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  • Domenica 18 ottobre 2020

Cosa comporta una crescita “esponenziale” dei contagi

Che «il peggio di domani sarà peggiore di quello di oggi» e perdere un giorno ha grosse conseguenze, spiega Paolo Giordano sul Corriere

(Cecilia Fabiano/ LaPresse)
(Cecilia Fabiano/ LaPresse)

Sul Corriere della Sera di oggi lo scrittore e fisico Paolo Giordano ha spiegato cosa significa che la crescita dei contagi da coronavirus a cui stiamo assistendo in Italia è “esponenziale”: cioè che l’aumento dei casi non è lineare, ma è maggiore ogni giorno che passa. E che quindi «il peggio di oggi sarà peggiore del peggio di ieri, e il peggio di domani sarà peggiore di quello di oggi». Per questo, scrive Giordano, bisogna entrare subito nell’ottica che «abbiamo davanti molti altri morti» e che possiamo guardare avanti con una prospettiva di «un paio di settimane al massimo». E nel frattempo servono decisioni mirate ma tempestive, perché «ogni giorno di rimpallo fra governo e regioni non equivale a un giorno in più dei semi-lockdown che infine verranno introdotti, ma a molti giorni di più».

Siamo tornati a dire «esponenziale», ma l’impressione è che non abbiamo ancora chiare tutte le implicazioni del termine, che non ne capiamo la portata abnorme, e che finiamo così per ragionare e agire in modo inappropriato. Tornare ancora una volta sulla non-linearità dell’epidemia non è un puntiglio formale: la non-linearità costituisce l’essenza stessa del contagio. Comprenderla profondamente è perfino più importante di conoscere il virus. E finché questi concetti — «non-linearità», «esponenziale» — non saranno famigliari ai più, ma soprattutto a chi si esprime pubblicamente, agli esperti stessi e a chi stabilisce le misure, le decisioni continueranno a essere ritardate e insufficienti.

Crescita esponenziale, nella quale alcune zone dell’Italia sono tornate già da un po’ e altre non sono mai state, significa sproporzione. Sproporzione in tutto. Significa che, certo, i contagi di giorno in giorno salgono, ma aumenta anche la velocità con cui salgono. E aumenta l’accelerazione. Significa che stare attaccati al bollettino come se fosse un termometro — oggi va un po’ meglio di ieri, domani chissà — è ormai del tutto privo di significato. Nel regime esponenziale, la speranza che «magari migliori» è unicamente fonte di indugi e, quindi, di altri contagi, perché in un simile regime, in assenza di misure drastiche, può andare in un unico modo: sempre peggio.

Non solo: il peggio di oggi sarà peggiore del peggio di ieri, e il peggio di domani sarà peggiore di quello di oggi. Questo gioco di parole faticoso è la chiave per impadronirsi della logica controintuitiva del contagio quando è ormai fuori controllo, insieme alla consapevolezza che i positivi si accumulano, diventano rapidamente una massa critica e aspettano di trasformarsi, in percentuali non trascurabili, in malati, quindi in malati che necessitano di ricovero, quindi in malati in terapia intensiva, e infine sì, in morti — ancora in una percentuale non trascurabile.

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