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  • Venerdì 22 gennaio 2021

Breve guida ai servizi segreti italiani

Da giovedì sera Conte non ne ha più la delega: che compiti hanno e come sono organizzati

La sede dei servizi segreti italiani a piazza Dante, a Roma (YouTube/Sicurezza Nazionale)
La sede dei servizi segreti italiani a piazza Dante, a Roma (YouTube/Sicurezza Nazionale)

Giovedì sera il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha affidato la delega ai servizi segreti a Pietro Benassi, suo consigliere diplomatico e già ambasciatore a Berlino tra il 2014 e il 2018. La questione della delega ai servizi segreti era tra le cause della crisi di governo provocata da Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, che aveva criticato più volte Conte per avere tenuto la delega da quando entrò in carica nel 2018. Dopo le pressioni ricevute, Conte lunedì ha annunciato alla Camera – mentre riferiva sulla crisi – che avrebbe scelto una persona di fiducia a cui affidare la delega.

Dal 2007, infatti, il sistema dei servizi segreti civili e militari è competenza del presidente del Consiglio o di un’autorità da lui delegata, mentre prima erano affidati a due ministeri, Interno e Difesa. Da allora quasi tutti i presidenti hanno scelto di delegare: solo Paolo Gentiloni non lo fece, dopo essere diventato presidente del Consiglio nel dicembre del 2016.

Per capire come sono organizzati e a cosa servono i servizi segreti, facciamo un passo indietro.

Un po’ di storia

La raccolta sistematica di informazioni su potenziali pericoli interni ed esterni al Paese, per come la conosciamo oggi, cominciò ufficialmente in Italia nel 1863, quando fu costituito il primo “Ufficio Informazioni”. Era sotto l’autorità dello stato maggiore dell’esercito, ma ottenne scarsi risultati e venne presto smantellato. Ci si riprovò nel 1900, e da allora furono creati molti uffici alle dipendenze di diversi ministeri, spesso in conflitto fra di loro, con l’obiettivo prevalente di fare spionaggio in tempo di guerra, e anche occuparsi dell’ordine pubblico, accanto alle forze di polizia. 

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Dopo la Seconda guerra mondiale i servizi segreti italiani furono riformati: fu creato il SIFAR (Servizi Informazione Forze Armate), che durò fino al 1965, quando fu smantellato a causa di un’attività di dossieraggio sulla classe dirigente italiana compiuta in collaborazione con la CIA. Nel frattempo, nonostante i servizi militari si occupassero anche della sicurezza interna, era stato costituito l’Ufficio affari riservati, alle dipendenze del ministero dell’Interno: la frammentazione quindi continuò anche nel secondo dopoguerra.

Il 1977 è l’anno di una nuova riforma: vennero creati il SISMI (Servizio per le informazioni e la sicurezza militare) e il SISDE (Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica), ufficializzando così la presenza di due ambiti del sistema di raccolta di informazioni riservate. Soprattutto, furono creati un comitato parlamentare di controllo sulle attività dei due servizi segreti, per assicurare una maggiore trasparenza sul loro operato, e un comitato esecutivo per coordinarne le attività.

I servizi segreti oggi

Il SISMI e il SISDE non esistono più. L’intero sistema fu profondamente riformato ancora una volta nel 2007 e fu creato il Servizio di informazione per la sicurezza della Repubblica (SISR), un organo che fa da raccordo tra le istituzioni politiche e gli enti esecutivi che si occupano di informazioni e sicurezza nazionale: ne fanno parte il presidente del Consiglio, l’Autorità delegata dal presidente, il CISR (Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica), il DIS (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), l’AISE (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) e l’AISI (Agenzia informazioni e sicurezza interna).

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In pratica, i compiti che svolgevano il SISDE e il SISMI adesso sono svolti rispettivamente dall’AISI e dall’AISE. La prima si occupa delle minacce alle istituzioni democratiche e agli interessi nazionali, e di fare controspionaggio (cioè spiare chi ci spia) all’interno del territorio italiano. Il secondo si occupa delle minacce che provengono dall’esterno, e di fare controspionaggio fuori dal territorio italiano.

Il DIS si occupa di coordinare le attività delle due agenzie ed è anche una sorta di “cabina di regia” del presidente del Consiglio o dell’Autorità delegata: tra le sue funzioni c’è anche quella di coordinare le informazioni che riguardano la sicurezza informatica del paese.

L’Autorità delegata viene scelta dal presidente del Consiglio che gli affida i compiti di gestione del sistema, e può essere un sottosegretario o un ministro senza portafoglio. L’Autorità delegata è comunque tenuta a confrontarsi costantemente con il presidente del Consiglio e informarlo sul lavoro che svolge.


Infine, il CISR è un organismo di cui fanno parte i ministri più importanti (Esteri, Interni, Difesa, Giustizia, Economia, Sviluppo economico) e si occupa di deliberare il bilancio delle varie agenzie e dipartimenti, e di fare proposte utili alle attività dei ministeri.

C’è anche un altro organo molto importante che non fa parte del SISR, ma che lo controlla: è il COPASIR (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), di cui fanno parte 5 deputati e 5 senatori, scelti in modo tale da riflettere in modo equilibrato maggioranza e opposizione. Il COPASIR si occupa di controllare le attività dei servizi segreti e di verificare che siano svolte nel rispetto delle leggi e nell’interesse della nazione. Per svolgere la sua funzione di controllo, il COPASIR ha ampi spazi di manovra: può acquisire informazioni e documenti tanto dal SISR quanto dai magistrati, e può chiedere di ascoltare tutti i principali responsabili del sistema dei servizi, a partire dal presidente del Consiglio, passando per i ministri del CISR e per i dipendenti delle agenzie.

Negli ultimi anni l’attività svolta dai servizi segreti è molto cambiata: se una volta si basava soprattutto sulla costruzione di un’identità falsa – operazione abbastanza semplice in passato – oggi la questione si è fatta più complessa a causa di internet e dei social network, che sostanzialmente sono uno strumento di verifica (per quanto superficiale) a disposizione di tutti. Inoltre, il mondo è profondamente e velocemente cambiato negli ultimi decenni, e di conseguenza anche le attività di raccolta delle informazioni.

Per affrontare quelle che sono state definite le “nuove sfide” della globalizzazione, i servizi segreti italiani hanno incluso dal 2007 due nuovi campi in cui svolgere le attività: la finanza e la sicurezza informatica. Su quest’ultimo aspetto, il governo avrebbe anche voluto creare un istituto apposito, per il quale aveva stanziato 10 milioni nella bozza di legge di bilancio lo scorso novembre. Italia Viva e una parte del Partito Democratico avevano però protestato, dicendo che un tema così importante non poteva essere una voce della legge di bilancio e andava esaminato separatamente: per il momento la discussione è rimasta in sospeso.