Negli scontri armati nel Nagorno-Karabakh ci sono stati almeno 30 morti

L'Azerbaijan distrugge il sistema antiaereo armeno sulla linea di confine dell'autoproclamata Repubblica del Nagorno-Karabakh, in Azerbaijan, il 27 settembre 2020 (Ministero della Difesa armeno tramite AP)
L'Azerbaijan distrugge il sistema antiaereo armeno sulla linea di confine dell'autoproclamata Repubblica del Nagorno-Karabakh, in Azerbaijan, il 27 settembre 2020 (Ministero della Difesa armeno tramite AP)

Lunedì 28 settembre, per il secondo giorno consecutivo, ci sono stati scontri armati nel territorio del Nagorno-Karabakh conteso fra Armenia e Azerbaijan. Reuters scrive che negli scontri, che sono i più duri dal 2016, sono morti almeno 30 soldati e, secondo il ministero della Difesa armeno, più di 200 sarebbero stati feriti. Entrambe le nazioni, che fino al 1991 facevano parte dell’Unione Sovietica, accusano l’avversario di utilizzare artiglieria pesante.

Domenica il governo separatista del Nagorno-Karabakh, sostenuto dall’Armenia, aveva richiamato i riservisti e annunciato la legge marziale. Il Nagorno-Karabakh, che si è autoproclamato indipendente negli anni Novanta, è un’area interna e montagnosa dell’Azerbaijan, che è però abitata in maggioranza da armeni ed è quindi sostenuta dall’Armenia. La popolazione del Nagorno-Karabakh è a stragrande maggioranza armena e cristiana, ma fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica il Nagorno-Karabakh era nell’orbita della musulmana Repubblica Socialista Sovietica Azera.

Gli armeni del Nagorno-Karabakh votarono per l’indipendenza nel dicembre 1991, con un referendum boicottato dagli abitanti azeri della regione: da allora il Nagorno-Karabakh si definisce uno stato indipendente (ma non è riconosciuto a livello internazionale).