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  • Mercoledì 19 febbraio 2020

Dal 2021 diventerà impossibile trasferirsi a Londra per fare il cameriere

Il governo del Regno Unito ha diffuso le nuove regole per gestire l'immigrazione dopo Brexit, molto severe per i lavoratori poco qualificati

(AP Photo/Lefteris Pitarakis)
(AP Photo/Lefteris Pitarakis)

Il governo del Regno Unito ha diffuso le nuove regole per gestire i flussi migratori che entreranno in vigore nel 2021, alla fine del periodo di transizione su Brexit. Come anticipato da alcuni mesi, i nuovi parametri saranno assai restrittivi per i lavoratori poco qualificati: in estrema sintesi diventerà praticamente impossibile trasferirsi nel Regno Unito per cercare un lavoro saltuario, come il cameriere o il lavapiatti, a meno di avere già un’offerta di lavoro in mano (un caso rarissimo per impieghi del genere).

La segretaria dell’Interno Priti Patel ha fatto notare che saranno eliminate invece le restrizioni per i lavoratori molto qualificati – laureati o in possesso di un dottorato di ricerca – sottolinenando che le nuove regole serviranno per «permettere ai migliori e ai più brillanti di trasferirsi nel Regno Unito». I partiti di opposizione e diverse associazioni di categoria stanno già criticando il governo per i problemi che le nuove regole causeranno ad alcuni settori dell’economia britannica e per l’approccio ostile verso alcune categorie di stranieri.

Una maggiore restrizione dei flussi migratori rispetto alla libera circolazione prevista dalle leggi europee era stato uno dei punti più importanti dei sostenitori di Brexit, all’epoca della campagna elettorale per il referendum. Nei mesi successivi sia la prima ministra Theresa May sia il suo successore Boris Johnson avevano promesso più volte che dopo l’uscita dall’Unione Europea il Regno Unito avrebbe «ripreso il controllo dei propri confini».

Per molti, significava un impegno a ridurre sensibilmente il flusso dei migranti poco qualificati che negli ultimi anni erano arrivati soprattutto dal sud e dall’est Europa. Secondo un calcolo citato da Politico, per esempio, il numero di cittadini romeni che vive nel Regno Unito è decuplicato rispetto al 2008, passando da 42mila a 411mila. Negli ultimi anni si sono moltiplicati anche i migranti italiani, attratti sia dalle migliori offerte di lavoro – circa un terzo di loro arriva nel Regno Unito con una laurea – sia dalla più ampia offerta di lavori poco qualificati, soprattutto nelle principali città inglesi.

Le nuove regole renderanno di fatto impossibile trasferirsi nel Regno Unito per cercare un lavoretto, sia per una giovane studentessa italiana sia per un lavoratore autonomo bulgaro. Il nuovo sistema prevede un meccanismo a punti che garantirà un permesso di soggiorno per motivi lavorativi a chi otterrà almeno 70 punti su una scala predeterminata.

I primi 50 punti dovranno essere obbligatori per tutti i migranti: prevedono che la persona in questione arrivi nel Regno Unito con un’offerta di lavoro già in tasca, che sappia parlare inglese e che possa dimostrare di avere una competenza lavorativa specifica. Gli altri punti vengono assegnati in base al salario – meglio è pagato il lavoro, più possibilità ci sono di ottenere il permesso – e al titolo di studio: avere un dottorato di ricerca nel settore in cui si è ricevuta l’offerta di lavoro, per esempio, porta altri dieci punti.

I migranti europei che vivono già nel Regno Unito senza avere un permesso di soggiorno definitivo – oppure che si trasferiranno lì entro la fine del 2020 – già oggi possono invece accedere a un programma speciale per chiedere di rimanere nel paese anche dopo il 2021. Chi vive nel Regno Unito da più di cinque anni può chiedere un permesso definitivo, mentre chi è arrivato da meno tempo può chiedere un permesso temporaneo convertibile al termine di cinque anni di residenza.

Il timore del Partito Laburista, dei Liberaldemocratici e dei sindacati è che i migranti già presenti sul territorio britannico non basteranno a rispondere alla crescente domanda di lavoro in alcuni settori: su tutti la cura degli anziani, che si basa su una quota non indifferente di lavoratori stranieri poco qualificati. Unison, un sindacato che rappresenta i lavoratori del settore, ha detto che la riforma proposta dal governo sarà «un disastro» per il settore.

Il Guardian ha fatto notare che ci saranno diversi problemi anche per hotel, ristoranti e catene di locali, che impiegano personale straniero in varie posizioni: già due anni fa, per esempio, la nota catena Pret A Manger aveva fatto sapere che soltanto una richiesta di lavoro su 50 proveniva da cittadini britannici, mentre altre associazioni avevano sperato in un’esenzione per alcune categorie di lavoratori nel settore della ristorazione.

Anche studiare nel Regno Unito diventerà più difficile di prima, col nuovo sistema: BBC spiega che «gli studenti stranieri dovranno ottenere l’offerta di un posto in una istituzione britannica, dimostrare di sapere l’inglese e di essere autosufficienti dal punto di vista economico», condizioni piuttosto gravose per qualsiasi studente non ricco.