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  • Venerdì 24 luglio 2020

Come sta andando l’epidemia in Africa

Fino ad oggi il continente è stato molto meno colpito rispetto a Europa, Asia e alle Americhe, ma nelle ultime settimane si è registrato un preoccupante incremento dei contagi

Una donna con la mascherina passa davanti a un cartellone che invita a rispettare le regole per prevenire il contagio da coronavirus. Sudarica, 19 giugno 2020 (Foto AP/Themba Hadebe/File)
Una donna con la mascherina passa davanti a un cartellone che invita a rispettare le regole per prevenire il contagio da coronavirus. Sudarica, 19 giugno 2020 (Foto AP/Themba Hadebe/File)

Fino ad oggi il numero di contagi da coronavirus in Africa è stato piuttosto basso rispetto all’Europa, all’Asia e alle Americhe, ma il 23 luglio l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha avvertito che la situazione dell’epidemia potrebbe essere più grave di quanto possa sembrare.

Quello che preoccupa l’Oms è l’accelerazione dei casi di contagio negli ultimi due mesi: all’inizio di giugno, riporta BBC, i positivi al coronavirus in Africa rappresentavano il 2,8 per cento di tutti i casi a livello mondiale, mentre a metà luglio la percentuale è salita al 5 per cento. Il 22 maggio erano stati accertati 100mila casi: all’8 luglio erano arrivati a 500mila. Per il Financial Times, se l’attuale andamento dei contagi proseguisse, all’inizio di agosto il numero totali di contagiati da coronavirus potrebbe arrivare a più di 1 milione. Secondo l’OMS inoltre, in 22 dei 54 paesi del continente, i casi sono più che raddoppiati in un mese, con stati come Etiopia, Kenya, Camerun e Gibuti che hanno registrato gli aumenti più significativi.

Sempre secondo l’OMS, in Africa si sta verificando un tipo di trasmissione definita “comunitaria”, simile a quella dei continenti più colpiti: i nuovi contagiati non hanno avuto nessun contatto con positivi provenienti dall’estero (nei mesi scorsi soprattutto dall’Europa), ma sono stati contagiati all’interno della propria comunità. Per le autorità sanitarie dei paesi africani, che non hanno ancora sviluppato strumenti di controllo e monitoraggio come quelli dei paesi che hanno già affrontato l’emergenza, ciò rende difficile individuare precisamente e isolare i focolai. Fino ad oggi i paesi in cui si è concentrata la maggior parte dei contagi sono il Sudafrica e l’Egitto, che insieme rappresentano il 75 per cento di tutti i nuovi casi africani della prima metà di luglio.

Il paese più colpito fino ad ora è stato il Sudafrica, sia per numero di casi accertati, 408.052, che ne fanno il quinto paese al mondo per numero di contagi, sia per numero di morti, quasi 6.000. Il 23 luglio è stato registrato un aumento record di morti per il paese: 572 in un solo giorno. Inoltre il Consiglio per la ricerca medica sudafricana il 22 luglio ha informato che, in base alle sue rilevazioni, negli ultimi tre mesi ci sarebbe stato un forte aumento dei decessi complessivi che suggerirebbe che il bilancio effettivo delle morti dovute al coronavirus potrebbe essere maggiore di quanto riportato dai dati ufficiali.

Oltre un terzo del totale dei casi di contagio è stato registrato nella regione del Gauteng dove si trova Johannesburg, la città più grande del Sudafrica. Il governo sudafricano a marzo aveva imposto chiusure rigide, ma i casi sono tornati ad aumentare quando le misure di distanziamento fisico sono state allentate all’inizio di maggio. Vista la crescita dei contagi, il 22 luglio il governo ha deciso di chiudere le scuole dal 27 luglio al 24 agosto.

Anche in Egitto il numero dei casi è aumentato rapidamente da metà maggio, anche se dopo il picco di contagi a metà luglio, secondo la BBC la situazione sembra si stia stabilizzando. Ad oggi il totale dei casi accertati è di 90.413, mentre i morti sono stati 4.480. Il terzo paese con il maggior numero di positivi al coronavirus in Africa (38.948) è la Nigeria, seguita da Ghana (30.366 contagi e 3.526 decessi) e Algeria (25.484 casi totali e 6.991 morti). Forti aumenti dei casi sono stati registrati negli ultimi giorni anche in Lesotho e Namibia. I casi positivi in ​​Kenya sono quasi raddoppiati nelle ultime due settimane (arrivando a 15.601) in linea con l’aumento in tutto il continente. A un’ora di auto dalla capitale Nairobi è stato allestito un grande ospedale da campo esclusivamente dedicato ai malati di COVID-19.

Cinque paesi, Sudafrica, Egitto, Nigeria, Lesotho e Namibia, secondo l’OMS, insieme costituiscono il 70 per cento di tutti i casi accertati in Africa dall’inizio dell’epidemia, mentre nell’Africa centrale e orientale i casi sono stati relativamente pochi. Secondo il Financial Times però ciò dipenderebbe dal numero maggiore di test effettuati in quei cinque paesi.

Il tasso di mortalità dei contagiati in Africa rimane più basso risispetto agli altri continenti: ciò si spiega in parte, secondo l’OMS, per la popolazione più giovane, con oltre il 60 per cento sotto i 25 anni, visto che la COVID-19 è più letale per le fasce di età più avanzate. Sempre per il Financial Times inoltre malattie come l’ipertensione e il diabete, che aumentano la probabilità di morte nei pazienti malati di COVID-19, sono meno frequenti in molti paesi africani e anche rispetto al Sudafrica relativamente più ricco, dove infatti la mortalità è più alta.

Per quanto riguarda i test, secondo la BBC dieci paesi (Sudafrica, Marocco, Ghana, Egitto, Etiopia, Uganda, Mauritius, Kenya, Nigeria e Ruanda) effettuano l’80 per cento dei tamponi di tutto il continente. Anche fra questi paesi ci sono grandi differenze, con il Sudafrica che fa molti test e la Nigeria che ne fa relativamente pochi. Al 12 luglio in Sudafrica erano stati effettuati 36 test ogni 1.000 persone (circa 50.000 persone al giorno, secondo il Financial Times), rispetto ai 106 di Regno Unito ed Italia e ai 122 degli Stati Uniti. In Nigeria solo 0,9 ogni mille persone, in Ghana 11 e in Kenya 4.