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  • Martedì 21 aprile 2020

60 anni fa la capitale del Brasile cambiò

Da Rio de Janeiro a Brasilia, una delle città del mondo costruite apposta per essere capitali

La folla in praça dos Três Poderes (piazza dei Tre Poteri) a Brasilia, il 20 aprile 1960, un giorno prima dell'inaugurazione della città come nuova capitale del Brasile (La Presse/AP Photo)
La folla in praça dos Três Poderes (piazza dei Tre Poteri) a Brasilia, il 20 aprile 1960, un giorno prima dell'inaugurazione della città come nuova capitale del Brasile (La Presse/AP Photo)

Quando qualcuno, interrogato su quale sia la capitale del Brasile, risponde «Rio de Janeiro», sbaglia fino a un certo punto: Rio de Janeiro fu effettivamente la capitale del Brasile dal 1763, quando il paese era ancora una colonia portoghese, fino a sessant’anni fa. Il 21 aprile 1960 infatti venne inaugurata Brasilia, attuale capitale del Brasile e una delle città del mondo costruite appositamente per diventare capitale.

La storia di Brasilia inizia però molto prima, in un certo senso nel 1891: quell’anno entrò in vigore la prima Costituzione repubblicana del Brasile, che diceva che il paese avrebbe dovuto avere una capitale diversa da Rio de Janeiro per unire di più gli stati brasiliani. Rio si trova infatti nel sud del Brasile, lontanissima dalle remote e isolate zone settentrionali del paese, mentre una città in una posizione centrale sarebbe stata più adatta. Passarono circa trent’anni perché fosse individuata la zona in cui far sorgere la nuova capitale, e quasi quaranta perché venisse inaugurata.

La costruzione di Brasilia fu voluta da Juscelino Kubitschek, presidente del Brasile dal 1956 al 1961, e cominciò all’inizio del suo mandato. Il progetto urbanistico fu realizzato da Lúcio Costa: inizialmente la struttura del centro della città era stata pensata per essere a forma di croce, ma per via della topografia del luogo fu alla fine modellata a forma di aeroplano. Guardando le fotografie dall’alto della città è facile riconoscerlo. In corrispondenza della “fusoliera dell’aeroplano” si trovano i palazzi dei ministeri, la sede del Congresso, la cattedrale e una torre televisiva alta 230 metri.

Gli edifici istituzionali il cui stile modernista contraddistingue la città – la residenza del presidente (Palácio da Alvorada), la sede del Congresso e la cattedrale – furono disegnati dal grande architetto Oscar Niemeyer, nel 1988 vincitore del prestigioso Premio Pritzker. Il risultato fu apprezzato e studiato in tutto il mondo, e tuttora Brasilia è famosa e visitata per i suoi palazzi: dal 1987 fa parte della lista dei siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

Juscelino Kubitschek, all’epoca presidente del Brasile, di fronte al palazzo presidenziale di Brasilia nel 1960 (La Presse/AP Photo)

Come data dell’inaugurazione fu scelto l’anniversario della morte di Joaquim José da Silva Xavier detto Tiradentes, il primo patriota brasiliano a morire per la causa dell’indipendenza dal Portogallo. Già dal giorno prima, il 20 aprile, centinaia di brasiliani arrivarono a Brasilia per vedere la nuova capitale e il presidente Kubitschek ricevette le chiavi della città davanti a una folla di circa tremila persone, secondo la cronaca dell’epoca dell’Agence France-Presse. C’erano gli operai che avevano lavorato alla costruzione della città, gli agricoltori dell’altopiano circostante, turisti provenienti da Rio de Janeiro e San Paolo, numerosi funzionari governativi e parlamentari. Nei giorni precedenti c’erano state messe, una parata militare e una degli operai e alla fine, il 21 aprile, avvenne il trasferimento dei poteri da Rio.

Inizialmente il trasferimento fu soprattutto simbolico: molti degli edifici governativi non erano ancora del tutto completi all’interno. Tra le altre cose erano pochi gli ascensori già perfettamente funzionanti, mancavano le linee telefoniche negli uffici ed era complicato spostarsi in assenza di trasporto pubblico. Nel tempo la popolazione crebbe e Brasilia divenne una vera città: oggi ha quasi 3 milioni di abitanti.

– Leggi anche: Gli stati con le capitali trabocchetto

Nonostante il valore delle sue strutture architettoniche, come esempio di capitale costruita dal nulla Brasilia è considerata riuscita fino a un certo punto: è normalmente descritta come una città poco vivibile, in cui i pregevoli e funzionali edifici governativi faticano a integrarsi e a prendere parte a un insieme vivace e naturale. È inoltre una città scomoda per muoversi a piedi, perché fu progettata nel periodo in cui si pensava che sempre più persone si sarebbero spostate in automobile. Per questo nel progetto iniziale non c’erano semafori – era previsto che cavalcavia e tunnel fossero costruiti per evitare gli incroci – e non era stata prevista una linea metropolitana, progettata solo in seguito.

Tuttavia la costruzione di Brasilia portò alla realizzazione di una rete di strade e infrastrutture che avvicinarono l’interno del Brasile, più povero, al resto del paese: in questo senso la città è riuscita davvero ad avere il ruolo unificatore per cui era stata ideata.