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  • Venerdì 22 gennaio 2021

Non è chiaro se si possa andare in montagna in zona arancione

Il DPCM e le FAQ sono ambigue a riguardo, e perfino le autorità sembrano confuse su questo tipo di spostamenti

ANSA/JESSICA PASQUALON
ANSA/JESSICA PASQUALON

Non è chiaro se le ultime restrizioni sugli spostamenti decise dal governo per contenere l’epidemia da coronavirus permettano o meno di uscire dal proprio comune per andare a fare una gita in montagna, nelle regioni classificate come “arancioni”. È una domanda circolata estesamente in questi giorni tra gli appassionati di escursionismo e scialpinismo che vivono per esempio in Piemonte e Veneto, ma alla quale attualmente non sembra esserci una risposta chiara.

Il testo dell’ultimo DPCM con le restrizioni agli spostamenti per contenere l’epidemia da coronavirus, e le risposte alle domande più frequenti (FAQ) che ha successivamente pubblicato il governo per chiarire i dubbi, sono molto ambigue al riguardo, e sono state interpretate in modo diverso. Perfino le questure e le prefetture del Nord Italia non sembrano avere le idee chiare su come interpretare il DPCM.

Le uniche cose certe sono che chi è in una regione rossa non può uscire dal proprio comune per andare a fare una gita in montagna, e che può farlo invece chi è in area gialla, senza uscire dalla propria regione o provincia autonoma. Ma la domanda a cui manca al momento una risposta è se sia consentito uscire dal proprio comune per andare a fare una gita in montagna nelle regioni arancioni, rimanendo nella propria regione.

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Il DPCM del 14 gennaio vieta gli spostamenti fuori dal proprio comune nelle regioni arancioni, a parte quelli giustificati da motivi di salute, lavoro o necessità, o per rientrare a casa. Però nella sezione “Spostamenti” delle FAQ del governo per le zone arancioni è spiegato che è «possibile recarsi in un altro Comune, dalle 5.00 alle 22.00, per fare attività sportiva solo qualora questa non sia disponibile nel proprio comune (per esempio, nel caso in cui non ci siano campi da tennis), purché si trovi nella stessa regione o provincia autonoma». Suggerendo che sia possibile spostarsi se nel proprio comune, per esempio, non c’è la neve e quindi non si può fare una escursione con le racchette.

In un’altra sezione delle FAQ, quella espressamente dedicata all’attività sportiva e motoria, si legge però una cosa ancora diversa. E cioè che per svolgere l’attività sportiva, esclusivamente all’aperto, nelle regioni in zona arancione, si può andare «presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, del proprio comune o, in assenza di tali strutture, in comuni limitrofi». Un’interpretazione di questa risposta è che la possibilità di spostamento per l’attività sportiva non sia concessa su tutto il territorio regionale, ma limitata ai comuni limitrofi, cioè confinanti, a quello dove si vive.

Il Piemonte, zona arancione, è una delle regioni in cui l’attività degli sport invernali è più diffusa. Mercoledì, prima della pubblicazione delle FAQ, La Stampa aveva pubblicato un’intervista al questore di Cuneo Nicola Alfredo Parisi che aveva detto che il testo del DPCM vietava le gite in montagna fuori dai confini del proprio comune, nelle regioni arancioni. Il questore Parisi, dopo essersi consultato con alcuni colleghi, ha detto al Post che alla luce delle FAQ la sua nuova interpretazione è che lo spostamento fuori dal comune per svolgere attività sportiva sia concesso, se quella determinata attività non è possibile nel proprio comune di residenza, fino al luogo “più vicino” che permetta di praticarla. L’aggettivo “limitrofo” della FAQ della sezione “Attività motoria e sportiva” andrebbe quindi interpretato con il significato di “più vicino” e non di “confinante”.

È evidente che un’interpretazione come quella fornita dalla questura di Cuneo diventerebbe piuttosto complicata da spiegare e far rispettare, per le variabili coinvolte: il posto “più vicino” al proprio comune per fare una escursione con le racchette da neve o con gli sci da scialpinismo è spesso difficile da individuare.

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In Veneto comunque c’è un’interpretazione diversa, ha spiegato una prefettura locale al Post. Le FAQ, ritengono le prefetture venete, permettono gli spostamenti fuori dal comune per l’attività all’aperto, come le ciaspolate. Il passaggio sui “comuni limitrofi” è da interpretarsi come riferito ai “centri sportivi”: per giocare a tennis, ad esempio, si deve andare nel comune più vicino in cui sono disponibili i campi.

Il Post ha chiesto chiarimenti su come interpretare le regole anche alla prefettura di Torino, e alla questura di Biella, senza ricevere per il momento risposta. Il 1500, il numero di pubblica utilità sul coronavirus istituito dal governo, non ha saputo dare una risposta.

Al momento, insomma, sembra plausibile che l’interpretazione delle regole possa cambiare da prefettura a prefettura, e quindi di provincia in provincia. E che quindi lo stesso spostamento possa essere considerato lecito o meno, a seconda di chi fa il controllo.

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Anche perché stanno circolando sui giornali e sui social network interpretazioni permissive, tra cui alcune di una certa autorevolezza. Per esempio l’Uncem, l’Unione nazionale dei comuni comunità enti montani, ha annunciato che le FAQ del governo hanno aperto agli spostamento liberi all’interno del territorio regionale per fare attività sportiva in montagna: «Si possono fare ciaspolate e gite di sci alpinismo, come passeggiate, naturalmente con regole connesse al distanziamento e alla prevenzione».

In Valle d’Aosta, un’ordinanza del 17 gennaio del presidente Erik Lavevaz, viste le ridotte dimensioni della regione, prevede che gli spostamenti fra i comuni fra le 5 e le 22 siano permessi su tutto il territorio regionale, Aosta compresa. Per quanto riguarda le attività sportive e motorie all’aperto una nota della regione ha specificato che «è possibile svolgerle purché nel rispetto della distanza di sicurezza personale: tra le attività consentite figurano anche lo sci alpinismo e le ciaspolate. La raccomandazione a tutti coloro che decidono di fare attività motoria e sportiva all’aperto è di prestare la massima attenzione a non provocare situazioni emergenziali che possono sovraccaricare il sistema del soccorso».