La lettera di Trump sull’impeachment

Ha detto che sono i Democratici a interferire con le elezioni, parlando di «colpo di stato»

(Drew Angerer/Getty Images)
(Drew Angerer/Getty Images)

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha inviato una lettera alla speaker della Camera Nancy Pelosi, la Democratica di grado più alto al Congresso, che aveva dato formalmente inizio alla procedura di impeachment, sulla quale si esprimerà oggi la Camera in un voto storico. Trump ha accusato molto duramente i Democratici di aver messo in piedi «niente di più di un tentato colpo di stato, partigiano e illegale, e che basandosi sui sentimenti del paese fallirà clamorosamente alle urne».

«La storia vi giudicherà severamente», ha scritto Trump, che nella lettera non ha citato minimamente le molte prove emerse nelle ultime settimane. Trump è accusato di abuso di potere e di ostruzionismo nei confronti del Congresso: la prima accusa si riferisce alle pressioni che ha fatto in estate sul presidente ucraino Volodymir Zelensky, trattenendo 400 milioni di dollari in aiuti affinché aprisse un’indagine su Joe Biden, suo possibile avversario alle elezioni presidenziali del 2020, in modo da ottenere materiale con cui metterlo in difficoltà. La seconda riguarda invece i tentativi che Trump ha fatto per ostacolare le indagini del processo per impeachment, compiute soprattutto dai Democratici, rifiutandosi in sostanza di collaborare.

In passato, i presidenti che erano andati incontro a una procedura di impeachment si erano comportati molto diversamente: Richard Nixon, coinvolto nello scandalo Watergate, si era dimesso prima che si arrivasse al voto al Congresso; Bill Clinton, che aveva avuto una relazione con la stagista Monica Lewinski, si era scusato con i cittadini in un discorso dalla Casa Bianca. Trump invece ha fatto come fa di solito, cioè si è presentato come la vittima di un grande complotto: a un certo punto ha anche parlato della dirigenza dell’FBI definendola «totalmente incompetente e corrotta».

Ha parlato di «abuso incostituzionale», nonostante la procedura dell’impeachment sia prevista dalla Costituzione; ha sostenuto che le accuse nei suoi confronti non contemplano reati, anche se non è necessario per l’impeachment; ha ripetuto le accuse contro Biden (infondate dal punto di vista formale, pur essendo secondo molti legittime dal punto di vista dell’opportunità politica); ha riportato fuori dal contesto le parole di Biden, di Zelensky e dell’ambasciatore degli Stati Uniti presso l’Unione Europea Gordon Sondland, in modo da far dire loro cose che non avevano detto; ha accusato Pelosi e i Democratici di aver sperperato tempo e denaro pubblico nell’inchiesta sulla Russia condotta dal procuratore Robert Mueller; ha riportato accuse false contro la sua ex sfidante alle presidenziali Hillary Clinton e ha sostenuto di essere stato «molto più duro con la Russia» rispetto al suo predecessore Barack Obama.

«Siete voi che state interferendo con le elezioni americane. Siete voi che state sovvertendo la democrazia americana. Siete voi che state ostruendo la giustizia. Siete voi che state arrecando dolore e sofferenza alla nostra repubblica per il vostro egoistico tornaconto personale, politico e di parte».

Alla lettera di Trump ne è seguita una di Pelosi, indirizzata ai Democratici, in cui ha chiesto di procedere «in un modo degno del nostro giuramento di sostenere e difendere la costituzione degli Stati Uniti».

Il voto alla Camera è previsto per oggi, e si prevede che i Democratici approveranno l’impeachment, grazie all’ampia maggioranza di cui godono. Perché Trump sia rimosso, l’impeachment dovrebbe essere approvato da due terzi del Senato, cosa che sembra assolutamente impossibile. Ma anche soltanto con il voto alla Camera, Trump entrerà nella ristretta cerchia dei presidenti sotto impeachment nella storia degli Stati Uniti, che per ora comprende soltanto Andrew Johnson e Bill Clinton.