I diamanti sintetici inquinano più di quelli veri?

Costano di meno ma produrli in laboratorio richiede molta più energia, dicono i produttori di diamanti veri: vediamo

(EPA/ EVERETT KENNEDY BROWN/ ANSA-RED)
(EPA/ EVERETT KENNEDY BROWN/ ANSA-RED)

Negli ultimi anni la popolarità dei diamanti sintetici è aumentata, ed è cresciuta anche la loro produzione. Rispetto ai diamanti veri, quelli sintetici sono molto più economici e possono essere creati in laboratorio, mentre l’estrazione dei diamanti veri viene spesso collegata a conflitti e corruzione, e a casi di abusi sui lavoratori dei siti di estrazione. Sebbene la produzione dei diamanti sintetici venga considerata più etica, secondo un rapporto del 2019 della Diamond Producers Association – che rappresenta le maggiori aziende produttrici di diamanti veri e di recente ha cambiato nome in Natural Diamond Council – non sarebbe altrettanto ecologicamente sostenibile: al contrario, produrre diamanti sintetici sarebbe particolarmente inquinante.

A occhio nudo i diamanti sintetici sono indistinguibili da quelli veri, che in natura si formano in miliardi di anni. Quelli artificiali, invece, si possono produrre in un paio di settimane e costano dal 20 al 30 per cento in meno di un diamante normale. Il prezzo di un diamante vero varia in base alle cosiddette “4C”: color (colore), clarity (purezza), cut (taglio) e carat (caratura) e può arrivare a costare anche 18mila euro al carato – la caratura misura il peso del diamante, e un carato vale 0,2 grammi. Tra le altre cose, è stato calcolato che dal 2008 al 2019 il costo di produzione di un diamante artificiale sia passato da 4 mila dollari a carato a 300/500 dollari (da circa 3.400 euro a 250/ 430 euro).

Per dare un’idea, i diamanti sintetici della linea Lightbox venduti online da De Beers, che è anche la prima azienda produttrice di diamanti veri del mondo, costano 800 dollari al carato (circa 680 euro): un prezzo considerato molto inferiore anche rispetto a quello di diamanti sintetici di altre aziende e che, assieme alla produzione ritenuta più etica rispetto al processo di estrazione di diamanti veri, ha motivato la scelta di De Beers di iniziare a vendere anche diamanti sintetici.

Il problema, secondo il rapporto del Natural Diamond Council, è che molte aziende che producono diamanti sintetici utilizzano combustibili fossili per ricavare l’energia necessaria per il processo di realizzazione in laboratorio.

Per semplificare molto, per creare un diamante sintetico si parte da un “seme” di carbonio che contiene l’“impronta” atomica caratteristica del diamante; al cristallo si aggiungono gas, come l’idrogeno, che ad alte temperature e alte pressioni modificano la struttura chimica del cristallo, facendolo espandere, ottenendo quindi il diamante. Il processo di laboratorio richiede così tanta energia che, secondo le stime del rapporto, le emissioni inquinanti prodotte per realizzare un diamante sintetico sono tre volte superiori rispetto a quelle che produce l’estrazione di un diamante vero.

Il rapporto evidenzia che la maggior parte delle aziende che producono diamanti in laboratorio è concentrata in Cina, Stati Uniti, India, Singapore e Russia. Per calcolare le emissioni di gas inquinanti ha considerato il fabbisogno medio di energia delle diverse aziende di questi paesi e le relative emissioni prodotte durante il processo di lavorazione: se la lavorazione di un diamante estratto in modo tradizionale produce in media 160 kg di anidride carbonica, che equivale alle emissioni prodotte da una automobile in circa 630 chilometri, lo studio dimostrerebbe che il costo ambientale della produzione di un diamante sintetico in laboratorio sia invece di 511 kg di anidride carbonica, cioè più di tre volte.

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C’è però chi contesta i risultati del rapporto del Council, che peraltro rappresenta le principali aziende che estraggono minerali veri – tra cui De Beers, Alrosa e Rio Tinto – e sostiene che offrano una visione parziale e incompleta.

Uno di questi è Martin Roscheisen, amministratore delegato della prima società statunitense produttrice di diamanti sintetici, la Diamond Foundry, che tra i maggiori investitori ha anche il noto attore e ambientalista Leonardo DiCaprio. Secondo Roscheisen, l’indagine non ha tenuto conto delle aziende che stanno già cercando di ridurre l’impatto ambientale in maniera significativa come la Diamond Foundry, che è alimentata al 100 per cento da energia idroelettrica e attualmente è «la prima e unica azienda produttrice di diamanti certificata ‘carbon neutral’», ha spiegato a CNN.

Inoltre, come ha detto sempre a CNN il professore di Energia ambientale dell’Università del Delaware, Saleem Ali, esperto di conflitti ambientali nel settore minerario, il rapporto non ha tenuto in considerazione l’intero ciclo del processo di estrazione dei diamanti, che comporta il movimento di circa 300 tonnellate di terra, oltre all’impiego di grandi quantità di carburante e acqua. Se si considerassero anche gli altri effetti negativi dell’estrazione di diamanti, come l’inquinamento delle acque e la distruzione degli habitat naturali, la produzione di diamanti veri potrebbe avrebbe un impatto ambientale maggiore rispetto alla produzione dei diamanti sintetici.

Secondo l’amministratore delegato del Council, David Kellie, la produzione di diamanti sintetici non è sostenibile e pertanto bisognerebbe concentrarsi su programmi per estrarre i diamanti veri in maniera più etica. Dal canto suo, la Federal Trade Commission, cioè l’agenzia governativa che si occupa della tutela dei consumatori e della concorrenza negli Stati Uniti, aveva intimato alle aziende che producono diamanti in laboratorio di fornire dati più accurati circa l’impatto ambientale del loro settore e di essere cauti nel rivendicare di essere “eco-friendly” o “sostenibili” senza «ragionevoli fondamenti».

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Nel 2019 il Financial Times aveva scritto che le vendite di diamanti sintetici contribuivano soltanto al 2 per cento del settore, ma che la loro produzione stava crescendo del 15-20 per cento annuo in maniera stabile. Tra le altre cose, come ha spiegato Bloomberg, negli ultimi mesi il prezzo dei diamanti veri è sceso sia per via della crisi economica, sia per il calo di vendita dei gioielli, mentre il costo della loro estrazione è rimasto elevato. Un calo del prezzo dei diamanti veri, secondo gli esperti citati dal Financial Times, potrebbe a sua volta far calare anche il prezzo di vendita dei diamanti artificiali, rendendoli ancora più allettanti rispetto a quelli veri.

Tuttavia, messi da parte il discorso etico e quello sulla sostenibilità ambientale, molti ritengono che le persone continueranno a preferire i diamanti veri: come aveva detto all’Economist Alisa Moussaieff, che da oltre cinquant’anni gestisce l’azienda di gioielli di lusso di famiglia, oltre che per il loro prestigio e il valore emotivo, i diamanti veri vengono acquistati anche come investimento.