Amazon vuole farci comprare meno cose

Oltre a spedire meno prodotti e annullare il Prime Day, ha tagliato le pubblicità e cambiato l'interfaccia dei consigli: perché sta ricevendo molti più ordini del solito

(Cindy Ord/Getty Images)
(Cindy Ord/Getty Images)

Dall’inizio dell’epidemia del coronavirus (SARS-CoV-2) Amazon è fortemente sotto pressione: moltissimi negozi fisici hanno chiuso in tutto il mondo e, anche per ragioni di sicurezza, sempre più persone hanno ordinato qualcosa sulla sua piattaforma per riceverla a casa. Secondo una previsione riportata da Business Insider, le sue vendite globali potrebbero aumentare del 23 per cento nel primo trimestre del 2020. Amazon non era però preparata a un aumento di ordini così massiccio, accompagnato dalla necessità di garantire condizioni di sicurezza ai suoi dipendenti, costretti a un lavoro più pesante e preoccupati di essere contagiati dai colleghi nei magazzini affollati.

Per questo motivo, da marzo Amazon ha iniziato a prendere una serie di misure per garantire la sicurezza dei dipendenti e per contenere l’acquisto dei prodotti. Con date diverse nei vari paesi, Amazon aveva annunciato innanzitutto che avrebbe smesso di accettare alcuni ordini di beni che non considerava di prima necessità, continuando a consegnare prodotti alimentari, per l’igiene e per la salute, libri per ragazzi, prodotti per l’infanzia e per aiutare le persone a lavorare da casa. Poi ha cancellato il Prime Day, una giornata di sconti e promozioni che dal 2015 organizza ogni anno a luglio. Ma ha fatto anche altro, modificando la sua famosa interfaccia – volta a rendere l’acquisto il più semplice e istintivo possibile – con l’obiettivo paradossale di farci comprare di meno.

Il Wall Street Journal ha raccolto infatti altre misure non ufficialmente annunciate ma già adottate soprattutto negli Stati Uniti, e che potrebbero essere allargate anche in altri paesi, tra cui l’Italia. Per prima cosa, Amazon ha cambiato la sua interfaccia per scoraggiare le persone a comprare più del necessario e aggiungere altri prodotti al carrello; in particolare è stata tolta la sezione “gli utenti che hanno comprato questo prodotto anche comprato anche”, che non c’è più neanche in Italia. Negli Stati Uniti, poi, Amazon ha ridotto la quantità di annunci pubblicitari che appare con le ricerche su Google e ha cancellato le campagne promozionali per la Festa della mamma e del Papà, che avrebbero dovuto invogliare le persone a regalare qualcosa ai genitori.

In Europa la spedizione di un giorno garantita con Amazon Prime non lo è più, mentre negli Stati Uniti alcuni prodotti che venivano consegnati in poche ore richiederanno mesi ad arrivare. Negli Stati Uniti Amazon ha anche ridotto le percentuali sulle commissioni del suo programma di affiliazione: il programma riserva una percentuale dei ricavi delle vendite di Amazon alle aziende che hanno condiviso il link a un prodotto sul proprio sito. Per alcuni prodotti la percentuale sarà tagliata più del 50 per cento, scrive il Wall Street Journal.

Negli Stati Uniti Amazon aveva smesso di consegnare i beni non necessari spediti dai suoi rivenditori terzi, che rappresentano il 58 per cento delle sue entrate; riprenderà a farlo da questa settimana, dopo le nuove assunzioni. Ha anche sospeso il programma che consente ai rivenditori terzi di servirsi della sua rete distributiva dopo il pagamento di una quota. Dopo aver impiegato anni a convincere le aziende a servirsi del programma, Amazon le ha contattate invitandole a spedire i prodotti da sé. Il Wall Street Journal ha scritto che, nelle ultime settimane, le consegne fatte dai rivenditori terzi, senza appoggiarsi ad Amazon, sono passate dal 10 al 30 per cento del totale.

Sono scelte apparentemente contrarie alla logica di mercato, visto che cercano di contenere gli acquisti: «di solito vogliamo vendere il più possibile, ma la nostra rete è talmente oberata da gel detergente per le mani e carta igienica che non abbiamo le forze per spedire altro», ha detto un dipendente di Amazon al Wall Street Journal.

Parte della soluzione è quindi invitare chi compra a concentrarsi sui beni essenziali, l’altra parte è aumentare il personale. A metà marzo Amazon aveva assunto 100mila nuovi dipendenti negli Stati Uniti e a metà aprile ha detto che ne assumerà altri 75mila, per lavorare nei magazzini e nelle consegne. L’aumento della spesa per gli stipendi, inizialmente stimato in 350 milioni di dollari, salirà così a circa 500 milioni. Non è chiaro se siano in programma simili investimenti anche in Italia.

Tra le misure di sicurezza prese da Amazon negli Stati Uniti c’è la rilevazione della temperatura di tutti i dipendenti, la frequente sanificazione dei magazzini, la distribuzione di mascherine e la costruzione di un laboratorio per fare i test del coronavirus sui suoi dipendenti. In Francia tutti i sei magazzini di Amazon resteranno chiusi dal 15 almeno fino al 22 aprile per prendere le misure di sicurezza adeguate. La decisione è stata presa dopo che un tribunale francese aveva stabilito che Amazon avrebbe potuto consegnare soltanto cibo, prodotti per l’igiene e materiale medico-sanitario.

Intanto Amazon ha messo in piedi una squadra di alti dirigenti con il compito di capire come e quando l’azienda potrà tornare alla normalità, sia nell’offerta di prodotti sia nei tempi di spedizione. Dicono che ci vorranno anche più di due mesi ma che probabilmente molti dei cambiamenti in corso in queste settimane di emergenza non saranno permanenti.