• Mondo
  • Domenica 22 novembre 2020

Martinica sta facendo ancora i conti con i danni del clordecone

È un potente pesticida, usato per più di vent'anni nonostante i rischi per la salute delle persone e per l'ambiente fossero noti

Il presidente francese Emmanuel Macron discute con un cittadino della Martinica al suo arrivo nella città di Saint Pierre, durante una visita alle Antille francesi, il 27 settembre 2018. (Thomas Samson, Pool via AP)
Il presidente francese Emmanuel Macron discute con un cittadino della Martinica al suo arrivo nella città di Saint Pierre, durante una visita alle Antille francesi, il 27 settembre 2018. (Thomas Samson, Pool via AP)

A Martinica, isola caraibica che fa parte delle Antille francesi, c’è da tempo un grosso problema di contaminazione del terreno dovuto all’impiego del clordecone, un pesticida utilizzato per decenni nella coltivazione delle banane. Anche se l’elevata tossicità del clordecone era stata dimostrata già alla fine degli anni Settanta, a Martinica è stato utilizzato fino al 1993: secondo gli abitanti del posto le autorità francesi hanno ignorato questa «catastrofe ecologica» troppo a lungo e l’utilizzo diffuso del clordecone ha avuto gravi conseguenze sulla salute della popolazione che sono visibili ancora oggi. Pochi giorni fa il governo ha annunciato un nuovo piano di finanziamenti per bonificare le aree inquinate, individuare le persone avvelenate e aiutare l’economia dell’isola, ma ci sono ancora parecchi dubbi sull’efficacia dell’intervento.

Martinica si trova tra il mar dei Caraibi e l’oceano Atlantico, più o meno 500 chilometri a nord del Venezuela; l’isola fu colonizzata dai francesi a partire dal 1635 e attualmente è un dipartimento d’oltremare della Francia, ovvero dipende dal governo francese e quindi deve rispettare le leggi dell’Unione Europea. Oggi Martinica ha circa 380mila abitanti e la sua principale risorsa economica è l’agricoltura, in particolare la produzione di banane e della canna da zucchero. Fu proprio per combattere i parassiti e ottimizzare i raccolti che a Martinica e a Guadalupa – un’altra isola delle Antille francesi – negli anni Settanta iniziò a essere impiegato regolarmente il clordecone: si è calcolato che dal 1972 al 1993 nei bananeti delle due isole ne siano state spruzzate più di 300 tonnellate.

Nel 1979 l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva classificato il clordecone come altamente nocivo e potenzialmente cancerogeno e negli Stati Uniti il suo utilizzo era stato vietato già nel 1976. Ciononostante nel 1981 la Francia diede l’autorizzazione per continuare a impiegarlo nelle coltivazioni di Martinica e Guadalupa e ne vietò l’uso soltanto nel 1990; sulle due isole il clordecone venne comunque impiegato per altri tre anni su pressione delle associazioni degli agricoltori, che avevano ottenuto l’autorizzazione per terminarne le scorte.

Il clordecone – o kepone – è un composto molto stabile e per via della sua struttura chimica si degrada molto poco o quasi per nulla: questo significa che quando penetra nel terreno ci resta fino a 600-700 anni, contaminando anche la falda acquifera e i raccolti. Per questa ragione, anche se secondo gli esperti le banane e altri frutti che crescono sugli alberi sono sicuri, parte delle terre di Martinica oggi sono incoltivabili.

Oltre ad aver inquinato le terre, il clordecone ha contaminato anche il 56 per cento delle acque dolci di Martinica, soprattutto quelle del nord e della costa atlantica dell’isola, che sono le più sfruttate; inoltre, ha danneggiato i pesci e gli animali acquatici e inquinato diverse fonti di acqua potabile che sono state bonificate soltanto in parte. Tra le altre cose, la contaminazione da clordecone ha portato il governo a vietare la pesca in un terzo delle acque costiere, cosa che ha causato grossi problemi all’economia locale.

– Leggi anche: Biodegradabile non vuol dire quello che pensiamo

Nonostante l’utilizzo del clordecone sia stato vietato più di venticinque anni fa, sono ancora visibili anche le conseguenze che ha avuto sulla salute delle persone.

L’avvocato e attivista ambientalista Louis Boutrin fu uno dei primi a notare il legame tra la contaminazione del pesticida e l’insorgenza di alcuni problemi di salute e malattie a Martinica. Come ha spiegato Boutrin a France24, gli abitanti dell’isola hanno bevuto acqua contaminata e mangiato alimenti prodotti da terreni inquinati per decenni: ancora oggi il 92 per cento della popolazione ha tracce di clordecone nel sangue.

Alcuni studi scientifici hanno dimostrato che l’esposizione al clordecone aumenta sia il rischio di malformazioni nel cervello dei feti, sia lo sviluppo di disturbi motori e cognitivi tra i bambini. In più, è anche stata collegata al grande numero di nascite premature, che a Martinica sono quattro volte di più che in Francia.

Secondo uno studio dell’Istituto francese per la salute e la ricerca medica condotto dal professore Luc Multigner nel 2010, inoltre, il clordecone sarebbe responsabile per il 5-10 per cento dei casi di cancro alla prostata riscontrati a Martinica e Guadalupa: peraltro è proprio su queste due isole che nel 2018 è stato registrato il maggior numero di casi di tumore alla prostata ogni 100mila abitanti: 227 a Martinica e 184 a Guadalupe, più del doppio dei casi riscontrati in Francia.

– Leggi anche: Il disastro ambientale in Kamchatka

Dal 2008 a oggi il governo francese ha periodicamente destinato fondi per bonificare le terre e dare assistenza ai cittadini di Martinica, ma secondo la gente del posto le misure sono state insufficienti e sono comunque arrivate troppo tardi.

Nel settembre del 2018 il presidente francese, Emmanuel Macron, annunciò che avrebbe predisposto un nuovo piano sia per studiare meglio le cause dei disturbi e delle malattie che avevano sviluppato tante persone, sia per accertare le eventuali responsabilità del governo. A fine 2019 una commissione parlamentare di inchiesta aveva concluso che dal 1969 il governo francese aveva sistematicamente ignorato i rischi dell’utilizzo del clordecone per l’uomo e per l’ambiente e aveva raccomandato di risarcire gli ammalati, come anche gli agricoltori e i pescatori che avevano subito danni economici per via della contaminazione – ma del piano non si era ancora saputo nulla.

Alla fine il cosiddetto piano “Clordecone 4” che aveva promesso Macron è stato annunciato lo scorso 18 novembre. Comprende investimenti per 92 milioni di euro che verranno ripartiti tra aiuti economici e progetti volti ad azzerare la presenza del pesticida nel territorio di Martinica, ma che serviranno anche per completare un censimento delle persone che si sono ammalate a causa dell’esposizione al pesticida e presumibilmente a risarcirle. Come ha spiegato Boutrin: «I lavoratori agricoli erano in contatto con il clordecone senza protezione e senza guanti e non ne erano a conoscenza, ma i datori di lavoro e il governo sapevano dei rischi che correvano».

Il nuovo piano del governo tuttavia lascia ancora parecchi dubbi. La senatrice di Martinica Catherine Conconne, per esempio, ha osservato che non è stata chiarita la tempistica di tutti gli interventi annunciati, mentre i deputati Josette Manin e Serge Letchimy, che avevano fatto parte della commissione di inchiesta parlamentare, hanno detto di temere che i fondi saranno ancora una volta insufficienti. Tra le altre cose, stabilire le effettive responsabilità del governo potrebbe essere ancora più complicato perché nel luglio del 2019 è emerso che i documenti relativi alle autorizzazioni per l’utilizzo del clordecone concesse nel 1981 erano andati persi.