In Polonia è stato vietato l’aborto anche in caso di malformazione del feto

Sul tema il paese aveva già una delle legislazioni più restrittive d’Europa

Attiviste per la libertà di scelta sull'aborto di "Women Strike" partecipano a una protesta davanti alla Corte costituzionale polacca, a Varsavia, in Polonia, giovedì 22 ottobre 2020 (AP Photo/Czarek Sokolowski)
Attiviste per la libertà di scelta sull'aborto di "Women Strike" partecipano a una protesta davanti alla Corte costituzionale polacca, a Varsavia, in Polonia, giovedì 22 ottobre 2020 (AP Photo/Czarek Sokolowski)

Giovedì 22 ottobre la Corte costituzionale polacca ha stabilito che l’aborto per gravi malformazione del feto viola la Costituzione. La Polonia aveva già una delle legislazioni sull’aborto più restrittive d’Europa. Fu approvata nel 1993 e consentiva l’aborto solo in tre casi: pericolo di vita per la madre, stupro e, appunto, grave malformazione del feto. Il 98 per cento delle procedure abortive del paese venivano praticate per quest’ultimo motivo: la sentenza della Corte stabilirà dunque un divieto quasi totale di interruzione di gravidanza. A Varsavia, davanti alla sede della Corte, sono in corso da ore proteste organizzate dai movimenti femministi.

I giudici hanno motivato la sentenza, che è stata approvata con 11 voti favorevoli e 2 contrari, dicendo che non può esserci tutela della dignità di un individuo senza la protezione della vita. La sentenza è stata letta dalla presidente del tribunale, Julia Przylebska, considerata vicina al governo polacco di destra.

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La sentenza è arrivata in risposta a un appello alla Corte da parte un centinaio di parlamentari che sostenevano che l’interruzione di gravidanza a causa di malformazioni fetali violasse i principi della Costituzione che protegge la vita di ogni individuo. Lo scorso aprile la maggioranza guidata dal partito di estrema destra Diritto e Giustizia (PiS), appoggiata da diversi gruppi religiosi cattolici e dai vescovi vicini al governo, aveva provato a introdurre il divieto attraverso una proposta di legge che, anche grazie alle proteste dei movimenti femministi polacchi, era stata rimandata in commissione. Il tentativo precedente risale al 2016, ma era stato bloccato dalle cosiddette “proteste in nero” (Czarny Protest) quando le donne polacche, sostenute da molte altre nel mondo, avevano organizzato enormi mobilitazioni vestite di nero.

Dunja Mijatović, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, ha commentato su Twitter la sentenza della Corte Costituzionale dicendo che è un «giorno triste per i diritti delle donne».

Secondo le organizzazioni femministe, sono tra 100mila e 200mila le donne polacche che ogni anno sono costrette a ricorrere all’aborto clandestino o ad andare all’estero per poterne avere accesso (in genere in Slovacchia, Repubblica Ceca, Germania o Ucraina).