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  • Giovedì 2 aprile 2020

Come è andato il Post nel 2019

Molte cose sono cambiate in meglio, e saranno preziose per affrontare le complicazioni che arrivano

Avremmo voluto scrivere questo post in una situazione migliore, ovvero in una situazione “normale”: avevamo atteso il tempo necessario a fare bene i conti e condividere con lettori e abbonati risultati e incertezze, successi e necessità, come il Post ha cercato di fare sempre. Motivati da poter dare buone notizie e fiducia nel futuro di un progetto di qualità dell’informazione, in anni in cui i progetti di informazione – compreso questo – riflettono su prospettive difficili. A travolgere bilanci e previsioni è però arrivata la crisi di queste settimane: che sta generando catastrofi e drammi di ben altra importanza e priorità, ma a un punto più basso della classifica dei problemi vede anche i destini dei prodotti giornalistici. In questi giorni molti siti di news in tutto il mondo stanno ripensando e rivedendo i loro progetti di sostentamento in considerazione degli sconvolgimenti che sono già iniziati e che ci si aspettano per il futuro. Questo contesto, che va premesso, è diventato un pezzo del racconto che segue sui promettenti bilanci del Post del 2019.

Pur nel limitato arco della vita del Post – che il prossimo 19 aprile compie dieci anni – il 2019 è stato un anno importantissimo, e chiediamo scusa per l’enfasi dell’espressione. Nel 2019 è stato infatti introdotto il servizio di abbonamenti frutto di un anno e mezzo di lavoro e di una riflessione che era cominciata ancora prima: tra le ricadute e gli obiettivi di questo nuovo progetto c’era naturalmente – insieme alla costruzione di un rapporto più forte e ricco con i lettori e di un’offerta più creativa – anche la costruzione di un modello di business in più che desse opportunità e garanzie nuove a un prodotto giornalistico di qualità, in tempi in cui i prodotti giornalistici faticano molto a sostenersi. Che permettesse di continuare a fare le cose che il Post fa, di farle meglio, e di farne di nuove.

E i risultati economici del Post del 2019 sono tornati a essere molto soddisfacenti, dopo tre anni più difficili: l’ultimo punto approfondito della situazione che avevamo fatto era stato quello sul 2016, quando – dopo due anni di pareggio dei conti – una serie di cambiamenti aveva portato di nuovo il Post a un passivo sensibile, che si era persino aggravato nei due anni successivi. Le cose sono ora cambiate e si sono rimesse su una buona strada. Detto con la cautela che suggeriscono le difficoltà del mondo e delle sue economie in queste ultime settimane.

Nel 2019 hanno infatti dato ottimi risultati i progetti avviati su tutte le tre maggiori fonti di ricavo del Post:
– la concessionaria 24Ore System ha concretizzato un lavoro di coinvolgimento degli inserzionisti in progetti speciali e sponsorizzazioni, che hanno compensato le perdite derivate dal declino generale della pubblicità tradizionale, permettendo un ricavo anche maggiore dell’anno precedente, in controtendenza rispetto al mercato.
– la costruzione di iniziative e partnership con aziende ed enti diversi, compresi il sistema di affiliazioni con i siti di e-commerce, la formazione, gli eventi, è diventata un impegno cospicuo e ha fatto raddoppiare questi ricavi rispetto all’anno precedente.
– il sistema di abbonamenti, attivato alla fine di maggio, ha avuto una risposta straordinaria immediatamente e ha poi proseguito a coinvolgere lettori con andamenti ottimi.

Questi risultati hanno portato i ricavi del Post ad aumentare di circa il 75% rispetto all’anno precedente, coprendo così del tutto la differenza tra costi e ricavi con cui si era concluso il 2018. Un investimento maggiore sulle persone in redazione – al fine di migliorare l’offerta di contenuti e servizi per gli abbonati e i lettori – ha aumentato anche i costi di circa il 20%: col risultato che il Post ha chiuso il 2019 con circa 1 milione e 300mila euro di ricavi e 170 mila euro di perdite, rispetto alle perdite per oltre 500mila euro del 2018.
Più soddisfacente ancora è la crescita misurata nel solo secondo semestre 2019, quando sono stati attivati gli abbonamenti: il bilancio degli ultimi sei mesi è in attivo di circa 50mila euro, dato promettente per iniziare a lavorare a progetti più impegnativi e costosi sia dal punto di vista giornalistico che tecnologico.

Gli abbonamenti al Post hanno quindi rappresentato il 14% dei ricavi del 2019, e il 23% dei ricavi nel secondo semestre. Nei primi due mesi del 2020 la stessa quota è già diventata del 30% circa. Un terzo di ciò che oggi il Post riesce a fare è sostenuto dall’impegno degli abbonati. Questo impegno diventerà presumibilmente ancora più rilevante e necessario nei prossimi mesi, se come appare inevitabile si ridurranno i ricavi derivanti da altre fonti (il Post ha già dovuto cancellare gli accordi con partner per tre eventi prima dell’estate e presumibilmente sarà lo stesso per quelli previsti in autunno, per esempio).
Nel contempo il numero dei lettori del Post è sempre molto alto (anche prima dell’ultimo mese, in cui la domanda di informazione ha avuto intensità eccezionali), con una media di quasi 600mila visite al giorno e un aumento ancora dell’8% nei primi due mesi del 2020 rispetto al 2019: sono numeri che aggiungono attrattiva al Post per gli inserzionisti pubblicitari, insieme all’autorevolezza che il Post ha acquisito e trasmesso alle aziende che hanno voluto associarsi con la testata e con i suoi lettori.

Mentre si riducono – come abbiamo accennato – le opportunità economiche dei prossimi mesi legate a eventi, partnership e progetti offline, e si temono possibili contrazioni degli investimenti pubblicitari, il numero complessivo degli abbonati sta conoscendo una grande e comprensibile crescita nelle ultime settimane di copertura del coronavirus, e di apprezzamento dei lettori per il servizio e le scelte del Post su questo tema: bilanci più esatti li faremo al volgere dell’anno dall’inaugurazione del progetto, a fine maggio. Ma è già chiaro che – come è noto da qualche tempo nel dibattito internazionale sull’editoria giornalistica – quello che gli abbonati del Post stanno costruendo è un risultato prezioso, innovativo, e promettente per tutta l’informazione, che mostra una possibile sostenibilità di progetti giornalistici di qualità e capaci di costruire una credibilità e un rapporto con i lettori. Gli abbonati non stanno, insomma, solo sostenendo il Post o ricevendone qualcosa in cambio: stanno sostenendo un’idea ambiziosa e replicabile di buona informazione, in un periodo delicato in cui l’informazione accurata e affidabile è più preziosa che mai. E il Post vuole tenerli aggiornati – glielo deve – su come sta andando, quest’idea.