Cosa succede coi migranti in Sicilia

Negli ultimi giorni ci sono stati diversi arrivi e due tentativi di fuga da centri temporanei di accoglienza: guardando i dati, non sembrano però esserci particolari pericoli

(Fabio Peonia/LaPresse)
(Fabio Peonia/LaPresse)

Fra domenica 26 e lunedì 27 luglio circa trecento migranti ospitati in due centri in Sicilia hanno cercato di allontanarsi dalle rispettive strutture. I centri si trovano a Caltanissetta e Porto Empedocle, due delle città siciliane che nelle ultime settimane hanno accolto il maggior numero di migranti nell’ambito di un recente aumento dei flussi dal Nord Africa.

Dal 20 luglio a oggi sono arrivati via mare in Italia più di 2.500 migranti, molti dei quali a Lampedusa. Sono numeri gestibili dalle autorità italiane, che però da tempo non registravano dati del genere: molti degli hotspot, cioè i centri di primissima accoglienza e identificazione, nel frattempo erano stati parzialmente smantellati. Le procedure di prima accoglienza, inoltre, sono rallentate e rese più complicate dai test per il coronavirus a cui sono sottoposti tutti i migranti che arrivano irregolarmente via mare.

Le due situazioni sono assai diverse fra loro. A Caltanissetta i migranti, circa 184 tunisini, erano scappati domenica dal CARA (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Pian di Lago durante la quarantena imposta dalle autorità perché «hanno ricevuto informazioni distorte» su imminenti rimpatri verso la Tunisia, ha spiegato al TGR Sicilia la prefetta della città, Cosima Di Stani. Il sindaco di Caltanissetta, Roberto Gambino, ha detto che i migranti erano risultati tutti negativi ai test. Più di 130 di loro sono stati rintracciati e riportati nel centro.

Ieri, a Porto Empedocle, circa un centinaio di migranti hanno invece lasciato una tensostruttura temporanea allestita nella banchina del porto, dove erano in corso alcune operazioni di prima accoglienza. Secondo le informazioni raccolte dai giornali, la tensostruttura può accogliere un massimo di circa 100 persone, mentre ieri mattina erano diventate più di 500: 190 in attesa di essere trasferite in un centro in Puglia, a cui se ne sono aggiunte circa 320 arrivate da Lampedusa.

La sindaca di Porto Empedocle, Ida Carmina, eletta col Movimento 5 Stelle, ha parlato di «condizioni disumane» all’interno della struttura. Il TGR Sicilia ha fatto notare che la struttura non dispone né di finestre né di «servizi essenziali».

Si stima che abbiano lasciato il centro di Porto Empedocle circa un centinaio di migranti. Repubblica scrive che «Polizia e Carabinieri sono impegnati nelle ricerche dei fuggitivi in una vasta area compresa tra la città marinara e Agrigento, dove però insistono fabbriche abbandonate e grandi campagne». Non è chiaro quanti di loro fossero positivi al coronavirus.

Parlando al Corriere della Sera, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha descritto gli ultimi arrivi come «flussi incontrollati che creano seri problemi legati alla sicurezza sanitaria nazionale», senza fornire però altre argomentazioni di un tale allarmismo. Nello stesso articolo, fra l’altro, fonti del ministero dell’Interno riferiscono al Corriere che «dal punto di vista sanitario la situazione è sotto controllo: tutti i test sierologici sono risultati negativi e cosi i tamponi fin qui eseguiti sui migranti, sia a Porto Empedocle sia a Lampedusa».

Diversi esperti di immigrazione hanno detto di non ritenere che gli sbarchi rappresentino un particolare pericolo per la sicurezza sanitaria, come invece sostengono da settimane i giornali e i politici di destra e come ha detto anche Lamorgese.

Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI che si occupa spesso di immigrazione, ha fatto notare che nell’ultimo mese sono arrivati in Italia soltanto 99 migranti risultati positivi al coronavirus, per una media di 3,3 al giorno. «Mentre la polemica nelle ultime settimane si è concentrata prevalentemente sugli sbarchi», scrive Villa, «va ricordato che tutte le persone che sbarcano in Italia sono sottoposte sistematicamente a tampone e messe in quarantena almeno fino al suo esito o, nel caso, fino a negativizzazione del tampone. Ciò non avviene per chi arriva in maniera regolare, che sia per via aerea, via nave, in treno o in automobile».

L’aumento degli sbarchi rimane piuttosto notevole, se guardiamo ai dati del 2019 e del 2018. Quest’anno nel mese di luglio – che non è ancora finito – sono arrivate via mare in tutto 5.278 persone, contro le 1.088 del 2019 e le 1.969 del 2018.

Sono dati per cui non esiste un’unica spiegazione: Lamorgese ha citato la crisi economica in Tunisia innescata dalla pandemia, ma durante l’estate può succedere che a causa del bel tempo aumentino le partenze da paesi come la Libia e la Tunisia. I numeri registrati in queste settimane sono comunque molto lontani da quelli registrati nel picco del flusso, fra 2014 e 2016, quando a luglio arrivarono ogni anno più di 20mila persone.

Lamorgese ha promesso che invierà del personale militare in Sicilia per aiutare le autorità locali a gestire gli sbarchi, mentre nei prossimi giorni il governo conta di trovare una nuova nave passeggeri che serva per far rispettare la quarantena ai migranti in arrivo via mare: il contratto con la Moby Zazà è scaduto, e Repubblica ha scritto che un primo bando governativo per sostituirla è andato a vuoto.