Le incerte elezioni regionali in Toscana

La sinistra vince da quando esistono le elezioni regionali, ma il 21 settembre le cose potrebbero andare diversamente

 Susanna Ceccardi, candidata presidente della Lega in Toscana, Grosseto, 27 agosto 2020 (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)
Susanna Ceccardi, candidata presidente della Lega in Toscana, Grosseto, 27 agosto 2020 (ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

Il prossimo 20 e 21 settembre ci saranno le elezioni in sette regioni per il rinnovo dei presidenti e delle giunte regionali, compresa la Toscana: una regione considerata, insieme all’Emilia-Romagna, una “roccaforte” della sinistra. Il centrosinistra amministra la Toscana dal 1970 – cioè da quando esistono le elezioni regionali – senza interruzioni: con il PCI-PSI fino al 1992, poi con varie coalizioni guidate prima dal PDS e ora dal PD. Nel 2010 il candidato del PD Enrico Rossi vinse con quasi il 60 per cento e nel 2015 con quasi il 50, battendo il candidato del centrodestra di oltre 30 punti. Oggi, però, come mostrano anche i sondaggi, le cose sono cambiate: alle ultime elezioni europee il centrodestra è praticamente arrivato alla pari con il centrosinistra e sei capoluoghi sono amministrati dal centrodestra (Arezzo, Pisa, Siena, Grosseto, Pistoia e Massa).

Sistema elettorale e candidati
La Toscana è l’unica regione in Italia che prevede la possibilità del ballottaggio nelle consultazioni regionali. La legge regionale del 2014 (il cosiddetto “toscanellum”) prevede, oltre alla possibilità di esprimere un voto disgiunto, l’ipotesi di doppio turno tra i due candidati che abbiano ottenuto il maggior numero di voti senza raggiungere il 40 per cento. In questo caso, i due candidati più votati andranno al ballottaggio il 4 e 5 ottobre.

Dopo l’esclusione di Roberto Salvini – ex leghista che aveva presentato una lista esclusa dal TAR per un simbolo che si prestava a equivoci con quello del partito Lega Salvini Premier – i candidati a presidente sono sette: ciascuno, eccetto i due principali, è sostenuto da una sola lista.

Il consigliere regionale uscente Tommaso Fattori si candida sostenuto dalla lista civica Toscana a sinistra; Tiziana Vigni (appoggiata dai movimenti no-vax) si presenta con la lista Movimento 3V che sta per “Vaccini Vogliamo Verità”; Salvatore Catello si candida per il Partito Comunista di cui è segretario regionale; Marco Barzanti per il Partito Comunista Italiano. La candidata del Movimento 5 Stelle è Irene Galletti, consigliere regionale uscente. Il centrosinistra presenta invece Eugenio Giani, del PD, e il centrodestra Susanna Ceccardi, della Lega: sono loro due gli unici che hanno vere possibilità di diventare presidente.

Il centrosinistra
Eugenio Giani è un avvocato (ha iniziato il praticantato nello studio di Alberto Predieri, l’assistente universitario di Piero Calamandrei), ha 61 anni, ha pubblicato diversi libri di carattere sportivo, culturale e storico sulla Toscana, e ha avuto una lunga carriera politica iniziata nel 1990, quando – nelle liste del Partito Socialista Italiano – fu eletto consigliere comunale a Firenze, città di cui è stato più volte assessore e presidente del Consiglio comunale. Nel 2010 è stato eletto per la prima volta al Consiglio regionale, che presiede dal 2015. Dopo l’entrata nel PD si è avvicinato molto a Matteo Renzi, al quale viene tuttora associato.

Giani è arrivato alla candidatura senza primarie: farle, aveva spiegato Simona Bonafè, segretaria regionale del PD e parlamentare europea, avrebbe significato «spaccare ulteriormente il partito». All’interno del PD c’era chi spingeva per un’alleanza con i 5 Stelle, chi l’aveva categoricamente esclusa e chi chiedeva un’alternativa a Giani, considerato un candidato anonimo e non in grado di compattare la coalizione. Alla fine, in nome dell’unità del partito e della coalizione stessa, sei liste hanno deciso di sostenere Giani: Partito Democratico, Italia Viva con +Europa, Orgoglio Toscana, Europa Verde, Sinistra Civica Ecologista e Svolta. Le divisioni interne però permangono, soprattutto su alcuni temi.

C’è per esempio chi vuole il nuovo aeroporto di Firenze e chi no, chi vuole i termovalorizzatori e chi è contrario. «Io farò il nuovo aeroporto e non i nuovi termovalorizzatori», ha detto Giani. L’aeroporto però è una delle questioni che più divide Giani da Sinistra Civica Ecologista, contraria a un ampliamento. L’apporto di questa lista (e dunque il suo peso effettivo in un futuro governo regionale) potrebbe essere determinante per la coalizione, almeno stando agli ultimi sondaggi: secondo il Sole 24 Ore avrebbe il 7,6 per cento dei consensi, dietro il PD. E proprio il tema dell’aeroporto viene usato dagli avversari per accusare Giani di essere un vecchio funzionario di partito, che da anni vive di politica: «Ho un suo volantino del 1989 in cui annunciava il nuovo aeroporto», ha detto la candidata del centrodestra Ceccardi.

Nel programma di Giani si parla esplicitamente di pace, diritti umani, antifascismo, lotta al razzismo e diritti delle donne “oltre gli stereotipi”, nonostante qualcuno lo abbia accusato di sessismo. «Ceccardi è al guinzaglio di Salvini», aveva detto infatti Giani, frase che Ceccardi ha rilanciato dicendo: «Giani mi dà della cagna». Nel suo programma Giani dice che ci sono «campi in cui va proseguito e consolidato il lavoro del governo guidato da Enrico Rossi». Favorevole a fare ricorso al MES (per quanto non sia una sua competenza deciderlo), tra le priorità che dichiara ci sono scuola, imprese e turismo, con l’obiettivo di risollevare l’economia della regione, rallentata dalla pandemia: secondo l’ente di ricerca regionale Irpet, nei primi 4 mesi del 2020 la Toscana è la regione italiana che ha registrato il maggiore calo di produzione industriale (-21,9 per cento) rispetto al 2019, dopo le Marche (-22,6 per cento). Dice anche di voler «bonificare la burocrazia», di voler migliorare la sanità a livello territoriale e di voler collaborare con i comuni per la gestione e l’integrazione dei migranti.

Poco carismatico per sua stessa ammissione, si difende dicendo di essere un buon amministratore. È molto presente sul territorio, e ha costruito parte della sua fama partecipando anche ai più piccoli eventi dei più piccoli comuni (è un «mangia-tartine», dice Ceccardi); al contrario, è poco presente sui media: «Non mi piacciono le americanate, la comunicazione artificiale, ed è chiaro che non mi piace il nuovismo a ogni costo», ha dichiarato.

Il centrodestra
La coalizione di centrodestra sostiene Susanna Ceccardi. Ha 33 anni, ha studiato Giurisprudenza ma non si è laureata, ed è stata la prima sindaca leghista della Toscana: nel 2016 fu eletta a Cascina, in provincia di Pisa – un comune più grosso e importante di quanto sia conosciuto a livello nazionale, di 45mila abitanti –, dove fino a quel momento c’erano stati soltanto sindaci del PDS, dei DS e del PD. Nel libro Il popolo di Salvini. La Lega Nord tra vecchia e nuova militanza ha scritto: «Sia ben chiara una cosa: chiamatemi signor Sindaco. Sindaco oppure semplicemente Susanna come fa la gente di Cascina che mi incontra per strada. La “sindaca”, come già qualcuno ha provato a chiamarmi ricevendo subito una pernacchia, è una “boldrinata” che non mi appartiene e che disprezzo».

Appena eletta sindaca, Ceccardi si oppose con forza alla costruzione di una moschea a Pisa dicendo di essere preoccupata che gli abitanti di Cascina di fede musulmana, frequentandola, avrebbero potuto aderire a eventuali gruppi estremisti, con conseguenze negative per la città. È stata accusata di non registrare le unioni civili, previste e tutelate dalla legge, ha pubblicato foto di kalashnikov per sostenere la legge sulla legittima difesa, ha ospitato la veglia delle “Sentinelle in piedi”, movimento di cattolici ultra-tradizionalisti, e in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne ha spiegato al movimento femminista Non Una di Meno che «la violenza è parte della natura» e che alle donne vittime di violenza va insegnato «prima di tutto a non fare le prede». Tra le sue uscite pubbliche molti ricorderanno quella in cui definì Imagine di John Lennon «una canzone di ispirazione marxista».

Da Cascina, Ceccardi ha guadagnato molto spazio nel partito a livello sia regionale che nazionale. Molto vicina a Matteo Salvini (che la chiama “la leonessa”), nel 2015 si era candidata alle elezioni regionali risultando la prima dei non eletti. Un anno fa si era invece candidata al Parlamento europeo e, dopo Salvini, è stata la persona che ha ottenuto più preferenze. Questa per lei è quindi la quarta elezione in cinque anni (consiglio regionale, sindaco, Parlamento europeo, presidente di regione).

Ceccardi è sostenuta da quattro liste: Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Toscana Civica, ma anche la sua candidatura ha creato malumori all’interno della coalizione. Qualche settimana fa a Repubblica il segretario regionale di Forza Italia Stefano Mugnai ha detto: «Noi non la volevamo. Per un motivo semplice: dove abbiamo vinto, abbiamo vinto con un candidato moderato».

Molto attiva sui social e in tv, è considerata di destra radicale, nonostante durante la campagna elettorale abbia cercato di ammorbidire i toni (raccontando che i suoi nonni erano comunisti). Si definisce “post-ideologica” e ha occupato gran parte della sua campagna elettorale a parlare di migranti: «Basta con gli immigrati che vengono da noi per spacciare. Pontedera, in certe ore della giornata, non sembra nemmeno una città italiana», ha ad esempio detto. Chiede la riduzione della pressione fiscale per imprese e famiglie, l’autosufficienza energetica, una rete regionale di termovalorizzatori, una politica per la famiglia e la natalità.

Sondaggi
I sondaggi dicono che Giani e Ceccardi sono molto vicini nei loro consensi. La rilevazione IPSOS pubblicata sul Corriere della Sera a inizio settembre dà la candidata della Lega al 41,5 per cento e Giani al 42,6, con Irene Galletti del M5S è al 9 per cento. I due principali candidati, dice IPSOS, presentano sostanzialmente lo stesso livello di notorietà (Giani 58 per cento e Ceccardi 59 per cento) e di gradimento (35 per cento e 31 per cento).

Tra le liste, il Partito Democratico è al primo posto con il 29,5 per cento degli orientamenti di voto, seguito dalla Lega con il 22,9, Fratelli d’Italia con il 14,1 e il Movimento 5 Stelle con il 9,1. Tutte le altre liste sono al di sotto del 5 per cento. Complessivamente le liste di centrodestra (al 42,9 per cento) superano quelle di centrosinistra (al 40,2 per cento).

Nel sondaggio Winpool-Cise pubblicato dal Sole 24 Ore il primo settembre, Giani è al 43 per cento e Ceccardi al 42,5. Irene Galletti (M5s) è data all’8, mentre agli altri e alle altre candidate viene attribuito complessivamente il 6,2 per cento dei consensi.