Una canzone di Joe Cocker

Lui ci ha messo un pianoforte e del suo, ma la storia grossa è quella di chi la scrisse

(Ernesto Ruscio/Getty Images)
(Ernesto Ruscio/Getty Images)

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È infine uscito il disco di Springsteen (qui su Spotify) e posso dirvi che la mia, di preferita, è House of a thousand guitars. Buona per noi che canticchiamo. Ma anche If I was the priest, una di quelle che spiegano la sensazione che il disco suoni come un vecchio disco di Springsteen: è una vecchia canzone di Springsteen.
Don McLean ha parlato col Guardian di American pie, ancora, e di altro.
Oggi sono 50 anni da quando uscì Trespass, ovvero il secondo disco dei Genesis. Che però in un certo senso è anche il primo dei Genesis, ché quello precedente è sempre rimasto un po’ un’anomalia meno coerente con tutto il resto. Ed è l’ultimo senza Phil Collins e Steve Hackett, che arrivarono al giro dopo. Comunque, 50 anni, mezzo secolo. La Stampa qualche giorno fa gli ha dedicato un pezzo lunghissimo. Qui c’è Vision of angels.
Ho un po’ di cose nuove che mi piacciono e che infilerò qui la settimana prossima: intanto questa bella e strana canzone tra il jazz e il folk dei Weather Station, band canadese.

You are so beautiful
Joe Cocker è morto nel 2014, a settant’anni. Aveva avuto diverse vite e stagioni, passando da essere quello che fece una memorabile versione di With a little help from my friends a Woodstock a quello che infilò diversi successi pop nelle classifiche degli anni Ottanta di “musica per adulti“, come gli americani chiamano quei cantanti un po’ stagionati e illustri che cantano cose facili che si vendono molto negli autogrill.

Le sue due cose più riconoscibili sono sempre rimaste la sua voce rauca, innanzitutto, e il suo modo goffo di muoversi davanti al microfono, che fu preso in giro da John Belushi in uno sketch degli anni Settanta: che arrivò a noi adolescenti pisani chissà come, a quei tempi (forse attraverso delle registrazioni pirata del Saturday Night Live ottenute dal canale che avevamo intercettato e che trasmetteva per i militari americani del Camp Darby), insieme a un’altra serie di cose sue, una delle quali mi fa ripetere all’infinto “cheeseburger, chesseburger, cheeseburger” tuttora ogni volta che leggo “cheeseburger” su un menu (tutti pensano che io sia scemo, comprensibilmente).

E insomma, per dire che Joe Cocker mi è sempre stato simpatico, che però è diverso dall’entrare nel tuo cuore con la musica. Cosa che con me fece solo nel 1993, per via di quella scena di Carlito’s way, e chi di voi è innamorato di Carlito’s way sa di cosa parlo (De Palma va forte in questa newsletter, avrete notato).
Poi è anche sui titoli di coda, ricorderete. Chi non ricorda non clicchi, e si riveda il film da capo.
Sono vecchio per fare queste cose.

La canzone l’aveva scritta Billy Preston, cantautore con una biografia pazzesca iniziata prestissimissimo: poi coi grandi del soul, poi suonò coi Beatles in Let it be (risultando persino coautore di Get back, ed era con loro nel concerto sul tetto); era un grandissimo tastierista ma ebbe successi propri con cose più leggere, di quelle che passavano molto le radio negli anni Settanta. E la sto facendo molto breve, sulla vita che ebbe Billy Preston.
Comunque, la sua versione di You are so beautiful è del 1974 ed era già ottima, a parte l’incipt (c’è una voce mai risolta che Dennis Wilson dei Beach Boys l’avesse aiutato). Cocker la registrò subito dopo, mettendoci un pianoforte al posto giusto.
L’aneddoto buffo che gira è che Preston l’avesse scritta pensando a sua madre, e poi scoprì che Sam Moore (ovvero Sam Moore di Sam & Dave) la cantava per fare colpo sulle ragazze e gli disse “Ma questa è una canzone su mia madre!”.
(ok, con questo mi è venuto in mente Terapia e Pallottole: finiamola qui e godetevi la canzone)

You are so beautiful
To me
Can’t you see
You’re everything I hoped for
You’re everything I need
You are so beautiful
To me


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