Come funzionerà la riapertura delle scuole superiori

Dal 7 gennaio riprenderanno le lezioni in presenza per il 50% degli studenti, ma con alcune novità e differenze tra regioni e province

(ANSA/QDS)
(ANSA/QDS)

Come era stato annunciato dal governo, il 7 gennaio comincerà la riapertura delle scuole secondarie di secondo grado (le superiori), che da inizio novembre erano state chiuse per il peggioramento dell’epidemia da coronavirus. La riapertura per le lezioni in presenza, come si sapeva, sarà parziale e con diverse novità e differenze tra regioni e province: varrà però per tutte le scuole la regola di non superare il 50 per cento dell’attività in presenza almeno fino al 15 gennaio. Poi si dovrebbe arrivare al 75 per cento, ma non è chiaro se questo accadrà già dal 16 gennaio o più avanti. Una parte della didattica continuerà comunque a distanza.

Una nota diffusa il 31 dicembre dal ministero dell’Interno ha fatto un riassunto di quali siano le regole decise per la riapertura delle scuole dai prefetti, a cui in tutta Italia è stata affidata la pianificazione delle riaperture e il coordinamento con scuole ed enti locali.

Oltre alla didattica in presenza ridotta al 50 per cento, per evitare di creare assembramenti le scuole potranno differenziare gli orari di ingresso e di uscita degli studenti. In alcune scuole le classi saranno divise tra quelle che entreranno alle 8 di mattina e usciranno alle 14 e quelle che entreranno alle 10 di mattina ed usciranno alle 16; in altre gli ingressi saranno scaglionati, ma più vicini tra loro. Alcune scuole, in cui l’orario era su cinque giorni, hanno scelto di organizzare lezioni anche di sabato, a turno tra le diverse classi, e per poter meglio gestire i nuovi orari alle scuole è stata data la possibilità di ridurre la durata delle lezioni a 45/50 minuti. Sono infine stati stanziati 300 milioni di euro per finanziare il rafforzamento dei sistemi di trasporto pubblico per garantire agli studenti la possibilità di arrivare a scuola anche con i cambiamenti di orari decisi.

Le regioni in cui per tutte le scuole è stato scelto di differenziare gli orari di ingresso già dal 7 gennaio sono Abruzzo, Calabria, Lazio, Liguria, Lombardia e Puglia. In Campania e Friuli Venezia Giulia gli ingressi saranno differenziati, tranne che nelle province di Benevento e Gorizia dove l’ingresso sarà a turno unico; in Toscana ci sarà la differenziazione degli ingressi tranne nella provincia di Lucca, dove erano già state adottate regole per permettere la flessibilità degli orari di ingresso. Le differenze tra province e regioni sono dovute alle diverse condizioni e ai problemi locali che sono stati affrontati e che hanno a che fare per esempio con il numero di scuole sul territorio e le loro dimensioni.

Nelle Marche, in Piemonte, in Sicilia e in Umbria le scuole riapriranno dal 7 gennaio con un unico turno di ingresso, ma i turni di ingresso e uscita cambieranno quando la didattica in presenza arriverà al 75 per cento. In Basilicata, Emilia-Romagna, Molise, Sardegna e Veneto è stata invece confermata la decisione di rimanere con un unico turno di ingresso e uscita: faranno eccezione solo le province di Cagliari (dove solo per i licei sarà mantenuto il doppio turno di ingresso) e Treviso. In Valle d’Aosta le modalità di riapertura sono state decise da ogni scuola, e avranno regole diverse anche le scuole nelle province autonome di Trento e Bolzano.

Della riapertura delle scuole superiori si parlava di fatto da quando erano state chiuse, il 6 novembre (dopo circa due settimane di apertura con il 75 per cento di didattica a distanza). Da tempo in molti sostenevano la non pericolosità della frequenza scolastica per la diffusione del coronavirus. A metà dicembre, Agostino Miozzo, il coordinatore del Comitato tecnico-scientifico (Cts) che consiglia il governo per le questioni legate all’epidemia da coronavirus, aveva per esempio detto che secondo il Cts non c’era ragione per sospendere le lezioni delle scuole superiori.