• Mondo
  • Domenica 1 novembre 2020

Le altre cose per cui si vota negli Stati Uniti

Oltre al presidente martedì si rinnoverà tutta la Camera e una parte del Senato, ma si voterà anche per governatori, giudici, referendum e sindaci

Un seggio di Milwaukee, Wisconsin, al primo giorno di apertura per il voto anticipato, il 20 ottobre. (Scott Olson/Getty Images)
Un seggio di Milwaukee, Wisconsin, al primo giorno di apertura per il voto anticipato, il 20 ottobre. (Scott Olson/Getty Images)

Martedì, mentre gran parte delle attenzioni di mezzo mondo sarà concentrata sulle elezioni presidenziali, negli Stati Uniti ci saranno anche tutta una serie di altre consultazioni, da quelle più importanti come il rinnovo dei deputati della Camera dei rappresentanti fino ai referendum che riguardano i singoli stati, passando per il Senato e i governatori di molti stati. A seconda di come andranno, alcune di queste elezioni potranno condizionare il mandato del prossimo presidente, che sia Donald Trump o Joe Biden, mentre altre contengono storie notevoli per chi è appassionato di politica americana. Se avete in mente di seguire la notte elettorale in diretta, è utile avere le idee chiare su tutte le cose di cui si parlerà.

– Leggi anche: Cosa dicono gli ultimi sondaggi sulle elezioni americane

Camera
Ogni due anni, sempre a novembre, negli Stati Uniti si vota per rinnovare un pezzo del Congresso, il parlamento composto dalla Camera e dal Senato. I deputati vengono rinnovati interamente una volta ogni due anni, per i senatori invece il mandato dura sei anni, e ogni due ne viene cambiato un terzo circa. Se un presidente ha dalla sua parte il Congresso, i suoi poteri sono molto ampi. Se una o entrambe le camere non lo sostengono, potrà fare molto meno (e il divided government, come viene chiamato, è peraltro la condizione più frequente nella politica americana).

Il Campidoglio a Washington, il palazzo del Congresso. (Samuel Corum/Getty Images)

Per la Camera il voto è diviso per collegi elettorali, territori che possono contare da 525mila abitanti, come il primo collegio del Rhode Island, a poco meno di un milione di abitanti, come quello che corrisponde all’intero stato del Montana. Ciascuno stato ha un numero totale di rappresentanti proporzionale alla popolazione: si va dall’unico deputato del Montana, dell’Alaska o di diversi altri stati, fino ai 53 della California. I collegi vengono ridisegnati ogni dieci anni in modo più o meno arbitrario dalla politica, e l’attuale disegno favorisce molto i Repubblicani.

I candidati dei due principali partiti, il Partito Democratico e quello Repubblicano, vengono scelti solitamente con le primarie di partito, ma possono anche essere nominati durante le convention locali. Non c’è un limite di mandati, e quindi lo stesso deputato può mantenere il suo seggio anche per decenni (e succede), finché i suoi elettori decidono di votarlo.

– Leggi anche: Come Trump guarda la tv

I sondaggi per la Camera sono molto complicati da fare, perché sono di fatto aggregazioni di centinaia e centinaia di rilevazioni sui singoli collegi. I Democratici controllano la Camera, con 232 deputati contro i 198 dei Repubblicani (ci sono 4 seggi vacanti e un indipendente), e salvo sorprese continueranno a controllarla anche dopo le elezioni di novembre.

Senato
Il Senato americano è formato da due senatori per ciascuno stato, indipendentemente dalla popolazione per compensare la scarsa rappresentanza degli stati meno abitati alla Camera. Questa condizione peraltro favorisce tradizionalmente i Repubblicani, che sono più forti negli stati rurali e possono assicurarsi un senatore anche con poche centinaia di migliaia di voti, per esempio in Wyoming.

Martedì rinnoveranno uno dei loro due seggi Alabama, Alaska, Arkansas, Colorado, Delaware, Georgia, Idaho, Illinois, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Maine, Massachusetts, Michigan, Minnesota, Mississippi, Montana, Nebraska, New Hampshire, New Jersey, New Mexico, North Carolina, Oklahoma, Oregon, Rhode Island, South Carolina, South Dakota, Tennessee, Texas, Virginia, West Virginia e Wyoming. Si voterà poi per tutti e due i senatori della Georgia, perché oltre a quella normale ci sarà un’elezione speciale per le dimissioni del Repubblicano Johnny Isakson. E ci sarà un’elezione speciale anche in Arizona, dove si è dimesso il senatore nominato al posto di John McCain, morto nel 2018.

Per il Senato, i sondaggi assomigliano a quelli per le presidenziali, perché vengono fatti ovviamente su base statale. Ci sono seggi che sono già praticamente certi, per il vantaggio nei sondaggi di uno dei candidati e per la storia elettorale dello stato: a questo giro sono 17, 7 per i Democratici e 10 per i Repubblicani. A seconda dei sondaggi, quelli considerati davvero in bilico sono il seggio del Montana, dell’Iowa, del North Carolina e uno dei due della Georgia, ma a questi se ne aggiungono diversi in cui le elezioni sono aperte, pur con un partito in vantaggio: come Arizona, Maine, Minnesota, Michigan, Colorado, South Carolina, New Hampshire, Texas, New Mexico, Kansas, Alabama, Missouri, Alaska e l’altro della Georgia.

Attualmente i Repubblicani controllano il Senato con 53 seggi su 100: secondo le previsioni di FiveThirtyEight, i Democratici hanno circa 3 possibilità su 4 di ottenere il controllo del Senato.

Governatori
Gli stati in cui si elegge il governatore sono il Delaware, l’Indiana, il Missouri, il Montana, il New Hampshire, il North Carolina, il North Dakota, lo Utah, il Vermont, lo stato di Washington e il West Virginia. Si vota anche per i governatori dei territori di Samoa e Porto Rico.

Quella considerata più in bilico è l’elezione in Montana, dove si sfidano il Democratico Mike Cooney, politico locale di lungo corso, e il Repubblicano Greg Gianforte, deputato nazionale e fondatore di una grande azienda di software. Altre elezioni dall’esito non scontato sono quella in Missouri, dove è favorito il Repubblicano Mike Parson, governatore uscente che subentrò al candidato eletto nel 2016 dopo uno scandalo, e quella in North Carolina, dove è favorito il governatore Democratico uscente, Roy Cooper.

Le altre elezioni sono invece considerate già abbastanza certe dai sondaggisti: Washington e Delaware ai Democratici, Utah, North Dakota, Indiana, West Virginia, Vermont e New Hampshire ai Repubblicani.

Parlamenti locali
Negli Stati Uniti ci sono 99 camere legislative statali: tutti gli stati hanno un parlamento bicamerale tranne il Nebraska. Si vota per rinnovarne 86, alcune interamente e altre solo in parte (come per il Senato nazionale). In palio ci sono quasi 6mila seggi.

Corti supreme statali
In 35 stati si vota per rinnovare parte dei seggi – 82 in totale – delle Corti Supreme statali, i più alti tribunali locali dell’ordinamento americano, i cui membri sono scelti in molti modi: in alcuni stati li propone il governatore, come succede con il presidente e la Corte Suprema nazionale, in altri ci sono elezioni con candidati non affiliati ai partiti, e in altri ancora elezioni con candidati Democratici e Repubblicani.

Referendum locali
In corrispondenza di tutte le elezioni negli Stati Uniti si vota normalmente per vari referendum statali: quest’anno ce ne saranno 129 in 35 stati diversi. Si va dalle modifiche alle leggi elettorali alla legalizzazione della marijuana per scopi ricreativi, in Arizona.

Sindaci
Sempre martedì si voterà il sindaco in moltissime città, comprese 29 delle 100 più grandi del paese. Tra queste ci sono Baltimora in Maryland, Phoenix in Arizona, El Paso in Texas, Baton Rouge in Louisiana e Richmond in Virginia. Nessuna vera metropoli.