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  • Mercoledì 23 settembre 2020

Le compagnie aeree contro la quarantena obbligatoria

Vorrebbero sostituirla con i test rapidi, per provare a riprendersi dalla grossa crisi del settore

(Paul Kane/Getty Images)
(Paul Kane/Getty Images)

La International Air Transport Association (IATA), organizzazione internazionale che raggruppa centinaia di compagnie aeree di tutto il mondo, ha chiesto che venga approvato un protocollo per sostituire i 14 giorni di quarantena attualmente obbligatori per i passeggeri in molti paesi con un sistema di test rapidi per rilevare l’eventuale presenza del coronavirus. La IATA spera così di poter salvare parte dei ricavi della stagione invernale, che si prevedono essere molto più bassi del normale, dopo un paio di trimestri in cui il trasporto aereo ha già perso milioni di passeggeri per le molte restrizioni in vigore nel mondo.

Alexandre de Juniac, direttore della IATA, ha proposto di introdurre dei test antigenici obbligatori per tutti i passeggeri prima che si imbarchino sui voli. Si tratta dei cosiddetti “test rapidi”, che rilevano l’eventuale presenza di una sostanza (l’antigene virale) in un campione di saliva, indicando se la persona è infetta. Quelli per la COVID-19 sono in sperimentazione ormai da mesi, e già adottati in molti contesti e paesi, perché forniscono un risultato in poco tempo (anche soltanto 15 minuti), sono facili da somministrare (a differenza dei tamponi, per cui serve il personale medico) e sono economici.

Sull’affidabilità dei test rapidi, tuttavia, è ancora in corso un grande dibattito. In generale, se un test antigenico è positivo il risultato è piuttosto affidabile, ma se invece risulta negativo potrebbe non aver rilevato la presenza dell’infezione (e quindi essere un falso negativo). Secondo de Juniac invece non ci sono grossi problemi di attendibilità dei test rapidi, e ha assicurato che nel giro di qualche settimana ne arriveranno in grado di scoprire «virtualmente tutti i casi»: un passeggero contagiato avrebbe addirittura soltanto lo 0,023 per cento di possibilità di sfuggire ai controlli, secondo la IATA.

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Ma il piano, eventualmente, dovrebbe essere approvato dalla Organizzazione internazionale dell’aviazione dell’ONU, e dai singoli governi che per il momento sembrano molto cauti sull’introduzione di massa dei test rapidi, considerati tendenzialmente assai promettenti ma non ancora del tutto sicuri.

Il problema attuale del settore dell’aviazione civile è che ci sono pochi passeggeri e di conseguenza pochi voli perché c’è un diffuso timore a prendere gli aerei, per paura dei contagi, ma anche perché in molti paesi è richiesta una quarantena obbligatoria di 14 giorni all’arrivo, condizione che scoraggia la stragrande maggioranza dei viaggi di piacere o lavoro. A giugno la IATA aveva stimato che le perdite per il settore ammonteranno globalmente a 84 miliardi di dollari, con i passeggeri praticamente dimezzati rispetto al 2019 secondo le previsioni dell’Airports Council International, associazione che rappresenta gli operatori degli aeroporti civili.

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Fino a qualche settimana fa, le compagnie aeree sembravano voler puntare su un sistema di tamponi fatti preventivamente sui passeggeri, un paio di giorni prima dell’imbarco, cosa che però richiederebbe una preparazione assai più complessa. Intanto in questi giorni sono cominciati i collegamenti di Alitalia tra Roma e Milano che prevedono un test per il coronavirus per chi si imbarca: si tratta di due voli al giorno tra Fiumicino e Linate, i cui passeggeri sono sottoposti a un test rapido subito prima della partenza, o che in alternativa possono presentare il risultato di un tampone negativo fatto nei tre giorni precedenti.