La grande crisi della carta igienica

Dalla Germania agli Stati Uniti è diventato uno dei beni più introvabili: c'entra l'assenza del bidet, ma non solo

(Lalo Yasky/Getty Images)
(Lalo Yasky/Getty Images)

All’inizio dell’estate del 2013, la grande crisi economica che ancora oggi attanaglia il Venezuela fu preannunciata dalla scomparsa della carta igienica dagli scaffali dei supermercati. Insieme a molti altri generi di prima necessità, questo oggetto non proprio fondamentale per la vita umana, ma comunque considerato estremamente importante per condurne una in modo almeno confortevole, era divenuto impossibile da acquistare regolarmente e al mercato nero aveva raggiunto prezzi proibitivi. In quei giorni, su un muro di una strada di Caracas, comparve la scritta «El papel higiénico, ahora, es bolivariano» (“La carta igienica, ora, è bolivariana”): una presa in giro che attribuiva al regime “bolivariano” del presidente Nicolas Maduro la capacità di far scomparire tutto ciò che era necessario.

Oggi, a causa della pandemia da coronavirus, decine di migliaia di supermercati in tutto il mondo si sono ritrovati nella stessa situazione. Davanti ai grandi acquisti fatti dalla popolazione spaventata in quarantena, la grande distribuzione ha faticato a mantenere le forniture di beni di prima necessità, come latte e pane, ma anche quella della carta igienica. Da Hong Kong agli Stati Uniti passando per la Germania, i suoi rotoli sono divenuti un bene quasi introvabile.

Numerosi esempi indicano che si tratta di un problema globale, ma che non ha colpito tutto il mondo allo stesso modo. Innanzitutto sembra che i paesi in cui si utilizza il bidet siano quelli che ne hanno sofferto meno. Non ci sono notizie di mancanza di carta igienica che arrivano dall’Italia o dal Portogallo, dove è obbligatorio installare bidet nei bagni fin dagli anni Settanta. Sembrano risparmiate anche la Francia, dove la percentuale di case con bidet, in forte calo, rimane comunque intorno al 40 per cento, la penisola balcanica e la Grecia. Nemmeno in Medio Oriente e nella gran parte dei paesi musulmani, dove sono diffusi il bidet o le sue alternative (in genere una sorta di doccia accanto al water), sembrano patire in modo particolare la mancanza di carta igienica.

– Leggi anche: Il coronavirus convincerà gli americani a usare il bidet?

Ma dove il bidet non è molto diffuso, la crisi della carta igienica ha colpito duramente. Lo scorso febbraio, quando la pandemia era ancora agli inizi, sui social network sono circolati molti video provenienti da Hong Kong che mostravano negozi presi d’assalto e le persone allontanarsi con tutta la carta igienica che riuscivano a trasportare. In quei giorni si è diffusa la notizia di una rapina a mano armata, sempre a Hong Kong, in cui l’unico obiettivo dei malviventi era stato impossessarsi di 600 rotoli di carta igienica.

Un mese dopo immagini simili sono iniziate ad arrivare dalla Germania. A Dornburg, un piccolo comune dell’Assia, un negozio di animali ha messo in piedi un’improvvisata postazione di vendita nel parcheggio di fronte, dopo che il proprietario era riuscito ad acquistare un carico di alcune migliaia di rotoli. In Australia un bar ha iniziato ad accettare pagamenti in rotoli di carta igienica: ce ne vogliono tre per acquistare un caffè. Negli Stati Uniti, poi, nelle ultime quattro settimane gli americani hanno speso 1.400 milioni di dollari in carta igienica, più del doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli unici prodotti che hanno visto incrementi simili di vendite sono i disinfettanti per le mani. Com’è possibile che le civiltà più ricche e prospere conosciute nella storia umana si trovino in difficoltà a soddisfare la domanda di qualcosa di così banale come un rotolo di carta igienica?

Gli studi sull’argomento non mancano: la mancanza di carta igienica non è un problema nuovo. Da decenni è sempre il primo bene che viene a mancare dagli scaffali dei supermercati quando qualche città o stato americano si prepara a fronteggiare un uragano o una tempesta di neve, anche se di solito in quei casi il problema si risolve in pochi giorni.

Da un lato la scarsità è un prodotto del panico: le persone comprano molta più carta igienica del solito perché sono terrorizzate all’idea che non ne troveranno quando ne avranno bisogno. Ma per spiegare perché tra tutti i beni realmente necessari sia proprio la carta igienica a mancare – un bene praticamente sconosciuto fino alla metà degli anni Quaranta – le teorie sono molteplici. Da quelle ovvie – è difficile da rimpiazzare, facile da accumulare, leggera e non deperibile – a quelle più strane. Una delle teorie più in voga attribuisce almeno una parte della responsabilità alle aggressive campagne pubblicitarie con cui i produttori statunitensi hanno cercato per decenni di convincere le persone che la carta igienica fosse un bene indispensabile.

Ma accanto al panico, c’è anche una ragione più concreta: dato che le persone stanno a casa tutto il giorno, in questo periodo non utilizzano più i bagni del loro posto di lavoro, dei cinema, dei ristoranti e degli altri luoghi di svago che frequentavano prima. Questo spiega i maggiori acquisti di carta igienica rispetto al passato ma pone un’altra domanda: perché la carta igienica normalmente venduta ai gestori di luoghi pubblici non viene dirottata nei supermercati?

La risposta è che sono di due tipi molto differenti di carta igienica. Quella venduta ai privati è di solito di qualità medio-alta, confezionata in piccoli rotoli facili da gestire negli spazi ristretti di un appartamento. Quella acquistata per esempio da una mensa aziendale, invece, è più economica e viene venduta spesso in rotoli giganteschi, che devono durare anche se a utilizzarli non è una singola famiglia ma il personale di un’azienda o i frequentatori di una stazione.

Spesso quindi i produttori della carta igienica commerciale sono diversi dai produttori di quella industriale. Mentre i primi stanno cercando di aumentare la produzione (ma in periodo di quarantena è molto difficile trovare gli operai necessari), i secondi stanno lentamente entrando in contatto con le grandi catene di distribuzione per piazzare i loro prodotti nei supermercati. Il che, al momento, non è semplicissimo. I loro magazzini sono pieni di rotoli giganti non utilizzati, è vero, ma queste riserve devono essere adattate alla vendita al dettaglio. Hanno bisogno di codici a barre e devono essere divisi in singole unità acquistabili dai privati. Per quanto una famiglia sia disperatamente alla ricerca di carta igienica, infatti, difficilmente è in possesso dei mezzi necessari per portarsi a casa un imballaggio da cinque quintali di carta igienica industriale.

Per tutte queste ragioni, i responsabili della grande distribuzione americana ammettono che la crisi della carta igienica non finirà presto. Non c’è modo di aumentare rapidamente l’offerta e quindi l’unica soluzione è aspettare che sia la domanda a calare, un evento che potrebbe impiegare ancora settimane a manifestarsi. L’amore per la carta igienica e il terrore di rimanere senza, insomma, si stanno dimostrando fattori insuperabili anche per l’avanzatissima economia americana.