Una canzone dei Mojave 3

Quando tu mi manchi, sono io che sento la mancanza: tu magari neanche te ne accorgi

(Jason Kempin/Getty Images)
(Jason Kempin/Getty Images)

C’è stato quel telethon newyorkese: Billy Joel ha fatto Miami 2017 – insieme all’Empire State Building – praticamente con la stessa voce di Billy Joel quando la scrisse 44 anni fa.
Daniele Silvestri ha messo insieme – con altri – un creativo pezzo per quelli che tengono su la musica.
Un vecchio video di David Bowie che racconta – davanti a Tom Hanks – di quando ha visto Little Richard da ragazzo, e c’era Mick Jagger già in forma.
James Taylor ieri ha fatto Moon River con suo figlio (per fortuna non passava di lì John Belushi).
Oggi ha compiuto 70 anni Stevie Wonder.

Hard to miss you
Una delle grandi distanze linguistiche tra l’inglese e l’italiano, quando scrivi canzoni d’amore, è l’inversione di soggetti in “Mi piaci” e “Mi manchi”: chi esercita l’azione (io) non è il soggetto (tu). Chissà cosa è meglio, se la nostra anomalia o la loro coerenza. Chissà com’è la mancanza di qualcuno, se è diversa, se sei abituato a mettere “Io” davanti a tutto: “I miss you” ( come “I like you”). Se sei tu il protagonista dell’assenza: “I miss you”. Un po’ più prepotente? Un po’ più egocentrica? Un po’ più risentita? Un po’ più sentita?

In questa languida canzone dei Mojave 3 il rischio è attenuato da una formulazione impersonale: “è brutto, to miss you“. È brutto sentire la tua mancanza. In generale, per tutti: non solo per me.
Wish that I could make you laugh and make you feel whole again,
I can not lay here on this line.
Wish that I could see you now, standing there without a care,
I guess you’d make me smile.
It’s hard to miss you, it’s hard to miss you.

Loro sono stati una band inglese di breve durata, nata in una parentesi meno rock degli Slowdive, che poi si ricomposero, e durata quindi un decennio e cinque dischi fino al 2007. Questo era il quarto, del 2003. Una voce sottovoce, un pianoforte, un tintinnio. Qualcuno che se n’è andato, ed è brutto sentire la sua mancanza.
They say the world’s a smaller place but they don’t’ say it to your face,
It’s a pretty stupid thing to say.
I don’t feel it in my space, I don ‘t feel ya in my space,
I just want to see ya in my space
It’s hard to miss you, it’s hard to miss you

(“mi manchi” sono otto lettere bellissime, in italiano; c’è quella canzone di Vecchioni, bella, Mi manchi, “gli anni sono solo dei momenti”: bellezza moltiplicata dal suo culminare – nel disco – in Luci a san Siro).

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