Una canzone di A reminiscent drive

Nome complicato inglese, ma roba francese semplice

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, ci si iscrive qui.
Un avviso per tempo: da lunedì della settimana prossima Le Canzoni vanno in una specie di vacanza. Ovvero io mi prendo un mese per smaltire altri progetti, e la newsletter continuerà ad arrivare ogni sera nella forma di repliche delle canzoni scelte un anno fa, che 4 su 5 di voi non hanno mai ricevuto perché non si erano ancora iscritti (al quinto su 5 va la mia gratitudine per la fedeltà e il consiglio di occupare questo mese riascoltando le quasi 300 canzoni spedite finora). Da lunedì 11 gennaio torno in diretta.
Jack Antonoff dei Bleachers ha convinto Bruce Springsteen a fare un altro video (da un concertino) per la loro canzone insieme, Chinatown, di cui dicemmo venti giorni fa.
Rolling Stone ha pubblicato il video di una conversazione tra Elvis Costello e Iggy Pop.
Bob Dylan ha venduto tutte le sue canzoni alla Universal.
Se vi ricordate di Ane Brun, ha fatto un disco nuovo e questa canzone (senza essere irrispettoso, la cosa migliore è il pianoforte).
Il New York Times ha celebrato i 50 anni di Lo-lo-lo-lo-lola! dei Kinks.
Ray Davies racconta che il manager della band passò una notte a ballare in un locale con un travestito, senza accorgersi che era un travestito, e l’idea della canzone venne da lì (simile vicenda sarà poi in “Sbattiamoci” di Renato Zero). Il testo venne alleggerito nella prima versione per le radio, ma solo perché si citava la Coca-Cola e la BBC non volle fare pubblicità: si scelse il più vago “cherry cola”. Diventò la loro canzone più canticchiabile e canticchiata di sempre. (da Playlist)
Perché i pianisti sanno così poco del pianoforte?
Mia cugina Francesca sta traslocando e saltano fuori vecchie cose: mi ha scritto per ringraziarmi di queste che le avevo fatto a occhio e croce quasi quarant’anni fa.

Ambrosia
Siccome della musica “chillout” ho già parlato un’altra volta dopo una serata triestina, la prenderò da un’altra parte, la canzone di stasera.
Jay Alanski è quello che ha scritto diverse canzoni di Lio (ma non Amoureux solitaires), tipo Banana split. È francese, ora ha 65 anni, e ne ha inventate diverse con discreti successi in Francia: alla fine degli anni Novanta si era buttato sull’elettronica e appunto su quel genere “lounge” o “chillout” che andò molto di moda ed ebbe i suoi luoghi di culto a Parigi: il Buddha Bar e l’Hotel Costes. Entrambi pubblicavano “compilation” di quel genere e in diverse di queste finirono dei pezzi di Alanski, che si era dato il nome di battaglia di “A reminiscent drive”. Uno era Ambrosia, che è tra le cose più riuscite di quel volatile e lieve stile – malgrado i borbottii portoghesi – da tenere lì mentre si chiacchiera con gli ospiti (ad avere gli ospiti), e che si riesce persino a canticchiare.


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