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  • Venerdì 27 marzo 2020

Un nuovo colpo di scena nella politica israeliana

Il capo dell'opposizione è disponibile a formare un governo di emergenza con Netanyahu, che rimarrebbe primo ministro

(Amir Levy/Getty Images)
(Amir Levy/Getty Images)

Giovedì 26 marzo Benny Gantz, il principale avversario politico del primo ministro conservatore Benjamin Netanyahu, è stato eletto presidente del parlamento israeliano, la Knesset, con 74 voti a favore e 18 contrari su 120 totali. La candidatura di Gantz è stata avanzata un po’ a sorpresa e secondo diversi osservatori avrà due conseguenze poco immaginabili fino a pochi giorni fa: la scissione del principale partito di opposizione – Blu e Bianco, di cui Gantz è il capo – e un nuovo governo guidato per la quinta volta da Benjamin Netanyahu, da tempo al centro di un delicato caso giudiziario.

La situazione politica di Israele è particolarmente agitata da settimane. Netanyahu ha adottato nuove misure restrittive a causa del coronavirus, tra le altre cose incaricando i servizi segreti di individuare le persone contagiate, e ha rinviato il processo a suo carico, facendo parlare i suoi oppositori di “colpo di stato legale”.

Lo scorso 17 marzo, piuttosto inaspettatamente, Gantz era riuscito a garantirsi l’appoggio di diversi partiti del nuovo parlamento israeliano, quello emerso dalle elezioni del 2 marzo, e aveva ricevuto l’incarico di formare un nuovo governo dal presidente israeliano Reuven Rivlin. Le divisioni all’interno del blocco all’opposizione stavano però rendendo molto difficili i negoziati per la formazione di un nuovo governo. Circolava inoltre l’ipotesi di nuove elezioni, che sarebbero state le quarte nel giro di pochi mesi; per di più da organizzare durante l’emergenza causata dal coronavirus.

Gantz aveva anche insistito per far approvare una legge che avrebbe impedito a Netanyahu, in quanto incriminato, di continuare ad essere primo ministro. Blu e Bianco aveva infatti passato gli ultimi mesi a presentarsi come l’unica alternativa credibile a Netanyahu, e già in passato aveva rifiutato di allearsi col Likud.

Il primo passaggio per la formazione di una nuova maggioranza prevedeva l’elezione a presidente della Knesset di un parlamentare di Blu e Bianco, Meir Cohen, che però appartiene a una fazione interna diversa da quella di Gantz.

All’ultimo momento, però, Gantz ha proposto se stesso e Cohen è stato costretto a ritirarsi. «Questi non sono giorni ordinari e richiedono decisioni non ordinarie. Pertanto, come ho detto, intendo esaminare e promuovere in ogni modo l’istituzione di un governo di emergenza nazionale» ha detto Gantz, provando a spiegare la sua decisione. «Non scenderemo a compromessi sui principi per cui più di un milione di cittadini hanno votato. Netanyahu lo sa bene», ha aggiunto.

In base a un accordo ancora in corso di definizione, sembra che Gantz e i parlamentari della sua fazione di Blu e Bianco – più vicini al Likud che alla sinistra, per storia personale e sensibilità politiche – abbiano accettato di entrare in una maggioranza di governo con Netayahu e il blocco della destra nazionalista e religiosa. A quanto scrive Haaretz, Netanyahu rimarrà in carica da primo ministro per un anno e mezzo, e successivamente verrà sostituito da Gantz. Secondo quanto riferito dal canale Channel 12, la futura coalizione di maggioranza avrà probabilmente 78-79 deputati sui 120 della Knesset.

La mossa di Gantz ha causato molte reazioni. Diversi deputati e leader di opposizione hanno definito le sue parole e le sue decisioni come un tradimento. «Questo è un giorno buio», ha detto ad esempio Nitzan Horowitz, leader di Meretz, l’unico partito di sinistra presente in Parlamento.

Ci sono stati passaggi ancora più concreti: la fazione di Blu e Bianco che fa capo all’ex giornalista televisivo Yair Lapid e quella fedele all’ex generale Moshe Ya’alon hanno chiesto formalmente la separazione dal partito di Gantz, per guidare l’opposizione al nuovo governo. Lapid ha spiegato che «la crisi causata dal coronavirus non ci dà il diritto o il permesso di abbandonare i nostri valori. Non si può strisciare in un governo del genere e dire che l’hai fatto per il bene del paese». E ancora: «Ciò che si sta formando oggi non è un governo di unità nazionale e non è un governo di emergenza. È un altro governo di Netanyahu. Benny Gantz si è arreso senza combattere».

Ancora non è chiaro quale sia stato il motivo che ha portato Gantz ad allearsi con Netanyahu, e i giornali israeliani ne danno diverse interpretazioni.

«Gantz sembra essersi convinto che il suo principale alleato politico Yair Lapid sia molto simile a Netanyahu», scrive il Times of Israel, definendolo interessato più alla propria affermazione politica che al bene del paese. Prima che Gantz entrasse in politica, in effetti, era stato Lapid a fondare un partito centrista di opposizione a Netanyahu (senza grande successo).

Blu e Bianco era comunque in difficoltà da tempo per vari dissidi interni. Secondo i sondaggi, inoltre, il 61 per cento dei suoi elettori preferirebbe un governo di emergenza nazionale, anche senza Lapid, a un nuovo governo del Likud.

Nell’immediato futuro Gantz sembra convinto di poter arginare Netanyahu, di cui resta sostanzialmente un oppositore, occupando alcuni ministeri cruciali come quello della Giustizia. Alla nuova maggioranza di governo potrebbe inoltre unirsi il Partito Laburista, aumentando quindi la componente ostile a Netanyahu e alla destra.