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  • Giovedì 27 agosto 2020

L’accordo segreto tra Svizzera e Cina

Permette a funzionari cinesi di andare in Svizzera per indagare ed espellere cittadini cinesi che vi si trovano illegalmente: se ne sta trattando il rinnovo

(Ding Haitao/Xinhua via ZUMA Wire)
(Ding Haitao/Xinhua via ZUMA Wire)

Il governo svizzero sta lavorando per rinnovare un particolare accordo con la Cina – definito «segreto» dalla stampa svizzera perché mai pubblicato ufficialmente – che permette a funzionari del governo cinese di indagare su propri cittadini che si trovano illegalmente in territorio svizzero. L’accordo, ha scritto la rivista della domenica NZZ am Sonntag, scadrà a dicembre. Un funzionario della Segreteria di stato per l’immigrazione (SEM), ufficio del governo svizzero che si occupa tra le altre cose di richieste di asilo, ha confermato al giornale che la Svizzera ha avviato contatti con la Cina per il rinnovo dell’intesa.

Nello specifico, ha scritto il sito Swissinfo, l’accordo in vigore permette a funzionari cinesi di entrare in Svizzera per un periodo di due settimane, durante il quale non viene resa ufficiale la loro presenza. In questo periodo, i funzionari possono indagare e interrogare cittadini cinesi che si trovano in Svizzera illegalmente, e che poi possono essere espulsi e rimandati in Cina in collaborazione con la SEM.

Le misure contenute nell’accordo possono riguardare richiedenti asilo la cui domanda è stata rifiutata e in generale persone senza i documenti in regola. La SEM ha escluso che i destinatari delle espulsioni possano essere richiedenti asilo tibetani e uiguri, perché rimandarli in Cina potrebbe essere un pericolo per la loro sicurezza. Sempre secondo la SEM, finora l’accordo è stato attuato una sola volta: nel 2016, durante la visita di una delegazione cinese in Svizzera, quando si decise l’espulsione di 13 persone, tra cui quattro richiedenti asilo.

La vaghezza dell’accordo, che si rivolge per lo più a persone già vulnerabili, ha provocato qualche protesta e molti dubbi da parte di organizzazioni per la difesa dei diritti umani e di qualche politico, come il parlamentare socialdemocratico Fabian Molina. Per il momento non si ha notizia che Svizzera e Cina abbiano rinnovato l’accordo.