Cos’è questa storia del collutorio contro il coronavirus

Sta circolando una ricerca sulla capacità di alcuni prodotti per l'igiene orale di inattivare i coronavirus, ma non basterà uno sciacquo contro la pandemia

Alunne di una classe evacuata nel Buckinghamshire (Inghilterra) durante la Seconda guerra mondiale fanno i gargarismi nella speranza che questo possa prevenire l’influenza - 5 febbraio 1941 (Reg Speller/Fox Photos/Getty Images)
Alunne di una classe evacuata nel Buckinghamshire (Inghilterra) durante la Seconda guerra mondiale fanno i gargarismi nella speranza che questo possa prevenire l’influenza - 5 febbraio 1941 (Reg Speller/Fox Photos/Getty Images)

Da alcuni giorni è iniziata a circolare sui social network, e su alcuni siti di giornali, la notizia di una ricerca scientifica sulla capacità del collutorio di “inattivare” i coronavirus, contribuendo a ridurre la loro diffusione. Lo studio esiste veramente, ma è stato raccontato e riassunto con conclusioni piuttosto affrettate e con formulazioni categoriche come “Coronavirus neutralizzato dal collutorio in test di laboratorio su cellule umane”. La storia, come avrete intuito, è un poco più complicata.

La ricerca è stata condotta negli Stati Uniti e pubblicata più di un mese fa sulla rivista scientifica Journal of Medical Virology, con il titolo “Ridurre la trasmissione e la diffusione dei coronavirus umani”. Nel testo, gli autori spiegano di essere riusciti a rendere innocuo un coronavirus che causa il raffreddore comune – quindi un virus diverso dalla causa dell’attuale pandemia – in alcuni test di laboratorio svolti su cellule umane infette, impiegando del normale collutorio per l’igiene orale quotidiana. Nello studio ipotizzano che prodotti di questo tipo possano contribuire a fornire un ulteriore livello di protezione contro il nuovo coronavirus.

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Diversi esperti hanno però invitato a non sopravvalutare gli esiti della ricerca, sia perché l’attuale coronavirus non era l’oggetto degli esperimenti in laboratorio, sia perché gli autori non hanno verificato se utilizzando il collutorio si possa ridurre il rischio di diffusione del virus tramite le gocce di saliva che emettiamo parlando, tossendo, starnutendo e in alcuni casi respirando normalmente.

La ricerca si è concentrata sul coronavirus 229E, una vecchia conoscenza dei virologi e una delle cause del raffreddore comune. In laboratorio, i ricercatori hanno fatto sviluppare in vitro – quindi all’esterno di un organismo – alcune cellule di fegato umano infette e le hanno poi trattate con diversi tipi di collutorio e di spray per i lavaggi nasali. Dai loro test è emerso che dal 90 al 99 per cento dei virus diventavano inattivi dopo il trattamento, quindi incapaci di infettare altre cellule e di replicarsi.

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Molti dettagli illustrati nella ricerca mostrano però come l’esperimento sia stato condotto in condizioni piuttosto lontane dalla realtà quotidiana. I ricercatori hanno irrorato le cellule con il collutorio in diverse circostanze per mezzo minuto, un minuto o due minuti, quindi con tempi molto più lunghi rispetto a quelli di un normale sciacquo per l’igiene orale. I test sono stati inoltre eseguiti in vitro su cellule diverse da quelle del cavo orale, dove sono presenti tessuti cellulari con caratteristiche differenti e numerose altre variabili dovute al modo stesso in cui è fatta la bocca.

Altri ricercatori hanno inoltre segnalato come non sia così sorprendente la capacità del collutorio di ridurre l’attività di alcuni virus, o di renderli inattivi. I prodotti per l’igiene orale sono costituiti da una soluzione di acqua e alcol, o altre sostanze disinfettanti, nota per avere effetto contro diversi tipi di virus.

Il rischio è che notizie di questo tipo, fornite senza le giuste informazioni di contesto, possano indurre alcuni ad assumere comportamenti pericolosi per la loro salute e per quella degli altri. I collutori devono essere utilizzati seguendo le indicazioni sulle confezioni o quelle del proprio dentista, e non vanno ingeriti. Contro l’attuale coronavirus è opportuno attenersi alle indicazioni delle autorità sanitarie, dei virologi e degli epidemiologi: indossare la mascherina, praticare il distanziamento fisico, evitare la permanenza per tempi prolungati in ambienti chiusi con altre persone senza le opportune protezioni e lavarsi spesso e bene le mani.

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