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  • Venerdì 10 gennaio 2020

20 citazioni notevoli di Paolo Sorrentino

Tra cui alcune cose che ha fatto dire a Jep Gambardella, Tony Pisapia, al suo Giulio Andreotti e ai Papi di "The New Pope", dal 10 gennaio su Sky

Paolo Sorrentino sul set di "The New Pope" con Silvio Orlando (Gianni Fiorito/Sky)
Paolo Sorrentino sul set di "The New Pope" con Silvio Orlando (Gianni Fiorito/Sky)

Paolo Sorrentino è regista, sceneggiatore e scrittore. Ha 49 anni e negli ultimi 20 ha scritto due libri e diretto otto lungometraggi: compresi uno, diviso in due parti, su Silvio Berlusconi; uno su Giulio Andreotti e uno, La grande bellezza, che finora è l’unico Oscar per il miglior film straniero che l’Italia ha vinto in questo secolo, e uno dei film più rilevanti del decennio appena finito. Quello nuovo, di decennio, inizierà invece con The New Pope, la serie tv Sky Original che proseguirà il racconto che nel 2016 fu fatto con The Young Pope.

Con The Young Pope, Sorrentino si era fatto apprezzare per le sue capacità e qualità in ogni aspetto della regia, ma anche per un’altra abilità grazie al quale si era già distinto in precedenza: la scrittura. O, più in generale, la sua capacità nel pensare e far dire ai suoi personaggi discorsi che si fanno ricordare o frasi a effetto, di quelle da segnarsi a parte o imparare più o meno a memoria, per tirarle fuori al momento opportuno. Ne abbiamo raccolte alcune.

Tony Pisapia, protagonista di L’uomo in più:

Titta Di Girolamo, l’uomo di cinquant’anni che fa una vita molto strana, in una stanza d’albergo di una piccola città Svizzera, dice invece, in Le conseguenze dell’amore:

La cosa peggiore che può capitare ad un uomo che trascorre molto tempo da solo, è quella di non avere immaginazione. La vita, già di per sé noiosa e ripetitiva, diventa in mancanza di fantasia uno spettacolo mortale. Prendete questo individuo con il papillon: molte persone nel vederlo si divertirebbero a congetturare sulla sua professione, sul tipo di rapporti che intrattiene con queste donne; io invece, vedo davanti a me solo un uomo frivolo. Io non sono un uomo frivolo, l’unica cosa frivola che possiedo è il mio nome: Titta Di Girolamo.

Ad Andreotti, Sorrentino fece dire:

Ma probabilmente il personaggio con le frasi più memorabili tra tutti i personaggi di Sorrentino è Jep Gambardella (uno dei tanti grandi nomi dei personaggi di Sorrentino, come Lenny Belardo di The Young Pope).

In The Young Pope

Insieme a Tony Pisapia, Titta Di Girolamo e Jep Gambardella, uno dei migliori personaggi creati da Sorrentino è senza dubbio Lenny Belardo: il cardinale, interpretato da Jude Law, che in The Young Pope diventa Papa Pio XIII. Nel suo primo discorso di tutta la serie, Papa Pio XIII parte subito forte, presentandosi così ai fedeli che lo attendono in Piazza San Pietro:

«Cosa ci siamo dimenticati? Cosa ci siamo dimenticati? Ci siamo dimenticati di voi! Voglio essere molto chiaro. Io sono qui per una ragione molto semplice: per non dimenticare nessuno di voi. Io non lascerò mai indietro nessuno. Dio non lascia indietro nessuno. È questo che mi ha detto quando ho deciso di seguirlo, ed è quello che dico a voi adesso: io servo Dio. Io servo voi.

Ci siamo dimenticati delle donne e dei bambini che cambieranno questo mondo con il loro amore e la loro gentilezza e con la loro meravigliosa, divina inclinazione al gioco. Il gioco è la sola autentica risorsa che abbiamo per poterci sentire in totale armonia con la vita. E per sentirci in armonia con Dio, dobbiamo essere in armonia con la vita. Non abbiamo altra scelta: noi dobbiamo vivere in armonia con Dio.

E di cos’altro ci siamo dimenticati? Ci siamo dimenticati di masturbarci, di usare contraccettivi. E di abortire, di celebrare i matrimoni tra gay, di lasciare che i sacerdoti si amino tra loro e che si sposino, magari. Ci siamo dimenticati che la morte è una nostra scelta, quando detestiamo vivere. Ci siamo dimenticati di avere rapporti sessuali avendo scopi che vadano oltre la procreazione senza sentirci in colpa, di divorziare, di lasciare che le suore dicano messa, di fare figli in tutti i modi che la scienza ha fino a oggi scoperto e continuerà ancora a scoprire. Insomma, miei carissimi figli, non solo ci siamo dimenticati di giocare, ma anche di essere felici. Ed esiste una sola strada che conduce alla felicità. E quella strada si chiama libertà».

Si scopre però che quel discorso è solo parte di un sogno e che Papa Pio XIII la pensa in modo diverso. Come la pensi in realtà però non è sempre chiaro: nei primi episodi di The Young Pope Belardo è infatti incredibilmente dogmatico e intrattabile, dicendo di sé «non sono profondo, sono solo presuntuoso» o «io sono il Papa giovane e non do nessuna importanza al consenso». Ma più la serie procede e più Pio XIII cambia, fino a diventare modello di ispirazione per tutto il mondo, grazie alle sue parole e ai suoi atteggiamenti. Nel discorso che chiude il decimo e ultimo episodio di The Young Pope, Sorrentino fa dire a Pio XIII:

«Quando le chiesero “Chi è Dio?”, “Dio è una linea che si apre” rispose la beata Juana, aveva soltanto quattordici anni, e nessuno capiva che cosa volesse dire. E allora tutti i bambini posero alla beata Juana mentre lei moriva decine di domande: “Siamo morti o siamo vivi? Siamo stanchi o siamo energici? Siamo sani o siamo malati? Siamo buoni o siamo malvagi? Abbiamo ancora tempo o il tempo è scaduto? Siamo giovani o siamo vecchi? Siamo puliti o siamo sporchi? Siamo stupidi o siamo in gamba? Siamo veri o siamo falsi? Siamo ricchi o siamo poveri? Siamo re o siamo servitori? Siamo bravi o siamo belli? Siamo caldi o siamo freddi? Siamo contenti o siamo ciechi? Siamo delusi o siamo gioiosi? Ci siamo persi o ci siamo trovati? Siamo uomini o siamo donne?”.

“Non ha importanza” rispose la beata Juana mentre stava morendo a soli diciotto anni. E poi aggiunse in punto di morte, con le lacrime agli occhi “Dio non si concede, non si fa vedere, Dio non grida, Dio non bisbiglia, Dio non scrive, Dio non sente, Dio non chiacchiera, Dio non ci conforta”. E allora i bambini le chiesero “Chi è Dio?”. E Juana rispose “Dio sorride”. Soltanto allora tutti capirono. E adesso io prego tutti voi: sorridete. Sorridete. Sorridete! Cosi… sorridete! Un giorno io morirò, e allora finalmente vi potrò abbracciare tutti, uno a uno. Si, potrò. Si, io ho fede che potrò!».

In The New Pope

Nella nuova serie, che si svolge dopo i fatti di The Young Pope, bisogna trovare un nuovo Papa che prenda il posto di Pio XIII. A doversene “occupare” è soprattutto il cardinal Voiello, il segretario di Stato vaticano interpretato da Silvio Orlando. Nel primo episodio di The New Pope Voiello dirà, in una sorta di dichiarazione di intenti:

«C’è chi si serve di Dio nella contemplazione e chi lo serve contemplando le proprie azioni».

Leggi anche: Il riassunto di The Young Pope, per vedere The New Pope

In un diverso momento parlerà invece con il cardinal Bernardo Gutierrez, che durante The Young Pope diventava la persona più vicina a Pio XIII, di quello che vorrebbero dal nuovo Papa:

Gutierrez: «Vorrei che il nuovo Papa mi indicasse il mio posto nel mondo e che mi inchiodasse lì, con gli stessi chiodi che usarono per la croce di Cristo».

Voiello: «Vorrei che il Papa fossi io, perché solo io sono in grado di capirmi».

Nel secondo episodio Voiello dirà invece, a proposito del nuovo Papa John Brannox, interpretato da John Malkovich:

«Lui è il grande teorico della via media. Prima c’è la coscienza, poi c’è l’infallibilità papale, prima c’è la morbidezza del compromesso, poi c’è il dogma. Questa, in poche parole, è la filosofia di Sir John».

Brannox, che sceglierà di farsi chiamare Giovanni Paolo III, è un aristocratico e un cardinale britannico. È colto, ironico, ricco, elegante e mondano, vive in un castello poco fuori Londra ed è «prigioniero della routine e di un segreto inconfessabile». Una delle frasi che Sorrentino gli farà dire in The New Pope è:

Un barbone giace morente all’angolo di una strada. Lo Stato allora dice al barbone: “Io ti assisterò”. Il dottore dice al barbone: “Io ti curerò”. La figlia dice al barbone: “Ti darò dei soldi”, l’amico dice al barbone: “Dividerò il mio vino con te” e la Chiesa non dice niente al barbone. La Chiesa sta pensando al barbone.

Le cose che dice Sorrentino

Ma oltre a far dire cose notevoli ai suoi personaggi, Sorrentino si è fatto notare più di una volta per le cose notevoli che spesso dice lui stesso. Di recente ha detto, intervistato da Vanity Fair per Malcom Pagani:

«L’idea dell’aldilà mi appartiene poco, ma ovviamente mi alletta molto. Se avessero ragione i cattolici sarei felicissimo. I credenti immaginano una vita dopo la morte in cui si possa vedere anche quello che succede sulla Terra: un’ipotesi che per me, egoisticamente, sarebbe meravigliosa. Potrei finalmente fare veramente il regista, osservare gli esseri umani senza essere visto».

Cambiando argomento, dopo il Divo, il suo film su Giulio Andreotti, spiegò:

Andreotti ha reagito in modo stizzito e questo è un buon risultato, perché di solito lui è impassibile di fronte a ogni avvenimento. La reazione mi conforta e mi conferma la forza del cinema rispetto ad altri strumenti critici della realtà.

Sul perché avesse deciso di girare This must be the place, il suo primo film in inglese, Sorrentino disse:

Volevo misurarmi in maniera spudorata e spericolata con tutti i luoghi iconografici del cinema che mi hanno fatto amare questo lavoro sin da quando ero ragazzino: New York, il deserto americano, le stazioni di servizio, i bar bui coi banconi lunghissimi, gli orizzonti lontanissimi. I luoghi americani sono un sogno e, quando ci sei dentro, non diventano reali, ma continuano ad essere sogno. Questa stranissima condizione di continua sospensione dalla realtà mi è accaduta solo negli Stati Uniti.

Sempre a proposito di quel film confessò, intervistato da Fabio Fazio, quello che pensava sulle trame:

Nel mio mondo ideale i film non dovrebbero più prevedere le trame e dovrebbero semplicemente raccontare a tutto tondo i personaggi; tuttavia la trama nel film c’è, perché c’è ancora chi è appassionato di questa brutta cosa.

Intervistato dal Corriere della Sera, elencò i suoi cinque film preferiti: C’era una volta in America, di Sergio Leone, e poi La dolce vita, Otto e mezzo, Roma e Amarcord, tutti e quattro di Federico Fellini, un regista a cui molti pensarono guardando La grande bellezza. L’intervistatore glielo fece notare e Sorrentino rispose:

Per quanto io abbia sempre negato che La grande bellezza c’entri qualcosa con lui, la bugia è palese. Anche io tento umilmente di arrivare alla verità attraverso la fantasia.

A proposito di Loro, il suo ultimo film, in due parti, su Silvio Berlusconi, Sorrentino disse a Vanity Fair:

Lessi una frase di Susan Sontag che mi sembrò illuminante: “Gli argomenti iniziano ad appassionarmi quando finiscono di appassionare gli altri”. Diamine, pensai. È esattamente quel che capita a me. Così dopo averci tanto riflettuto, quando su Berlusconi non più al governo si sono spenti i riflettori ed è calato il sipario, mi sono finalmente mosso.

A proposito di scrittura, disse alla Stampa:

Io sono più scrittore che regista, dai venti ai trent’anni ho solo scritto sceneggiature. Mi piace il cinema, è una bellissima attività, ma quando ho tempo scrivo anche libri. Il libro mi consente una sfrenata libertà. Tutto quello che vedo accadere è sulla pagina. Mentre invece quando lavori per il cinema sai che quello che scrivi avrà a che fare con altre realtà e altre persone. La scrittura cinematografica si muove tra barriere e ostacoli. Il romanzo finisce quando l’editore lo pubblica, il copione è solo il primo passo.

Agli aspiranti cineasti invece Sorrentino consigliò una cosa insolita, ma secondo lui utilissima:

C’è sempre chi vuole intraprendere questo lavoro e quindi mi piace dare dei consigli, ed è questo: di vedere molti film brutti e, prima di mettersi a scrivere una storia, leggere sempre il Guinness dei primati, che è quel libro nel quale c’è la più grande concentrazione di cose eccezionali che sono anche reali. Ed è questo che dovrebbe essere il cinema: eccezionale nel reale.

Consigliò e spiegò molte altre cose insolite e interessanti, in questo Ted Talk:

A proposito di come scriveva, spiegò di farlo per molte ore al giorno, ma che solo poche erano quelle davvero proficue:

Io mi metto al computer e scrivo dieci, undici ore. Ma la parte buona riguarda le prime due ore del mattino. Tutto il resto è preparatorio alle due ore del giorno dopo.

A breve – da questa sera alle 21.15 – potremo vedere cosa ha scritto in quelle prime due ore del mattino per The New Pope, su Sky dal 1o gennaio.