La Corte d’appello di Milano ha dichiarato prescritto il reato di falso di cui era accusato il sindaco di Milano Beppe Sala nel processo sulla “Piastra Expo“

(ANSA/Mourad Balti Touati)
(ANSA/Mourad Balti Touati)

La Corte d’appello di Milano ha dichiarato prescritto il reato di falso nel processo sulla “Piastra Expo“ per cui il sindaco di Milano Beppe Sala il 5 luglio del 2019 era stato condannato in primo grado a sei mesi di reclusione, poi convertiti in una pena pecuniaria di 45mila euro. Sala, che è stato commissario unico e amministratore delegato di Expo 2015, era stato condannato per falso materiale e ideologico per la retrodatazione dell’atto di nomina di una commissione di gara di un appalto per la cosiddetta “Piastra dei servizi”, un pacchetto di lavori preparatori per l’Esposizione universale. A Sala era stata riconosciuta l’attenuante dell’aver agito per motivi di «particolare valore morale o sociale».

Sala, in base alla condanna di primo grado, avrebbe retrodatato due verbali relativi alla nomina di due componenti della commissione di gara per l’assegnazione di un appalto, che fu poi vinto dall’azienda Mantovani, per non dover rifare la gara e ritardare quindi la conclusione dei lavori. L’avvocato di Sala, Salvatore Scuto, ha detto di aver convinto Sala a non rinunciare alla prescrizione, che era già maturata nel novembre del 2019, per porre «così fine ad una vicenda giudiziaria figlia dell’inconsueta iniziativa della Procura Generale, intrapresa quando, nel novembre 2016, era facilmente presumibile» che la prescrizione sarebbe arrivata durante il processo.