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  • Martedì 26 maggio 2020

L’Australia trasmetterà i suoi programmi tv nel Pacifico per contrastare l’influenza cinese

Gli abitanti di Vanuatu e Nauru potranno vedere gratis le edizioni australiane di Masterchef e The Voice, ma non tutti sono convinti che servirà a qualcosa

(uno spezzone di una recente puntata dell'edizione australiana di "The Voice")
(uno spezzone di una recente puntata dell'edizione australiana di "The Voice")

A partire da questa settimana un consorzio di tv private australiane ha messo a disposizione gratuitamente circa mille ore di programmi televisivi alle tv che trasmettono nelle isole dell’oceano Pacifico. Fra i programmi disponibili ci sono anche alcuni dei più popolari in Australia, come la soap opera Neighbours e l’edizione australiana del talent show The Voice. Secondo i giornali la decisione del consorzio è stata presa dietro pressioni del governo, con l’obiettivo di «bilanciare l’influenza cinese in una regione che il governo australiano considera il proprio cortile», scrive il Financial Times.

I rapporti diplomatici fra Australia e Cina sono peggiorati notevolmente negli ultimi anni, in cui la Cina ha cercato di espandere la propria area di influenza mentre il governo conservatore australiano si è irrigidito su posizioni piuttosto intransigenti sull’immigrazione e la fedeltà agli alleati occidentali, fra cui soprattutto gli Stati Uniti. Gli scontri diplomatici sono ripresi nelle scorse settimane, quando l’Australia ha promosso un’inchiesta internazionale indipendente sulle origini della pandemia da coronavirus e la Cina ha risposto minacciando di imporre pesanti dazi sui prodotti di importazione australiana come vino e carne di manzo.

Il confronto non riguarda soltanto i due paesi ma anche gli arcipelaghi dell’oceano Pacifico che tradizionalmente hanno sempre gravitato attorno all’Australia. Nell’ambito degli aggressivi sforzi della Cina di espandere la propria area di influenza all’estero – portati avanti soprattutto nei paesi limitrofi, ma anche in Africa e nel Sud-est asiatico – le isole del Pacifico sono un naturale terreno di scontro diplomatico, dato che sono geograficamente più vicine alla Cina che a qualsiasi altra potenza mondiale.

Storicamente l’Australia ha sempre esercitato la propria influenza su queste isole, stanziando fondi, aiuti di emergenza e programmi per lo sviluppo economico. Negli anni le condizioni di vita dei 10 milioni di abitanti delle isole del Pacifico sono migliorate ma rimangono problematiche, anche a causa della loro vulnerabilità al cambiamento climatico e ai disastri naturali. CNN scrive che secondo i dati della Banca Mondiale più di un abitante su cinque delle isole del Pacifico non ha soldi per soddisfare i propri bisogni primari.

Già da una decina d’anni la Cina si sta facendo carico di alcune richieste della popolazione locale, perlopiù costruendo infrastrutture come ponti e superstrade. Secondo un recente calcolo dal 2011 al 2017 la Cina ha promesso ai paesi della regione circa 5 miliardi di euro di aiuti (anche se fino a tre anni fa ne aveva versati poco più di un quinto).

L’Australia da sola non ha i mezzi per contrastare la Cina: anche per questa ragione potrebbe aver deciso di sviluppare i legami culturali con le isole del Pacifico regalando i propri programmi televisivi alle emittenti locali. Il programma avrà una durata di tre anni e costerà al governo australiano soltanto 17 milioni di dollari australiani, cioè 10 milioni di euro. La maggior parte dei programmi che saranno disponibili fanno parte da anni della cultura occidentale – come il talent show Masterchef – e si pensa che la loro trasmissione contribuirà a rendere culturalmente più omogenei gli abitanti delle isole agli australiani.

Per ora l’accordo riguarda solo alcuni programmi tv, ma il ministro degli Esteri australiano Marise Payne ha fatto sapere che si sta discutendo della possibilità di trasmettere anche i principali eventi sportivi australiani come i campionati di cricket, calcio e netball, uno sport simile al basket molto diffuso in Oceania soprattutto fra le donne.

I primi paesi che approfitteranno dell’offerta sono la Papua Nuova Guinea, le Isole Figi e le Isole Salomone. «Vanuatu, Kiribati, Tuvalu e Nauru seguiranno nei prossimi mesi», ha detto al Sydeny Morning Herald Alexander Hawke, ministro dello Sviluppo internazionale e del Pacifico del governo australiano. Proprio l’arcipelago di Vanuatu sembra uno dei più esposti all’influenza cinese: negli ultimi anni il governo cinese ha speso un sacco di soldi per costruire un enorme centro congressi e un molo commerciale diventato il più grande della regione.

Già nel 2004 i diplomatici cinesi riuscirono a impedire che Vanuatu riconoscesse ufficialmente Taiwan, l’isola indipendente che la Cina considera come parte del proprio territorio. Negli ultimi anni i legami fra Vanuatu e la Cina si sono rafforzati a tal punto che qualche mese fa al direttore dell’unico quotidiano locale è stato impedito di tornare sull’isola dopo aver pubblicato un articolo molto critico nei confronti dell’influenza cinese su Vanuatu.

L’Australia sta anche cercando di rimediare ad alcuni errori fatti in passato. Negli anni scorsi la tv pubblica australiana, ABC, aveva subito imponenti tagli al proprio bilancio da parte del governo conservatore, nell’ambito di quella che il Financial Times ha definito  “una guerra culturale” fra conservatori e progressisti. Anni più tardi ABC ha ammesso di avere abbandonato alcune frequenze radio nell’oceano Pacifico per ragioni di bilancio: le frequenze sono state successivamente occupate da radio cinesi.

Non tutti, comunque, sono convinti dell’efficacia della decisione. Jemima Garrett, un’esperta di comunicazione che lavora nella regione del Pacifico, ha detto al Financial Times di non essere sicura che reality show pensati per «persone bianche e ricche» possano avvicinare le isole all’Australia: «dovremmo co-produrre programmi con le tv del Pacifico che siano su misura per il pubblico locale», ha detto al Financial Times.