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  • Domenica 24 gennaio 2021

In Portogallo si vota per il presidente

Sarà rieletto il conservatore Marcelo Rebelo de Sousa, dicono i sondaggi, e bisognerà tenere d'occhio la crescita dell'estrema destra

Marcelo Rebelo de Sousa (Carlos Alvarez/Getty Images)
Marcelo Rebelo de Sousa (Carlos Alvarez/Getty Images)

Oggi in Portogallo si tengono le elezioni presidenziali, che secondo tutti i sondaggi realizzati finora saranno vinte dall’attuale presidente, Marcelo Rebelo de Sousa, di centrodestra. Il vantaggio di de Sousa, che è di circa 50 punti percentuali dalla sua più diretta concorrente, Ana Gomes, dovrebbe permettere al presidente di essere rieletto direttamente al primo turno, senza ricorrere al ballottaggio, come era già successo alle ultime elezioni tenute nel gennaio 2016. In Portogallo si confermerebbe quindi una situazione anomala – presidente conservatore e governo socialista – che potrebbe complicarsi con la probabile forte crescita di Chega, partito di estrema destra nato alla metà del 2019.

Il Portogallo è definito un sistema semi-presidenziale. Significa che il presidente portoghese non ha un ruolo prevalentemente cerimoniale, come succede in molti sistemi politici europei, tra cui l’Italia: ha competenze su diversi temi, per esempio sulla sicurezza nazionale e sulla politica estera. Allo stesso tempo, non detiene tutti i poteri previsti da altri sistemi semi-presidenziali molto più forti, tra cui quello francese.

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Quando si candidò alla presidenza, nel 2016, de Sousa era docente universitario e non aveva incarichi politici: era un ex conduttore e opinionista di talk show politici che aveva deciso di presentarsi come un conservatore moderato e affidabile.

Negli ultimi anni la sua popolarità è rimasta molto alta, probabilmente anche grazie alla rapida e significativa ripresa del Portogallo dopo la terribile crisi economica di dieci anni fa. Il fatto che il paese sia stato preso più volte come un modello ha contribuito a cristallizzare l’attuale situazione politica, piuttosto anomala, con un presidente di centrodestra e un primo ministro, António Costa, di sinistra.

Secondo gli ultimi sondaggi pubblicati dal quotidiano Publico, e realizzati dall’Universidade Católica, grande università privata con sedi in diverse città portoghesi, de Sousa avrebbe oggi il 63 per cento dei consensi: è appoggiato sia dal Partito popolare, sia dal Partito Social Democratico, entrambi di centrodestra. Nonostante abbia perso qualcosa rispetto a dicembre, quando era dato al 68 per cento, de Sousa mantiene ancora un enorme margine su Ana Gomes, europarlamentare fino al 2019 ed esponente del Partito socialista, lo stesso di António Costa.

Gomes, data al 14 per cento, sembra giocarsi il secondo posto con André Ventura, leader del partito di estrema destra Chega, la forza politica che potrebbe essere la vera novità di queste elezioni.

Marine Le Pen insieme ad André Ventura a Lisbona (EPA/ANDRE KOSTERS)

La crescita di Chega è particolarmente rilevante perché fino a un paio di anni fa ci si riferiva al Portogallo come a un’eccezione nella scena politica europea, per la mancanza di partiti di estrema destra. Come ha scritto l’analista politica Mariana Mendes sul blog della London School of Economics and Political Science, «la crescita improvvisa del partito [Chega] ha già provocato delle scosse nel sistema partitico portoghese».

Dopo pochi mesi dalla sua fondazione, nell’ottobre 2019, Chega aveva conquistato un seggio nel parlamento portoghese, ottenendo l’1,3 per cento dei voti. Un anno dopo, nell’ottobre 2020, si era ritagliato un ruolo rilevante nella scena politica regionale delle Azzorre, grazie al 5 per cento dei voti alle elezioni locali. Chega non era entrato nel nuovo governo di centrodestra, ma aveva dato una specie di appoggio esterno in cambio di alcune richieste specifiche.

Secondo Mendes, le dinamiche viste nella politica regionale delle Azzorre sono state importanti perché hanno mostrato come un accordo di questo tipo potrà essere possibile anche a livello nazionale, senza che si consolidi la politica del cosiddetto “cordone sanitario”, un’espressione che si riferisce all’intesa informale tra tutti i partiti di centrosinistra e centrodestra di un paese di non fare accordi nazionali o locali con partiti apertamente di estrema destra (nel corso degli anni il “cordone” è stato violato in Italia, tra gli altri).

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Negli ultimi mesi i consensi verso Chega e il suo leader, André Ventura, sono cresciuti notevolmente, scombinando gli equilibri della destra portoghese. Alle elezioni di domenica, Ventura è dato al 10 per cento, solo quattro punti percentuali in meno di Gomes, candidata dei Socialisti, e cinque punti avanti a João Ferreira, europarlamentare e candidato del Partito comunista. Chega sembra poter diventare il quarto partito del Portogallo, non troppo distante dal terzo.

Nonostante le elezioni presidenziali siano state fissate per domenica, molte persone in Portogallo hanno già iniziato a votare. Il governo ha infatti messo a punto un piano per permettere il voto in sicurezza per gli elettori costretti alla quarantena a causa dell’epidemia da coronavirus, così come per gli anziani ospitati nelle case di riposo del paese. Anche per domenica sono state previste misure eccezionali per garantire lo svolgimento corretto del voto in una situazione in cui è ancora in vigore il lockdown a causa del COVID-19.