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  • Martedì 8 settembre 2020

Le novità sulla scomparsa di Maria Kolesnikova

Secondo la tv di stato bielorussa sarebbe stata arrestata al confine con l'Ucraina, mentre cercava di lasciare il paese

Maria Kolesnikova durante un corteo di protesta a Minsk, in Bielorussia, il 30 agosto 2020 (Tut.By via AP)
Maria Kolesnikova durante un corteo di protesta a Minsk, in Bielorussia, il 30 agosto 2020 (Tut.By via AP)

Maria Kolesnikova, una dei leader dell’opposizione bielorussa, sarebbe stata arrestata nella notte tra lunedì e martedì mentre cercava di superare il confine con l’Ucraina, secondo quanto detto dalla tv di stato della Bielorussia e riportato dall’agenzia di stampa russa Tass. Kolesnikova era scomparsa il 7 settembre a Minsk e una testimone aveva raccontato ai media locali di aver visto alcuni uomini incappucciati rapirla nel centro di Minsk e portarla via su un minivan. Le due versioni sono apparentemente contraddittorie, ma non è ancora certo come siano andate veramente le cose.

Nel pomeriggio di martedì sono state inoltre diffuse due diverse versioni sull’arresto al confine di Kolesnikova. Il capo della polizia di frontiera bielorussa di Alexandrovka, Anton Bychkovsky, ha detto all’agenzia di Stato Belta che, intorno alle 4 del mattino di martedì, Kolesnikova, Anton Kravtsov e Ivan Rodnenkov (altri due esponenti dell’opposizione di cui non si avevano notizie da ieri) hanno cercato di attraversare il confine in macchina. Sempre secondo Bychkovsky quando gli agenti di frontiera hanno cercato di fermare l’auto questa ha accelerato e Kolesnikova è stata sbalzata fuori dal veicolo.

L’Ucraina ha invece dato una versione diversa. Secondo il ministro dell’Interno ucraino Anton Gerashenko, Kolesnikova e gli altri due attivisti sarebbero stati costretti ad attraversare il confine, quindi a un espatrio forzato per indebolire l’opposizione bielorussa. Secondo una fonte dell’agenzia Interfax-Ucraina, al momento del passaggio alla dogana, Kolesnikova sarebbe riuscita a uscire dalla macchina e a strappare il passaporto per impedire che fosse espatriata. Quindi sarebbe stata arrestata. L’auto con a bordo Kravtsov e Rodnenkov ha proseguito invece verso l’Ucraina. Non si sa chi la stesse guidando, ma secondo il Washington Post, le auto che in passato hanno portato fuori dalla Bielorussia gli oppositori del regime erano guidate da agenti della sicurezza nazionale. Il Consiglio di coordinamento dell’opposizione bielorussa martedì mattina aveva confermato che Maria Kolesnikova non aveva intenzione di lasciare la Bielorussia volontariamente.

Lunedì, dopo la notizia della scomparsa, la polizia aveva smentito all’agenzia russa Interfax l’ipotesi che Kolesnikova fosse stata arrestata, mentre il ministero dell’Interno bielorusso aveva detto ad AFP di non avere informazioni su un eventuale arresto di Kolesnikova.

Germania e Regno Unito avevano chiesto al governo bielorusso di chiarire dove si trovasse Kolesnikova. Il ministro degli Esteri britannico, Dominic Raab, aveva scritto su Twitter di essere seriamente preoccupato per la salute di Kolesnikova e aveva chiesto che smettessero le violenze contro i manifestanti, venissero liberati i prigionieri politici e iniziasse un dialogo con le opposizioni.

Domenica a Minsk 100mila persone avevano protestato per il quarto fine settimana consecutivo contro il risultato delle elezioni del 9 agosto e avevano chiesto le dimissioni del presidente Lukashenko. Il ministero dell’Interno bielorusso aveva detto che 633 persone erano state arrestate.

Anche il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, aveva chiesto il rilascio dei prigionieri politici e che venisse fatta chiarezza su dove si trova Kolesnikova. L’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, aveva chiesto che la Bielorussia «garantisse il rilascio immediato di tutti i detenuti per motivi politici prima e dopo le false elezioni presidenziali del 9 agosto» e aveva annunciato che l’Unione «imporrà sanzioni ai soggetti responsabili di violenza, repressione e falsificazione dei risultati elettorali». Anche il ministro degli Esteri canadese Francois-Philippe Champagne aveva chiesto il rilascio delle persone arrestate per motivi politici, compresi membri dell’opposizione e giornalisti. Champagne aveva definito gli arresti di domenica «arbitrari» e atti di repressione «inaccettabili».

Kolesnikova è considerata la figura politica d’opposizione più importante rimasta ancora in Bielorussia: Kolesnikova aveva appoggiato la candidatura alle presidenziali di Svetlana Tikhanovskaya, che all’indomani delle elezioni aveva contestato duramente i risultati che davano un’ampissima vittoria a Lukashenko, accusando il presidente, al potere dal 1994, di brogli. Tikhanovskaya ha lasciato la Bielorussia e si è rifugiata in Lituania, così come Olga Kovalkova, altra attivista di spicco dell’opposizione che sabato scorso è scappata in Polonia, dopo che le era stato detto che se non avesse lasciato la Bielorussia sarebbe stata arrestata.

Lo scorso 31 agosto Kolesnikova, che è una flautista e insegnante di musica, aveva annunciato che avrebbe fondato un nuovo partito d’opposizione insieme ai sostenitori di Viktor Babariko, un ex banchiere che aveva tentato di candidarsi alle ultime presidenziali contro Lukashenko e che Kolesnikova aveva sostenuto, ma che era stato arrestato prima delle elezioni.

La testimone del presunto rapimento di Kolesnikova ha detto a Tut.by di averla incontrata nel centro di Minsk e di averla riconosciuta. In un primo tempo aveva pensato di avvicinarla e di complimentarsi con lei per il suo lavoro, ma poi aveva rinunciato. La donna ha detto di aver poi notato un minivan scuro parcheggiato non lontano dal museo e di aver sentito cadere un telefono per terra. Avrebbe quindi visto gli uomini incappucciati trascinare Kolesnikova nel minivan dopo aver raccolto il suo telefono. Tut.by ha inoltre confermato che Kolesnikova non risponde al telefono.