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  • Martedì 8 settembre 2020

Un anno di Uniqlo in Italia

Per il primo compleanno del suo negozio di Milano, l'azienda giapponese ha organizzato laboratori di origami e uno spettacolo di Nihon Buyō, e regala 200 magliette

Il negozio di Uniqlo a Milano nel giorno dell'inaugurazione, il 13 settembre 2019 (LaPresse - Mourad Balti Touati)
Il negozio di Uniqlo a Milano nel giorno dell'inaugurazione, il 13 settembre 2019 (LaPresse - Mourad Balti Touati)

Il 13 settembre sarà passato un anno dall’apertura del primo negozio italiano di Uniqlo, a Milano, e per festeggiare l’azienda di abbigliamento giapponese ha organizzato una serie di eventi in negozio. Già un anno fa l’inaugurazione del negozio – 1.500 metri quadrati su tre piani, in piazza Cordusio, cinque minuti a piedi dal Duomo – non era passata inosservata: un po’ per via degli ospiti noti, come il sindaco Beppe Sala, un po’ perché l’arrivo in Italia era stato annunciato da tempo, e così un gran numero di clienti si era avvicinato incuriosito.

Nonostante quello di Uniqlo sia un marchio “con un profilo basso”, dato che non compare sugli abiti dell’azienda, negli ultimi decenni si è fatto conoscere in tutto il mondo grazie ai suoi negozi, che molti italiani conoscevano anche prima di un anno fa per le proprie vacanze all’estero. In un articolo del 2010 del New York Magazine si raccontava di un turista italiano che in uno dei negozi di Uniqlo di New York aveva comprato «talmente tanti maglioncini di cashmere a 89 dollari di tutti i colori, che riusciva a malapena a trasportarli».

Da dove arriva Uniqlo
La storia di Uniqlo inizia in Giappone nel 1949, quando Hitoshi Yanai fondò una piccola azienda tessile a conduzione familiare nella città di Ube. Nel 1972, alla morte del fondatore, l’azienda passò al figlio Tadashi. All’epoca si chiamava Ogori Shoji e i suoi negozi erano molto diversi da quelli per cui oggi Uniqlo è conosciuto: erano quasi tutti in zone periferiche della città e avevano la fama di vendere vestiti di scarsa qualità a prezzi accessibili. Nel tempo Tadashi Yanai ingrandì molto l’azienda di famiglia: oggi è presidente di Fast Retailing, la quarta azienda di abbigliamento più grande del mondo, e secondo l’ultima classifica annuale di Forbes è la persona più ricca del Giappone.

I grossi cambiamenti introdotti da Tadashi Yanai cominciarono negli anni Ottanta, con un progressivo riposizionamento nel mercato giapponese. Dal 1988, con l’apertura del suo primo negozio nel centro di Tokyo, l’ormai ribattezzato Uniqlo – dalle parole inglesi unique e clothing – cambiò reputazione, diventando nota come catena di abbigliamento casual e a basso costo, ma realizzato con attenzione ai materiali (in particolare al cashmere d’inverno e al lino d’estate) e alle ultime tecnologie nell’ambito dell’innovazione tessile. Oggi in Giappone Uniqlo è ovunque e ha centinaia di negozi anche in molti altri paesi asiatici, negli Stati Uniti, in Francia, in Belgio e in Germania.

Fuori dall’Asia, Uniqlo è riuscito nella difficile impresa di adattarsi a gusti più occidentali pur mantenendo il proprio stile riconoscibile: nel 2014 a New York ha iniziato una collaborazione con il Museum of Modern Art (MoMA) e negli ultimi anni ha proposto varie collezioni fatte in collaborazione con marchi di moda o artisti europei e americani, come quelle con il finlandese Marimekko, noto per le proprie stampe.

LifeWear, la linea di abbigliamento di Uniqlo, si basa sull’idea che non debba essere il marchio a imporre il proprio stile, bensì che i vestiti debbano essere abbastanza semplici e comodi da poter essere adattati allo stile (e alla cultura) di ciascuno. Spiegato con le parole di Uniqlo: «LifeWear è un concetto che combina diverse prospettive. La bellezza, il design semplice, i materiali di alta qualità e l’attenzione ai dettagli offrono comfort e migliorano la vita di tutti i giorni perché vestirsi è un atto fondamentale e necessario del vivere. Significa che i vestiti sono creati in risposta alle esigenze concrete del vivere quotidiano».

In generale, rispetto ai negozi di moda low cost più noti e diffusi ― come i rivali Zara e H&M ― Uniqlo ha un approccio molto diverso: poco incline a inseguire le mode e più orientato a mantenere uno stile essenziale, usando materiali di buona qualità.

Il “compleanno” italiano di Uniqlo
A partire dal 13 settembre, per il primo anniversario dell’apertura del suo negozio italiano, Uniqlo ha organizzato una serie di eventi per celebrare questo compleanno, ringraziare la città di Milano per l’accoglienza ricevuta e cogliere l’occasione per diffondere la cultura giapponese, ma anche per aiutare alcune attività locali provate dalle conseguenze della pandemia di coronavirus. Ci sarà uno spettacolo, un concorso e vari laboratori che andranno avanti fino al 14 ottobre.

Lo spettacolo, in programma per il 15 settembre, alle 14, è un’esecuzione dal vivo della tradizionale danza giapponese Nihon Buyō, che avverrà fuori dal negozio. Nel giardino interno invece ci sarà un mercato di fiori realizzato in collaborazione con Blooming Milano, un e-commerce di fiori a domicilio locale nato durante la pandemia.

I laboratori, che inizieranno il 18 settembre, sono cinque: il primo sarà una lezione di origata, un’antica arte giapponese per fare pacchetti; il secondo (23 settembre) sarà dedicato all’uso della plastilina per realizzare video in stop-motion, una tecnica molto apprezzata in Giappone; il terzo (30 settembre) sarà un laboratorio di graphic design, il quarto (7 ottobre) di stencil e il quinto (14 ottobre) di origami, la tecnica giapponese per creare animali, fiori e solidi geometrici di carta. Per partecipare bisogna prenotarsi sulle pagine degli eventi su Facebook, a cui si può arrivare anche da qui.

Quattro dei cinque laboratori saranno curati da giovani artisti affermati che vivono a Milano. Ognuno di loro ha realizzato una maglietta in edizione limitata per l’occasione: fino al 4 ottobre si potrà partecipare al concorso per ottenerne una in regalo; in totale ce ne sono 200 in palio. I cinque artisti sono: Erasmo Ciufo, designer che ha lavorato – tra le altre cose – per Sfera Ebbasta, Ghali e Achille Lauro; Stefano Colferai, esperto di plastilina e stop-motion; Uros Mihic, che crea complicate e stupefacenti sculture di carta; e Tomoko Nagao, artista di origine giapponese che fa parte della cosiddetta “Micropop Art”.

Per partecipare al concorso basta lasciare il proprio indirizzo di posta elettronica sul sito di Uniqlo entro il 4 ottobre: chi verrà sorteggiato per una maglietta riceverà un’email dal giorno successivo, e poi potrà andare a ritirarla gratuitamente nel negozio milanese di Uniqlo. Andando al negozio di Uniqlo per fare acquisti di persona invece si potrà avere uno sconto di 5 euro scaricando la app: dal 26 settembre peraltro inizierà una campagna di sconti che sarà attiva non solo nel negozio fisico, ma anche online.

Una quinta maglietta, disegnata dall’illustratore Fabio Buonocore, si potrà invece acquistare alla Gastronomia Yamamoto, un piccolo ristorante giapponese del centro di Milano con cui Uniqlo ha già collaborato in passato: questa nuova collaborazione – così come il mercato di fiori curato da Blooming Milano – nasce dall’idea di Uniqlo di dare sostegno alle piccole attività locali.