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  • Mercoledì 20 gennaio 2021

La questione degli spostamenti verso le seconde case in un’altra regione

Un'ambiguità nell'ultimo DPCM è stata interpretata in senso permissivo dai giornali, senza che il governo intervenisse per chiarire

(Cecilia Fabiano/LaPresse)
(Cecilia Fabiano/LaPresse)

Da diversi giorni sui giornali e ai telegiornali è stato dato molto spazio a un’ambiguità contenuta nell’ultimo DPCM con le restrizioni per contenere l’epidemia da coronavirus, che riguarda la possibilità o meno di andare in una seconda casa in una regione diversa da quella in cui ci si trova. È un dibattito che riguarda evidentemente una minoranza di persone: nemmeno quelle che possiedono o affittano una seconda casa, ma il sottoinsieme di quelli che ne possiedono o affittano una in un’altra regione rispetto a quella in cui risiedono. Ma l’insistenza con cui si è parlato di quest’ambiguità del DPCM ha creato un caso intorno alla questione, che avrebbe potuto essere chiarita definitivamente solo dal governo: da cui però non è ancora arrivata una versione ufficiale.

In sostanza, nel testo dell’ultimo DPCM non c’è alcun riferimento esplicito alle seconde case quando si parla di spostamenti tra regioni, mentre in quello precedente il divieto di andare in una seconda casa in un’altra regione era ben esplicitato. Dall’assenza di questo divieto, prima il Corriere della Sera e poi molti altri giornali e telegiornali hanno dedotto che raggiungere una seconda casa in un’altra regione fosse ora consentito. Questa interpretazione si è diffusa piuttosto in fretta, perché nel frattempo i giornali hanno riportato conferme ufficiose da parte di “fonti di Palazzo Chigi”.

All’inizio era sembrata una deduzione piuttosto ardita, visto che lo stesso DPCM vieta gli spostamenti tra regioni anche in zona “gialla”, se non per motivi di lavoro, di salute o di necessità. A logica, una deroga che permettesse di raggiungere le seconde case anche in altre regioni, e quindi in teoria di attraversare l’Italia dalla Lombardia, zona rossa, alla Sicilia, altra zona rossa, avrebbe dovuto essere perlomeno specificata.

Il problema è che, oltre al DPCM poco chiaro, a cinque giorni di distanza il governo non ha ancora pubblicato le relative risposte alle domande frequenti (FAQ), che spesso in passato erano state usate per chiarire i dubbi emersi dai testi dei decreti e dei DPCM. Finora dal governo sono arrivate solo risposte ufficiose e non definitive.

(Mauro Scrobogna /LaPresse)

Nel DPCM dello scorso 3 dicembre, parlando degli spostamenti tra regioni, si diceva che «è comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, con esclusione degli spostamenti verso le seconde case ubicate in altra regione o provincia autonoma». Nel nuovo DPCM, invece, si legge che «è comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione», senza nessuna precisazione sulle seconde case. Da questa assenza il Corriere della Sera aveva avanzato l’ipotesi che questi spostamenti fossero di nuovo consentiti. Citando poi fonti del governo, aveva confermato l’interpretazione, scrivendo che «per abitazione si intende dunque anche una seconda dimora, anche in affitto, che si trovi in una regione in fascia gialla, arancione o rossa».

La conferma del governo è stata comunque solo ufficiosa, probabilmente perché non c’è ancora una posizione precisa, come apparentemente dimostrato anche dal ritardo di pubblicazione delle FAQ. Anche gli operatori che rispondono al 1500, la linea di pubblica utilità del ministero della Salute, danno spiegazioni discordanti: nei giorni scorsi dicevano che gli spostamenti erano vietati, oggi invece chiariscono che è possibile raggiungere le seconde case di proprietà oppure affittate per lunghi periodi, e che può spostarsi solo il nucleo famigliare.

Nel frattempo il sito del governo dove dovrebbero comparire le FAQ riporta questo avviso: «La sezione FAQ è attualmente in aggiornamento in seguito all’entrata in vigore dei citati decreti. Le risposte qui riportate sono relative alle disposizioni in vigore fino allo scorso 15 gennaio».

I DPCM e i decreti sulle restrizioni esistono nella misura in cui sono applicati negli eventuali controlli delle forze di polizia, che devono adattare testi di pochi pagine alla regolamentazione di tantissimi casi diversi ogni giorno. Per questo il modo in cui applicare le restrizioni si basa sulle interpretazioni date dalle circolari ministeriali e dai prefetti, che forniscono le linee guida su come comportarsi alle forze dell’ordine. Ma finora la questione delle seconde case non è ancora stata chiarita nemmeno in queste circolari. In quella inviata ai prefetti dal capo di gabinetto del ministero dell’Interno, Bruno Frattasi si dice solo che viene confermata «la previsione delle già vigenti limitazioni di spostamento tra regioni o province autonome diverse – con la consueta eccezione di quelli motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute, nonché dal rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione».

Achille Variati, sottosegretario all’Interno, ha dato la versione del suo ministero intervenendo durante la trasmissione 24Mattino di Radio24, confermando – seppur di nuovo in una versione abbastanza ufficiale  – l’interpretazione emersa sui giornali. «Si può sempre, eccetto nelle ore di coprifuoco, tornare nella propria residenza o abitazione, una seconda casa è un’abitazione e non è esplicitato nel nuovo DPCM il divieto di andare nella seconda casa purché si tratti di una propria proprietà o ci sia comunque un contratto di affitto, ergo è possibile spostarsi». Variati ha anche specificato che «se la casa è proprietà di un altro anche se parente non può essere considerata seconda casa, ovviamente la norma può essere oggetto di una precisazione, al momento non prevista».

Secondo Repubblica, la confusione degli ultimi giorni è dovuta a due diverse posizioni di ministero della Salute e ministero dell’Interno. Il ministero della Salute avrebbe confermato il divieto di spostamento verso le seconde case fuori regione, mentre il ministero dell’Interno e la presidenza del Consiglio sono stati fin da subito su posizioni più permissive. «Per non sbugiardare nessuno, il risultato è il pasticcio di una circolare che non chiarisce, e di un’interpretazione che non arriva se non, finalmente, per via orale», scrive Repubblica.

È difficile pensare che, qualunque fosse l’intenzione iniziale, il governo adesso possa decidere senza tenere in considerazione il fatto che da giorni la possibilità di andare in una seconda casa in un’altra regione è stata presentata come praticamente certa sui giornali e sulle televisioni.