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  • Venerdì 28 febbraio 2020

La situazione del coronavirus in Italia

Ci sono 821 contagiati, a cui si aggiungono 21 morti e 46 guariti, secondo gli ultimi dati diffusi dalla Protezione Civile

(ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)
(ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)

Secondo gli ultimi dati ufficiali di venerdì 28 febbraio, in Italia sono stati accertati finora 821 casi di contagio da coronavirus (SARS-CoV-2), a cui si aggiungono 46 persone guarite. Le morti legate al coronavirus sono 21, 4 in più rispetto a giovedì (3 ultraottantenni e 1 ultrasettantenne).

Durante la conferenza stampa di venerdì pomeriggio, Angelo Borrelli, capo della Protezione Civile e commissario straordinario per l’emergenza, ha detto di aver firmato due ordinanze che prevedono l’affidamento all’Istituto Superiore di Sanità della sorveglianza epidemiologica per il virus e un piano di potenziamento dei dispositivi di ventilazione negli ospedali.

Al momento sono stati individuati due focolai del virus: uno nel lodigiano, dove si trova anche Codogno, la città in cui è stato confermato il primo caso in Italia, e uno a Vo’, in provincia di Padova. Ci sono anche molti altri casi di contagio in Italia che sembrano essere legati a questi due focolai. Lo stesso vale per molti casi di contagio in Europa degli ultimi giorni: ne sono stati confermati in Spagna, Svizzera, Lituania, Austria, Croazia, Francia, Germania, Danimarca, Paesi Bassi e sembrano tutti avere a che fare con l’Italia. Lo stesso vale per alcuni casi recenti in Brasile e in Nigeria.

Sempre venerdì, inoltre, l’Istituto Spallanzani di Roma ha annunciato la dimissione dello studente italiano di 17 anni che era rimasto bloccato in Cina per alcuni giorni, e che era tornato in Italia solo il 15 febbraio. Lo studente era risultato negativo ai test, ed era stato posto in quarantena per due settimane.

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Mercoledì Borrelli aveva spiegato che i dati sui contagi sono forniti in base alle comunicazioni delle regioni e del ministero della Sanità, e che c’è un altro numero di contagi che invece viene invece fornito dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) dopo aver effettuato le controprove sui campioni inviati dalle regioni, e quindi con tempi più lunghi: alle 17 di venerdì l’ISS ha riscontrato 383 casi positivi su 383 casi esaminati.

Tutti i test che vengono fatti a livello locale, e poi ripetuti per una seconda conferma, devono infatti essere trasmessi all’Istituto Superiore di Sanità per un terzo controllo, il più preciso: solo a quel punto un test positivo può essere contato come un vero caso di contagio. Sono passaggi di controllo importanti perché i primi test non sono sempre completamente affidabili e a volte essere imprecisi e dare risultati errati.

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Mercoledì sera si è molto parlato della situazione a Milano, dopo la decisione della regione Lombardia di rivedere l’ordinanza con cui dopo i primi casi di coronavirus era stato deciso di chiudere bar e locali pubblici dalle 18 alle 6 del mattino, come misura precauzionale.

Pur non modificando l’ordinanza originale, la regione ha spiegato che a certe condizioni – per esempio quella di effettuare servizio al tavolo e non al banco – i bar sarebbero potuti tornare ai loro consueti orari di servizio. Sempre mercoledì si è parlato del contagio di una stretta collaboratrice del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, e lo stesso Fontana e diversi altri dipendenti della Regione si sono sottoposti ai test (almeno nel caso di Fontana risultati per ora negativi).

Giovedì, inoltre, è stata annunciata la riapertura al pubblico del Duomo di Milano, che aveva chiuso ai turisti domenica scorsa. Il Duomo riaprirà da lunedì 2 marzo, ma gli ingressi saranno contingentati e i biglietti si potranno acquistare solo online.

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