Tokyo, dove è in corso una grave terza ondata di coronavirus, ha sostenuto l’opportunità di agire legalmente contro la stampa responsabile della circolazione della notizia. Altre considerazioni inducono a dubitare della versione riportata dal Times. Tokyo infatti ha già speso oltre 20 miliardi di euro per organizzare le Olimpiadi, in gran parte soldi pubblici, ha ricordato Stephen Wade di Associated Press. L’idea che si stia ora concentrando sulla candidatura del 2032 – tra più di dieci anni – appare improbabile, considerati i costi di manutenzione della infrastrutture e quelli di un’eventuale rinegoziazione di tutti i contratti di locazione.

L’evoluzione recente del quadro pandemico e i ritardi imprevisti nell’avvio del piano vaccinale contribuiscono tuttavia a rendere sensato e rilevante il dibattito sulla fattibilità dei Giochi, al netto delle smentite degli organi responsabili e del governo giapponese. Il Giappone è generalmente considerato uno dei paesi che hanno gestito meglio gli effetti dell’epidemia, ma Tokyo – un’area metropolitana di 35 milioni di persone – sta faticando a contenere i contagi relativi all’ondata più recente ed è in stato di massima allerta. E la popolarità del primo ministro Yoshihide Suga ne sta in parte risentendo. In diversi sondaggi citati da Associated Press, l’80 per cento dell’opinione pubblica si è espresso a favore di un rinvio o di un annullamento dei Giochi estivi.

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Si stima che le Olimpiadi estive coinvolgeranno circa 11mila atleti e decine di migliaia di allenatori, membri degli staff, funzionari, giudici e addetti. Altri 4.400 atleti parteciperanno alle Paralimpiadi, in programma dal 24 agosto al 5 settembre. L’unico modo per ospitare i Giochi in completa sicurezza, concretamente, sarebbe che la popolazione giapponese (127 milioni di persone) ci arrivasse in buona parte vaccinata, così come tutti quelli che entrerebbero nel paese dall’estero. È una prospettiva altamente improbabile, considerando le recenti dimissioni del capo del programma vaccinale del Giappone. «Ci stiamo preparando per cominciare le vaccinazioni alla fine di febbraio» ha detto il nuovo responsabile Taro Kono. Il tempo a disposizione sarà quindi di meno di cinque mesi.

«Allo stato attuale non abbiamo alcuna ragione di credere che i Giochi Olimpici non si apriranno il 23 luglio allo stadio nazionale olimpico di Tokyo», ha detto la settimana scorsa il presidente del Comitato olimpico Thomas Bach, aggiungendo che al momento non esiste nemmeno alcun “piano B”. Ha inoltre chiarito che gli organizzatori hanno ora a disposizione strumenti di controllo e di prevenzione che certamente non avevano dieci mesi fa. Le misure del CIO – non diversamente da quanto fatto da altri enti organizzatori di eventi sportivi negli ultimi tempi – si concentreranno su test, quarantene, distanziamento fisico e isolamento degli atleti, ai quali il CIO ha intanto suggerito di vaccinarsi senza – per il momento – richiederlo espressamente.

I segnali provenienti dai tornei di altre discipline non sono del tutto incoraggianti. Gli organizzatori degli Australian Open hanno prenotato una quindicina di voli charter per trasportare giocatori e staff da varie parti del mondo, prevedendo per tutti un periodo di quarantena in albergo all’arrivo. Alcuni dei passeggeri sono risultati positivi al coronavirus, e tra questi ci sono almeno quattro atleti.

All’inizio della settimana scorsa un membro del CIO, Richard Pound, aveva parlato della possibilità che i Giochi si disputino senza pubblico a parte quello televisivo. Circa il 73 per cento dei ricavi del CIO deriva dalla vendita dei diritti di trasmissione degli eventi, scrive Associated Press, e in questo senso una manifestazione “a porte chiuse” sarebbe certamente preferibile rispetto a un annullamento. Un annullamento che, inoltre, per molti atleti comporterebbe la rinuncia a qualsiasi speranza di ottenere un riconoscimento alle Olimpiadi, per ragioni anagrafiche.

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Uno degli aspetti più contestati riguardo alla decisione del CIO di posticipare i Giochi, a marzo 2020, fu la scarsa tempestività nella comunicazione del rinvio. Alcuni atleti criticarono l’ostinazione con cui il CIO per settimane continuò a ribadire che i Giochi si sarebbero svolti regolarmente, rendendo quindi necessario per gli atleti proseguire gli allenamenti in vista delle gare. Alla fine furono i comitati olimpici dei singoli paesi – Australia e Canada, i primi – a ritirare le partecipazioni dei loro atleti, non lasciando di fatto al CIO altra scelta che posticipare i Giochi. Nessun paese stavolta ha ancora annunciato di voler ritirare gli atleti, ma alcuni leader di governo, tra i quali il primo ministro australiano Scott Morrison, hanno sollevato qualche perplessità in merito alle possibilità del Giappone di ospitare regolarmente l’evento.